“FAK FEK FIK - LE TRE GIOVANI WARNER SCHWAB”

Da un'idea di Dante Antonelli – Drammaturgia collettiva a cura di Dante Antonelli
Al Teatro Salauno - Roma- San Giovanni dal 9 all'11 gennaio
Servizio di Giuseppina Pincardini 
Roma - A teatro come in uno specchio. E così il pubblico, composto in gran parte da giovani, almeno nella replica cui abbiamo assistito, ha potuto vedersi rappresentare in tre giovani donne, che bene hanno espresso pensieri, desideri e frustrazioni dei nostri tempi, in un movimento scenico assai variato, dove, partendo dalla produzione drammaturgica di Werner Schwab, e in particolare da "Drammi Fecali", si è arrivati ad un'opera totalmente originale. Questa, infatti, prende spunto dalla chiusura del testo di Schwab "Le Presidentesse" e si sviluppa attraverso percorsi di vita assolutamente nuovi, incarnati nelle tre giovani attrici, Marta Badiluzzi, Giovanna Cammisa e Arianna Pozzoli. Tre storie apparentemente diverse, ma con radici comuni: il bisogno di dare senso e significato alla propria esistenza, a farla diventare "storia". Tra motivazioni mistiche sincere o pretestuose, il diritto ad una maternità che assai difficilmente trova spazio nella confusione e nelle ristrettezze dell'epoca attuale, e poi, il bisogno di essere amati, a dispetto di tutto e tutti, fino al punto di "inventarsi" un'amante che morirebbe al solo pensiero di perderci; inoltre, temi scottanti come il lavoro precario, la droga, la sperequazione economica sempre più forte... E allora, cosa conviene fare? Affidarsi al soprannaturale o contare esclusivamente sulle proprie forze e sulla propria ragione? Brevi accenni al nazismo (parole fortemente cadenzate in tedesco) bene esprimono che quella di oggi è solo in apparenza una democrazia: la globalizzazione ci impone regimi e stili di vita che non rispettano i nostri ritmi interiori così come i nostri corpi, bombardati da generi geneticamente modificati. Dov'è allora la vera libertà? Essa sta forse nella denuncia rabbiosa di ciò che non va; o  nella continuità della vita (l'annuncio di una gravidanza...), a dispetto di tutta l'indifferenza per essa che la folla ostenta? O, ancora, nella ostinata pervicace volontà di rintracciare il buono/il bello anche là dove mai si penserebbe (tra gli escrementi di un water otturato). O   la vera libertà si potrebbe trovare nello spogliarsi di tutto ciò che si ha, anche dei desideri, in una forma/modalità quasi orientale? (Le tre giovani che ad un certo punto si spogliano dei loro abiti). 
Sulla scena, insomma, troviamo tre anime prima ancora che tre corpi, ancor più "anime" quando si denudano completamente, coraggiose nel mostrarsi senza alcuna ostentazione, solo come un messaggio, una sorta di francescana protesta.
Ottime anche le musiche che hanno accompagnato lo svolgersi della rappresentazione, non come semplice sottofondo, ma come "amplificatore" delle vibrazioni emotive delle tre giovani donne.
Tre giovani interpreti di grande valore che ci auguriamo di poter presto rivedere sulla scena. Ma grande merito va anche e soprattutto all'ideatore di questo ingegnoso spettacolo, Dante Antonelli, che ne ha curato la messa in scena e la drammaturgia con le attrici stesse,  dando ad esso una configurazione espressiva nuova ma comprensibile, "affratellandosi" nel vero senso della parola con Werner Schwab in questa sofferta protesta verso i tempi attuali.

 

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