“Una giovinezza enormemente giovane”, lo spirito di Pasolini sulle tavole del Piccolo Bellini

Testo di Borgna e la regia di Calenda, con Roberto Herlitzka fino al 16 novembre

Servizio di Anita Curci

Napoli - Il testo di Gianni Borgna, al Piccolo Bellini fino al 16 novembre con Roberto Herlitzka, “Una giovinezza enormemente giovane”, è la rievocazione di un particolare momento storico italiano raccontato con i pensieri, gli scritti (dall’opera incompiuta “Petrolio”) e la descrizione degli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini.

Scomparso nel febbraio scorso, Borgna fu testimone culturale dei fatti narrati, e – da segretario della FIGC romana – anche molto vicino a Pasolini. Tanto da dedicarsi con passione alla sua figura attraverso approfondimenti sfociati nel saggio scritto a quattro mani con Adalberto Baldoni “Una lunga incomprensione”, e l’impegno nel far riaprire il caso sulla vicenda della morte presso la Procura della Repubblica di Roma.

Una messa in scena quasi lirica con brani di Bach in sottofondo. E tanto buio. Come buio è stato quel periodo storico. E le previsioni, poi avverate, di Pasolini sul futuro della società italiana.

Si parte dal ’72 fino alla ricostruzione delle ultime ore dell’intellettuale bolognese in quel tragico 2 novembre del 1975.

“In una metafisica evocazione della morte di Pasolini – spiega il regista Antonio Calenda – immaginiamo che lo scrittore abbia a vedere se stesso massacrato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Oggi avrebbe 91 anni”.

Sul palco, nel mezzo di una scenografia efficace e inquietante, pregna di simbolismi, Roberto Herlitzka nella parte del fantasma di Pasolini si muove con saggia consapevolezza, calibrando voce, movimenti, pause, emozioni, intorno ad un cadavere coperto di sangue. Grigio. Dove tutt’intorno regna il gelo. Un glaciale silenzio. O l’oblio che si trascina dietro da anni il senso di una lunga, pesante impassibilità generale.

“Nello spettacolo” dice Herlitzka “c’è la scena dell’omicidio di Pasolini di fronte al cui corpo esanime appare il suo spirito che sarei io. Rievoco gli anni che hanno preceduto quella orribile sera, soprattutto parlando dell’Italia e dei suoi travagli politici, sociali. E del degrado della classe proletaria che dalla sua innocenza, a causa del potere dei consumi pervenuto nella vita di tutti, ha finito per diventare una brutta classe piccolo borghese”.

Pasolini veggente? Dovremmo dirlo, adesso. Visto che possiamo constatare le sue previsioni. Possiamo renderci conto che tutto quello che ha predetto di negativo si è in qualche modo avverato.

Cercava le ragioni che hanno poi portato al disastro che viviamo adesso.

E nella sua maniera ha denunciato.

“Il suo messaggio” continua Roberto Herlitzka “può servire come coscienza a noi ma soprattutto a chi fa politica per rendersi conto a quali conseguenze può portare fare scelte sbagliate”.


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