“DINAMO” testo e regia di Claudio Tolcachir, Lautaro Perotti, Melisa Hermida
Al Teatro Mercadante di Napoli per il Napoli Teatro Festival Italia il
26 e 27 Giugno
Servizio di Andrea Fiorillo
Napoli
- Il regista e drammaturgo argentino Claudio Tolcachir, amato dal pubblico
partenopeo dopo il successo del 2012,
torna a Napoli e non delude neanche questa volta con il suo nuovo spettacolo.
Coprodotto
con il Teatro Festival, Dinamo,
scritto in collaborazione con Melisa Hermida e Lautaro Perotti, è stato
in scena al Teatro Mercante il 26 e 27 Giugno.
Partendo
da un’indagine nella psicologia e nell’animo
dell’essere umano, il testo racconta di tre personaggi, tre donne con
storie differenti, che vivono emarginate, al limite della società e
fuori dalle regole che questa impone.
Come
in un viaggio nel mondo di queste tre entità diverse e sole, sospese
tra lucidità e follia, l’unica cosa ad accomunarle è la condivisione di uno
spazio fisico, una roulotte immersa nel nulla ricostruita da Gonzalo Cordoba
Estévez.
Questa
è la casa di Ada, straordinariamente interpretata da Marta Lubos,
una ex performer settantenne che vive in uno stato di trance, tra orribili
sbornie e momenti d’ispirazione. Una mattina arriva sua nipote Marisa, una ex
tennista che ha vissuto in un istituto psichiatrico a causa di un presunto
tentato suicidio dei genitori a seguito di una sua sconfitta epica in un
torneo.
Nell’incontro
mai realizzato tra le due, nell’impossibilità di trovare un linguaggio comune di comunicazione, Ada si isola
sempre più, afferrando un antico microfono alla ricerca dell’ispirazione
e delle note che la riportino forse ai fasti di un tempo, mentre si chiede dove
sia finita la sua voce, mentre Marisa dovrebbe allenarsi per riprendere a
giocare a tennis, ma riesce soltanto a farsi male.
A
loro si aggiunge Harima, la brava Paula Ransenberg, giunta da un paese lontano
e che vive negli angoli nascosti della roulotte, apparendo e scomparendo come
un folletto, parlando una lingua inventata perché la
terra da cui proviene è un luogo fantastico.
Tre
personaggi strani, che non riescono a comunicare, immersi soltanto nelle
proprie preoccupazioni e nei propri interessi volti a rimettere insieme i pezzi
di un’esistenza lacerata.
Sarà Harima
ad accorciare le distanze, a scavalcare qualche muro, nonostante per noi sia l’unica
non comprensibile, ma paradossalmente la più chiara di tutti i
personaggi in scena. Questo perché molto, troppo spesso,
non basta saper parlare la lingua comune per capirsi, non basta rendersi
comprensibili con le parole, ma le azioni, anche le più comuni
possono, a volte, annullare le distanze più estreme. Ed Ada
utilizzerà i suoni della sua lingua per comporre canzoni, mentre una Marisa
immobilizzata dagli infortuni domestici riuscirà a
mangiare soltanto attraverso il suo aiuto.
“Volevamo
fare uno spettacolo che ci aprisse a nuove sfide. Il nostro percorso è iniziato
con l’osservazione di una vita solitaria. È così che sono nate le tre
donne. In un secondo momento abbiamo sentito l’esigenza
di farle incontrare senza tuttavia abbandonare le personalità isolate
da cui erano emerse. Abbiamo costretto i loro mondi a incrociarsi, una
condizione che avrebbe poi accentuato le differenze tra loro. L’universo
di ognuno di questi personaggi è pieno di vita. Dinamo è stato, per noi, un
viaggio esilarante: terrore, risate ed emozione insieme” afferma
il regista.
Ed è quello
che riesce in pieno a questo momento di Teatro, forse unico in una non
brillante edizione del Napoli Teatro Festival.
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