La fotografia : otto allievi e un Maestro. Il Laboratorio Irregolare di Antonio Biasiucci
La mostra Epifanie/03 nell’ambito del Campania Teatro Festival
Servizio di Rita Felerico
Le fotografie degli otto allievi selezionati, sono racchiuse in otto portfolio-libri da sfogliare, posti
sul lungo tavolo di cui si è accennato all’inizio, e ogni lavoro ha una storia
e un titolo:
Paolo Covino con Altari, che narra delle proprie origini, memorie in
disfacimento;
Cosmi, di Alessandro Gattuso, che ha lavorato sul tema del genere e
dell’identità;
Amalìa, di Valeria Laureano, la quale si ispira a una storia
vera, quella della saponificatrice di Correggio, donna serial killer degli
inizi del ‘900;
Laura Nemes-Jeles, presente con Grazia per
affrontare il tema della famiglia;
La Montagna, di Claire
Power, evoca la fragilità dell’onnipotenza umana di fronte allo
“sterminator Vesevo;
Piena di grazia di Ilaria
Sagaria è invece il racconto di una storia dimenticata o mai
raccontata, storia di carne, espiazione, paure;
Apnea, di Giuseppe
Vitale, nasce dall’esperienza dolorosa della perdita del padre;
infine, con Archèo , Tommaso Vitiello indaga il valore delle cose, attraverso storie interrotte di mondi ormai fermi , dei quali restano solo tracce.
La bellezza delle immagini, la forza con la quale infrangono la nostra sensibilità non può lasciare indifferenti; sfogliare i libri / fotografie vuol dire entrare nelle sfumature dei colori, osservare i moti e le linee delle espressioni, i contorni degli oggetti, la descrizione delle azioni, la poesia che si vuole raccontare. Non a caso la mostra è stata prorogata fino al 30 agosto, confermando il valore aggiunto di LAB: “ogni edizione del ‘laboratorio irregolare’ ha per me un valore immenso di restituzione e condivisione”, ha affermato Biasucci dopo la notizia della proroga. Un valore, quello della condivisione, venuto alla luce già all’interno del Campania Teatro Festival: il catalogo della sezione Letteratura, curata da Silvio Perrella, è stato infatti impreziosito proprio dalle fotografie di questi giovani fotografi. Tutto acquista più senso – ricorda Biasucci menzionando un monologo di Neiwiller – se c’è collaborazione, scambio, intreccio di esperienze e di arte. Nel monologo ricordato, Neiwiller si chiedeva e chiedeva con convinzione: “Nulla ha senso se sei solo tu a salvarti“. Ci siamo ripromessi con i giovani fotografi di incontrarci dopo la definitiva chiusura della mostra, per uno scambio di opinioni, idee, proposte. Potrebbe farsi strada – perché no - una interessante prospettiva di ricerca post laboratorio, una ulteriore epifania.
backstage laboratorio
foto di Alessandro Gattuso
foto di Valeria Laureano
Foto di Ilaria
Sagaria
E ci siamo ritrovati con i giovani fotografi, disposti a rispondere ad alcune domande. Una intervista interessante, sincera, che apre alla gioia del confronto, del dialogo fra generazioni, all’importante missione dei linguaggi, al valore del tramandare e della capacità di guardare avanti. Per questo li ringraziamo.
La mostra doveva chiudere i battenti il 10 luglio scorso, ma il termine è stato prorogato fino a fine agosto. Vi ha colto di sorpresa questa notizia o c’ è un motivo particolare per spiegarla? Raccontate una esperienza fra le più interessanti vissute nell’ambito della mostra.
LAB 03- Sì in effetti, la notizia della
proroga della mostra ci ha colto di sorpresa. La mostra ha riscontrato un buon
esito fin dall’inizio. L’obbligo di prenotazione e la necessità di consentire
l’accesso in maniera contingentata ci spaventavano molto. Pensavamo fossero dei
deterrenti per il pubblico e invece siamo rimasti positivamente sorpresi
dall’affluenza del primo mese e questo è il motivo per cui siamo riusciti a far
prorogare la mostra per altri 30 giorni.
Tutto il periodo di realizzazione, organizzazione e
allestimento è stato di grande importanza per ognuno di noi, in quanto abbiamo
avuto modo di metterci in gioco in ambiti diversi e per noi completamente
nuovi: materiali di allestimento, stampa, progettazione, comunicazione. Un’esperienza stancante ma estremamente formativa.
Il momento più emozionante è stato senza
dubbio il giorno dell’opening: finalmente la nostra ricerca, così intima e così
a lungo elaborata, veniva mostrata ad un pubblico esterno. Tutto ciò che
avevamo costruito insieme negli ultimi tre anni giungeva ad un nuovo fruitore,
usciva dalla dimensione intima dello studio di Biasiucci.
Eravamo emozionati, carichi di energie e fortemente uniti.
Che ha significato Epifanie / 03 all’interno del Campania Teatro Festival dopo lo studio e il lavoro fatto con il Maestro Biasiucci ?
