Maurizio Casagrande in “E la musica mi gira intorno”

Al Teatro Diana fino al 18 gennaio
 
Servizio di Anita Curci
 

 
Napoli- “Ho letto da qualche parte che un uomo senza passato non ha futuro”, esordisce, sul palco del Diana dove resterà fino al 18 gennaio, Maurizio Casagrande in uno strepitoso spettacolo musicale fatto di ricordi, emozioni, ma soprattutto di comicità.
“Io che sono uno smemorato” dice “e del passato non ricordo niente, allora non ho futuro?”.
Il dilemma deve aver preoccupato non poco l’artista napoletano che con ironia ricostruisce la storia della sua esistenza dall’incontro dei genitori, Antonio ed Elena, negli anni ’50, passando spiritosamente dalla fecondazione alla nascita, ai primi passi e alle parole; dall’età matura alle donne, fino alla passione per la musica, la batteria, e all’incontro con quella che diventerà la sua professione: il teatro.
“Ho scoperto che molti episodi della mia vita sono legati ad una canzone”, spiega l’attore mentre invita la band alle sue spalle (con Marco De Domenico al piano e alle tastiere; Arduino Lopez al basso; Domi Della Vecchia alla batteria; Raffaele Carboni alla chitarra) e le due cantanti in scena (Roberta Andreozzi e Mariateresa Amato) ad intonare un pezzo.
E di canzoni gli spettatori ne sentono tante a partire da "Speedy Gonzales" alla "Pappa al pomodoro", da "Vengo anch’io" alla musica rock d’oltreoceano.
E ancora dai Platters a Elvis Presley, dai Led Zeppelin ai Beatles… poi il momento musicale dove Casagrande prende possesso della batteria e regala al pubblico un miniconcerto energico, entusiasmante; un vero salto nel passato.
Tra una gag e l’altra l’attore interpreta pezzi di Vasco, Zucchero e di Tullio De Piscopo.
Una teatralizzazione di esperienze personali inframmezzate da slanci di spassosa autocritica, “disturbati” dai periodici interventi del tecnico del suono (Peppe Fiore) la cui goffaggine strappa perfino lacrime.
Uno show riuscito bene, pensato bene, costruito in maniera misurata. Senza eccessi e con la modalità giusta per arrivare a divertire la platea senza l’ausilio di risvolti grossolani.
“E’ uno spettacolo che ho voluto fortemente e nel quale all’inizio in pochi credevano. Proprio per questo ci sono molto affezionato”.
Ma Maurizio Casagrande, figlio di quell’Antonio, rappresenta una garanzia in tal senso.
Il sipario cala con il brano Depende di Jarabe de Palo. Perché ogni cosa, come è giusto che sia, dipende da un personale punto di vista.
E pare una buona chiusura.


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