“CLOTURE DE L’AMOUR” di Pascal Rambert
Al
TeatroGalleria Toledo di Napoli dal 18 al 23 novembre
servizio di Andrea
Fiorillo
Napoli - Dopo il
debutto al Festival di Avignone nel 2011, la vittoria del premio della critica
2012 per la “Miglior creazione
di un testo teatrale in lingua francese”e
il Gran premio della drammaturgia 2012, arriva a Napoli, presso il Teatro
Galleria Toledo, lo spettacolo Cloture de
l’amour, scritto e diretto
da Pascal Rambert, ed in scena dal 18 al 23 novembre.
Tradotto e rappresentato
in tutto il mondo, magistralmente interpretato nella versione italiana da Luca
Lazzareschi e Tamara Balducci, Clôture de l’amour racconta la fine di una relazione di coppia. E’la resa dei conti
di due amanti uniti da un legame sentimentale, tre figli e dalla stessa
professione artistica.
Un’opera scarna, in
cui la scena èbianca, vuota e
accecante, non ci sono musiche o giochi di luci, il movimento èquasi inesistente,
solo la parola diventa la protagonista e l’effetto
che questa ha sui corpi degli attori.
Come in un duello,
i due si ritrovano l’uno di fronte all’altra, in una
racconto che èfine di un amore ma
inizio di una lotta, nella quella parole spietate rivelano la crudeltàche ci si “regala”durante un addio.
Perchéla storia tra i due
finisce? In realtànon lo sapremo mai,
finisce perchéfinisce, ed in
fondo le motivazioni non sono certo importanti nella dinamica dello spettacolo:
quello che si crea èun rituale quasi
astratto dei meccanismi dell’abbandono. Non
interessano allo scrittore le realtàconcrete,
le motivazioni, le spiegazioni, ma i ritmi , le cesure, il detto/non detto, la
violenza, lo strazio, l’incapacitàdi proteggere e
proteggersi quando ci si “spara contro”.
Con un prosa
incalzante, quasi priva di pause, che si avvale per l’italiano della
traduzione di Bruna Filippi, il testo si fa materia viva sulla bocca di chi
parla e sul corpo dilaniato di chi ascolta: due monologhi durante i quali i
ruoli si invertono per diventare preda/carnefice, momenti che si dichiarano
essere una guerra al massacro, dove peròèla
vita che, nonostante tutto, racconta. Clôture de l’amourèla celebrazione di
un amore defunto, di un capovolgimento improvviso, di uno tsunami emotivo dal
quale nessuno esce vivo.
Questa chiara
sintassi registica di forza e semplicità,
èrotta solo in due
momenti: da un coro di bambini che irrompe a metà, facendo da
spartiacque per i due monologhi, e i due copricapi tribali che i personaggi
indossano alla fine, entrambi richiami a un’istintualitàperduta, e ormai
irrecuperabile.
Una scrittura colta
quella di Rambert, che fa riferimento all’arte,
alla mitologia, alla filosofia, tutti strumenti per poter rispondere alla
domanda che resta con noi anche quando tutto termina: dove siamo quando amiamo
e dove quando non amiamo più?
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