LAB 03- Il Campania
Teatro Festival (e prima il Napoli
Teatro Festival) ha sempre nutrito grande stima nei confronti dell’opera di
Antonio Biasiucci -la cui formazione non è un caso che provenga proprio dal
teatro- e nei confronti del suo Laboratorio Irregolare. Inoltre ha da sempre
rivolto una grande attenzione verso i lavori dei giovani fotografi.
Epifanie/03 rappresenta una fine e un inizio al tempo stesso. La
fine di un lavoro durato ben tre anni. Tre anni di sacrifici, impegno costante,
condivisione, empatia, risate ma anche di sconforto e frustrazione a volte.
Rappresenta la fine di un percorso che al tempo stesso è un inizio, in quanto
"rivelazione", come il termine stesso "Epifanie" indica.
L'inizio di un nuovo approccio alla fotografia, un nuovo metodo, un nuovo
sguardo, nuove possibilità.
La mostra è stata la conclusione necessaria di un percorso. Non la parte fondamentale, ma necessaria: il confronto iniziale con il mondo esterno per imparare a guardare il proprio progetto con maggiore distanza, con un occhio esterno, e così approfondirne la conoscenza.
La Fotografia, il Fare Fotografia…… in seguito a queste esperienze se e quanto è mutato il linguaggio della vostra espressività ?
LAB 03- Il laboratorio ha sicuramente rimodellato il nostro
linguaggio fotografico. Il metodo insegnato da Biasiucci si basa sulla
scarnificazione dell'immagine e del pensiero, sul ritorno ossessivo sullo
stesso soggetto fino ad ottenere qualcosa di essenziale, puro per certi versi.
La costanza, la coerenza con se stessi e il livello di
approfondimento sono necessari affinché possa realizzarsi un lavoro il più
possibile sincero che possa avvicinarsi a una modalità fotografica in grado di accogliere in sé l'ambiguità e la compresenza di
significati.
Avete progetti comuni in programma? e qual ‘ è invece il progetto che ognuno di voi ha in mente - in un immediato futuro- ?
LAB 03- Prima di tutto
speriamo sicuramente di far girare il più possibile la mostra Epifanie/03 attraverso festival,
gallerie, musei e altro.
A tutti noi piacerebbe collaborare in futuro,
sia ad un livello professionale che artistico. Ma al di là di qualsiasi
progetto specifico, siamo convinti che continueremo a confrontarci tra di noi
sulle nostre ricerche personali. Continueremo ad essere misura uno dell'altro.
Inoltre
sarebbe interessante iniziare un nuovo lavoro a più mani, anzi a più occhi. Ci
lega una profonda stima e rispetto.
Qualcuno di
noi ha in mente già nuovi progetti personali, qualcuno desidera fermarsi e far
sedimentare tutto quello che ha assorbito negli ultimi tre anni di laboratorio.
Napoli è un territorio difficile? pensate spesso di ‘fuggire’?
LAB 03- Napoli è un contesto
molto complesso, pieno di contraddizioni, che purtroppo
spesso ti costringe a scendere a compromessi nell'ambito lavorativo e
artistico.
Ma abbiamo enorme fiducia nel futuro di
questa città. È proprio la sua profonda contraddittorietà che talvolta la rende
estremamente stimolante da un punto di vista creativo. Difatti si sta sviluppando da diversi anni un
fermento artistico composto da giovani che però, purtroppo, spesso non hanno
luoghi o destinatari ai quali rivolgersi e ai quali proporsi.
Si necessitano, secondo il nostro parere,
delle operazioni concrete di supporto e finanziamento di attività culturali e
artistiche giovanili e di un maggior dialogo con musei e luoghi istituzionali.
Operazioni come quella del Laboratorio Irregolare di Antonio
Biasiucci sono indispensabili e non solo per la sua valenza artistico-formativa
ma anche per la sua profonda importanza sociale.
Bisognerebbe fare di tutto dunque per dare la
possibilità a noi giovani di non scappare via, perché per noi per quanto sia
difficile restare lo sarebbe ugualmente fuggire.
Naturalmente sono importantissime le
esperienze da fare all’estero, esse servono a fortificarci e a costruire il
nostro futuro con menti più aperte.
Un suggerimento per i giovani che amano la fotografia e desiderano lavorare e coltivare la fotografia come linguaggio d'arte.
LAB 03- Quello che ci sentiamo di poter
suggerire è di perseguire il loro sogno, la loro passione anche se questo
richiede sacrificio. Maggiore sarà il sacrificio, maggiore sarà il risultato.
L'importante è credere nel proprio lavoro e dedicargli costantemente tempo
e impegno.
Di non accontentarsi mai, di approfondire sempre. Darsi del tempo per esplorare il soggetto che si è scelto. Avere la
possibilità di aprirsi sempre a nuove strade, di farsi sorprendere, di
arricchire la propria conoscenza e la propria visione del mondo.
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