SATYRICON di Francesco Piccolo da Petronio, regia di Andrea De Rosa
Al Teatro San Ferdinando da giovedì 9
a domenica 19 gennaio 2020
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Servizio di Rita Felerico
Napoli
- Una prova per gli attori davvero
impegnativa, non solo per dare voce al testo, interpretandolo, ma per
accompagnare l’azione recitata con il movimento del corpo, un movimento/danza
scandito da un metronomo che bene in vista ai margini del palco segna il tempo.
Tempo per ballare, cantare ma soprattutto da recuperare, vedere, raccogliere
per entrare dentro diverse realtà e dimensioni. Ogni personaggio, infatti,
impersona un carattere, una personae, in senso classico. Del Satyricon di Petronio resta il
disfacimento, il significato di decadimento, che accomuna il tempo di allora
con quello di oggi espresso dagli stereotipi di comportamento, di linguaggio,
ripetitivi per logica di continuità ma non di senso che è invece quello del
vuoto. “ ..siamo ormai intrappolati
dentro un linguaggio che, quanto più viene ripetuto, tanto più si s vuota di
significato.” , scrive il regista . Il linguaggio.
Bravissimo Francesco Piccolo nella scrittura drammatica, che riporta il nulla e il peso di questo nulla di ieri e di oggi.” C’è la pressione del testo originale – chiarisce Piccolo – ma esiste la contaminazione ( per riportarci all’oggi ) e questo spettacolo sarà pieno di contaminazioni, di citazioni e di gesti che vengono ripresi da ciò che si è imposto come stereotipo collettivo”. Il rimando registico a “la grande Bellezza” di Paolo Sorrentino è evidente, ma qui la drammaturgia di Francesco Piccolo è più forte nel rimandarci ad un percorso interno al nostro vivere e sembra contrastare a volte dibattendosi con le geniali intuizioni di De Rosa, le più simbolicamente antiche, non spinte fino in fondo. Ma mano e lo sguardo del regista accompagna gli attori nelle loro performance personali e di gruppo sempre. Molti i simboli, dunque, a partire dal cibo, mutato in oggetto di consumo fisico e spirituale, dalla schiuma cocainomane, dal dorato colore dei soldi, dalla festa, come unico luogo vivibile perché ‘risparmia’ impegno e responsabilità personale. “La cena di Trimalcione sarà come è o dovrebbe essere la vita (mondana e non): stanca, ripetitiva, piena di luoghi comuni e rapporti superficiali o ipocriti “, sottolinea nelle note Piccolo. La scena variata attraverso le luci, i colori, i luccichii degli abiti disegna bene gli spazi interiori e l’impossibilità di pensare un ‘mutamento’. La musica è parte integrante del testo e della scena, persino dei costumi - habitat dei caratteri - e ben si armonizza con i gesti e le parole. Resta amaro nella bocca e resta la malinconia dello sguardo che vede Amore nudo e come un povero mendicante borderline.
Bravissimo Francesco Piccolo nella scrittura drammatica, che riporta il nulla e il peso di questo nulla di ieri e di oggi.” C’è la pressione del testo originale – chiarisce Piccolo – ma esiste la contaminazione ( per riportarci all’oggi ) e questo spettacolo sarà pieno di contaminazioni, di citazioni e di gesti che vengono ripresi da ciò che si è imposto come stereotipo collettivo”. Il rimando registico a “la grande Bellezza” di Paolo Sorrentino è evidente, ma qui la drammaturgia di Francesco Piccolo è più forte nel rimandarci ad un percorso interno al nostro vivere e sembra contrastare a volte dibattendosi con le geniali intuizioni di De Rosa, le più simbolicamente antiche, non spinte fino in fondo. Ma mano e lo sguardo del regista accompagna gli attori nelle loro performance personali e di gruppo sempre. Molti i simboli, dunque, a partire dal cibo, mutato in oggetto di consumo fisico e spirituale, dalla schiuma cocainomane, dal dorato colore dei soldi, dalla festa, come unico luogo vivibile perché ‘risparmia’ impegno e responsabilità personale. “La cena di Trimalcione sarà come è o dovrebbe essere la vita (mondana e non): stanca, ripetitiva, piena di luoghi comuni e rapporti superficiali o ipocriti “, sottolinea nelle note Piccolo. La scena variata attraverso le luci, i colori, i luccichii degli abiti disegna bene gli spazi interiori e l’impossibilità di pensare un ‘mutamento’. La musica è parte integrante del testo e della scena, persino dei costumi - habitat dei caratteri - e ben si armonizza con i gesti e le parole. Resta amaro nella bocca e resta la malinconia dello sguardo che vede Amore nudo e come un povero mendicante borderline.
SATYRICON di Francesco Piccolo ispirato a Petronio
regia Andrea De Rosa
con Antonino Iuorio, Noemi Apuzzo, Alessandra Borgia, Francesca Cutolo, Michelangelo Dalisi, Flavio Francucci, Serena Mazzei, Lorenzo Parrotto, Anna Redi, Andrea Volpetti
scene e costumi Simone Mannino
luci Pasquale Mari
sound design G.U.P. Alcaro
coreografia Anna Redi
regia Andrea De Rosa
con Antonino Iuorio, Noemi Apuzzo, Alessandra Borgia, Francesca Cutolo, Michelangelo Dalisi, Flavio Francucci, Serena Mazzei, Lorenzo Parrotto, Anna Redi, Andrea Volpetti
scene e costumi Simone Mannino
luci Pasquale Mari
sound design G.U.P. Alcaro
coreografia Anna Redi
assistente alla regia Marcello Manzella,
assistente alle scene Giuliana Di Gregorio,
assistente ai costumi Francesca Colica,
direttore di scena Antonio Gatto,
datore luci Fulvio Mascolo,
capo macchinista Enzo Palmieri,
macchinista Domenico Riso, fonici Fabio Cinicola, Daniele
Piscicelli,
sarta Annalisa Riviercio,
trucco Vincenzo Cucchiara per Bionike,
foto di scena Mario Spada
trucco Vincenzo Cucchiara per Bionike,
foto di scena Mario Spada
produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma, Fondazione
Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti
Posta un commento