LA BROCCA ROTTA di Heinrich von Kleist traduzione Gianni Garrera regia Giuseppe Dipasquale

Teatro Mercadante  24 aprile -  5 maggio 2019

Servizio di Rita Felerico

Napoli – In scena il 24 aprile u.s.  in prima nazionale al Teatro Mercadante l’allestimento  - prodotto dallo stesso Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale – de La brocca rotta di Heinrich von Kleist, per la regia di Giuseppe Dipasquale, commedia metaforica e ricca di simbolici rimandi, rappresentata per la prima volta da Goethe nel 1808. Il testo, abilmente tradotto da Gianni Garrera, ne mette in luce tutta l’intricata trama, costruita sui doppi sensi, sulla sovrapposizione di significati e da una  verve comica incentrata sui giochi di parole e delle idee che mostrano una  aperta denuncia dei  soprusi della giustizia, di una sua evidente “ patriarcale”  gestione, che usa metri diversi per i giudizi da territorio a territorio, delle angherie inflitte dalle autorità, della diffidenza che ne deriva verso tutto ciò che viene imposto "dall'alto", verso  un potere e  un autoritarismo che si rivela  corrotto  e ingannevole. Un quadro realistico che sembra non possedere tempo. La commedia racconta la storia di Adamo, giudice del villaggio olandese di Huisum, che deve guidare un processo per scoprire il colpevole della rottura di una brocca a casa di sua cugina, comare Marta, e della sua giovane figlia Eva, aiutato dal suo cancelliere Licht (Luce) e sotto la supervisione straordinaria del Consigliere di giustizia Walter da Utrecht.   I bellissimi costumi, il trucco degli attori,  maschere che inchiodano i personaggi alla loro interiorità, al loro vero volto,  portano lo spettatore a proiettarsi nelle situazioni di un vissuto quanto mai arcaico ma intriso del quotidiano e del vissuto, a partire dai nomi con cui l’autore nomina gli attori, estremamente simbolici ,Adamo ed Eva, per finire al rimando con l’idea del peccato e della tentazione, anche se la commedia stravolge i ruoli : è Adamo, l'uomo, che è corrotto e che corrompe l'innocente Eva. Lampo , il cancelliere,  scopre la verità sulla rottura della brocca, immagine legata alla perdita della castità di Eva. Che il giudice, autorità massima del villaggio, possa essere il ‘colpevole’si viene a scoprire durante la commedia, nello ‘svolgere dei fatti’ che porta il giudice a sognare la sua stessa autocondanna:  così deve fare il teatro, svelare attraverso la metafora. Efficace al riguardo il prologo, a sipario chiuso dell’inizio, nel quale si dichiara apertamente agli spettatori che “ ciò che vedranno avrà a che fare con il teatro, l’inganno e il diabolico” . Bravissimi Andrea Renzi, Antonello Cossia; spicca il nostro Mariano Rigillo, in scena dall’inizio alla fine, coinvolgente, sempre su alti livelli di resa, maestro nel gioco della voce e dell’interpretazione. E’ intorno a lui che ruotano tutti gli  altri personaggi, come ‘palombelle’ intorno alla verità che – come vuole la commedia – diabolicamente si nasconde e scopre, e lui , Mariano, sa trasmetterci  il pathos e l’ethos  di questo attraversamento estetico ed affettivo. Scrive come premessa von Kleist al suo testo nel 1802 : “È probabile che questa commedia si basi su un fatto storico, sul quale però non sono riuscito ad avere alcuna informazione precisa. Ne fui ispirato da un'incisione in rame da me vista in Svizzera parecchi anni fa. La prima cosa che vi si notava era un giudice che sedeva impettito sul suo scanno. Davanti a lui, in piedi, una donna anziana che reggeva una brocca rotta e che pareva dimostrargli un'ingiustizia subìta. L'accusato, un giovane contadino che il giudice investiva come si farebbe con un reo confesso, si difendeva ancora, ma debolmente. Una ragazza che probabilmente aveva deposto come testimone (chi può dire, infatti, in quali circostanze era stato commesso il delitto?), giocherellava col proprio grembiule, stando tra la madre e il fidanzato: uno che avesse testimoniato il falso non potrebbe dimostrarsi più contrito. Il cancelliere, che forse poco prima aveva guardato la ragazza, ora guardava in tralice, diffidente, il giudice, come in un'occasione analoga Creonte aveva sbirciato Edipo. Sotto l'incisione si leggeva: «La brocca rotta». L'originale, se non erro, era di un maestro olandese”.

LA BROCCA ROTTA di Heinrich von Kleist traduzione Gianni Garrera regia Giuseppe Dipasquale
con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Andrea Renzi, Antonello Cossia, Carlo Di Maio,  Silvia Siravo, Fortuna Liguori, Annabella Marotta, Umberto Salvato, Francesco Scolaro
e con la partecipazione di Valeria Contadino
scene Antonio Fiorentino
costumi Marianna Carbone
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Matteo Musumeci
assistente alla regia Angela Carrano
assistente alle scene Marcello Morresi
assistente volontaria alle scene
Giulia Andreis
assistente ai costumi Francesca Colica
direttore di scena
Teresa Cibelli
macchinista Fabio Barra
elettricisti Fulvio Mascolo, Pasquale Piccolo
fonico Paolo Vitale
trucco Vincenzo Cucchiara, Tiziana Passaro
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale


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