CHI NON MUORE SI RIVEDE testo e regia di Franco Pinelli

All’Auditorium “Maria Aprea” di Volla dal 7 al 23 febbraio
Servizio di Antonio Tedesco

Napoli. Un avvocato che esercita con una laurea lasciatagli in eredità dal padre (perché a lui manca da sempre l’ultimo esame per laurearsi: Diritto Civile). La sorella che si vanta di essere scrittrice avendo lavorato per anni come bidella in una scuola di giornalismo. Un cognato, anch’egli avvocato, ma traffichino, con non poca propensione agli affari loschi e che, creduto morto da tutti, inaspettatamente ritorna. Si aggiungano, una giovane fidanzata americana piuttosto frivola, una portinaia linguacciuta e impicciona, una vicina   bizzarra e attaccabrighe,  un padrone di casa, sanguigno macellaio, che viene a esigere i due anni arretrati di fitto armato di mannaia. Sommiamo a tutto questo una partita di droga che pare non riuscire a trovare il suo destinatario, due delinquentelli che si atteggiano a feroci banditi, e un gangster vero, americano, con moglie  succube a seguito, che rischia di diventare  suocero del protagonista, e cioè di quell’avvocato senza laurea da cui siamo partiti. Come si vede, gli elementi per mettere  insieme una spassosissima pièce ci sono tutti e Franco Pinelli, autore di questo Chi non muore si rivede, in scena all’Auditorium “Maria Aprea” di Volla  fino al 23 febbraio, riesce a sfruttarne al massimo tutte le potenzialità, lavorando accuratamente sul testo e oliandone al meglio, anche come regista, meccanismi e ingranaggi. Ma ciò che sostiene maggiormente la messa in scena, non è tanto l’intricato intreccio, che come sempre in questi casi è essenzialmente un ingegnoso pretesto, quanto quel sapiente dosaggio di equivoci, malintesi, bisticci linguistici che da sempre rappresentano l’anima della farsa, specie nella gloriosa tradizione napoletana (e, più specificamente scarpettiana) alla quale Pinelli dichiaratamente si rifà. Una forma di teatro che per esprimere appieno tutte le sue potenzialità necessita innanzitutto di una compagnia di attori collaudata e ben affiatata, come è diventata, appunto, l'Associazione Teatrale Partenope, il gruppo che in questi anni Pinelli, di spettacolo in spettacolo, ha saputo costruire intorno a sé avvalendosi di attori di già provata esperienza, quali Carlo Maratea, Franca Pierce, Luigi Montella Maria Scatola, e innestando giovani di sicuro talento come Alessandra Perna, Antonio Lippiello e Domenico Pinelli, alcuni dei quali, come, appunto Domenico Pinelli che ha avuto il suo “battesimo di fuoco” nella fiction trasmessa di recente da RAI UNO, L’oro di Scampia, sono già pronti al gran salto, a dimostrazione che quella napoletana, e della farsa in particolare, si conferma come una grande scuola di recitazione. Insieme a quelli già citati ottime prove hanno fornito anche Giovanni Vigliena, Maria Rosaria Stigliano, Matilde Bozza, Luigi Albanese e il piccolo Mauro Spagnuolo, con lo stesso Franco Pinelli nel ruolo principale dell'avvocato senza laurea, Nicola Ciccone.
In conclusione, ciò che maggiormente colpisce in questa particolare tipologia di teatro così legata alla tradizione, è la grande capacità di comunicare, intesa come fitto dialogo che si stabilisce tra palcoscenico e platea, restituendo al teatro medesimo un senso di “comunità” più profondo e più antico che risale alle radici stesse della rappresentazione scenica. Assumendo proprio in questo risvolto, come nel suo essere in qualche modo interno al tessuto sociale che lo produce, la sua funzione più insostituibile e preziosa.

 

19 febbraio 2014

 
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