“FINALE DI PARTITA” DI SAMUEL BECKETT – REGIA DI LLUÌS PASQUAL

Al Teatro San Ferdinando di Napoli dal 28 gennaio al 15 febbraio 

Servizio di Vincenzo  Perfetti 

Napoli - “Finale di partita”, scritto da Beckett nel 1957, dopo il successo ottenuto durante il Napoli Teatro Festival 2014, arriva sul palco del Teatro San Ferdinando fino al 15 febbraio. La regia è quella di Lluìs Pasqual, con un cast di tutto rispetto. Lello Arena nel ruolo di Hamm, Gigi De Luca in quello di Nagg, Stefano Miglio nelle vesti di Clov e Angela Pagano in quelle di Nell. Certo è che non si è soliti vedere Arena nelle vesti di protagonista per Beckett. Anche se all’inizio quello che si prova è un po’ di straniamento, Arena con l’incedere delle battute convince. Riesce a conferire all’opera stessa, e di rimando al pubblico presente in sala, quel pizzico di napoletanità, obiettivo voluto, d’altronde, dallo stesso Pasqual: ”L’attore napoletano-in realtà il cittadino napoletano-che è un concentrato del modo di essere e vivere a Napoli, dovrebbe avere […] una filosofia molto vicina a quella di Beckett: una reazione ironica di fronte all’assoluto e alle sofferenze della vita”. Ed è così che quella cadenza, appena percepita, quell’ironia e lieve comicità rendono quotidiano e contemporaneo la solitudine e il disfacimento di un’epoca sulla quale si muovono l’impossibilità all’alzarsi di Hamm, e l’incapacità del suo servo, Clov, a sedersi, come anche ad abbandonare la scena, il rifugio. Il “finale di partita” si muove lento. Merito anche delle “pause”, proprie dei testi di Beckett, che caratterizzano e rinvigoriscono la messa in scena, scandagliando allo stesso tempo i rapporti tra i protagonisti. Quasi a voler concretizzare il disfacimento di quello che c’è, o non c’è, oltre il muro e la scenografia stessa: non vi è mare, non vi è nulla. L’opera diventa, così, dialogo con il pubblico, rendendo atto prolungato, leggero e sospeso il “Fin de partie”, il quale giunge con parsimonia, a piccole dosi, fino al chiudersi della scena. Riprendendo il motivo ispiratore di Beckett l’azione in scena si muove con la cadenza propria di una partita a scacchi, nella quale, come si sa l’ultima mossa è sempre quella più dura da portare a termine, soprattutto quando la sconfitta appare sicura.

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