Al teatro Bellini “Il servitore di due padroni” versione Latella

Servizio di Pino Cotarelli

Napoli - “Il servitore di due padroni”, una “commedia dell’arte” di Goldoni versione Antonio Latella, al teatro Bellini fino al 23 febbraio, che spiazza e sorprende lo spettatore medio e piace a quelli che amano la dissacrazione, la destrutturazione, questo modo di rappresentare il passato in maniera (de)contestualizzata. Una costruzione che mira alla ricerca spasmodica della verità e della menzogna affinché possano contaminarsi l’un l’altra, per ritrovarsi alla fine, nella solitudine di una triste realtà autentica e mai vissuta, attraversando la ineluttabile esistenza omologata.
Arlecchino, Brighella, Pantalone insieme agli altri personaggi, nel testo di Ken Ponzio, devono svolgere un ruolo che, al di là della rappresentazione, pur mettendo in risalto gli inganni della vicenda, in sé molto semplice, hanno un compito ingrato, quello che prevede una spasmodica recitazione, per dimostrare che la sottrazione sistematica dell’indispensabile, ovvero, della personalità, dei sogni, della verità, della scena, dell’illusione, della realtà, ti portano a quello che non davi per scontato. E cioè al nulla, al pugno di mosche. E ritrovi la coscienza, la consapevolezza di essere stato ricettacolo di messaggi inutili, distruttivi, insignificanti e che pure amavi disperatamente.
Ma la tua autenticità a cosa ti porta? Forse rivivi se riesci a ritornare maschera?
Forse è difficile capire proprio questi passaggi a causa delle lungaggini, che potevano evitarsi. Latella, che ha curato la regia, ha anche provocato la stanchezza nello spettatore.
Eppure gli attori sono stati bravi, direi anche molto bravi, veramente difficile rappresentare un ruolo dove devi fare tutto e il contrario di tutto, in recitazione, movenze, strilli, balli, canti. Sta di fatto però che alcuni spettatori non hanno apprezzato, lasciando la sala alla chetichella nel  buio; altri hanno voluto vedere e provare fino alla delusione finale. Quelli che sono rimasti soddisfatti, conservano sicuramente per loro la coscienza di quanto visto e non svelano certo il segreto di tanta comprensione. Chiedere a loro  cosa non è piaciuto in fondo a che serve? In ogni caso Latella fa discutere, è controverso e forse questo era il risultato che voleva ottenere. Che ne direbbe Goldoni? Forse volevano entrambi la stessa cosa? Sbalordire.

 
20 febbraio 2014

 

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