Il BAMBINO CON LA BICICLETTA ROSSA (VOCI DA UN RAPIMENTO) testo e regia di Giovanni Meola con Antimo Casertano
Teatro TRAM
25 – 28 aprile
2019
Servizio di Rita Felerico
Napoli
- Scritto per il 70% in versi – e non a
caso - è occorso del tempo per redigere
un testo di per sé impegnativo, denso di emozionalità e di tanti percorsi di
lettura, di tante trame interpretative, espressione di dubbi, domande,
interrogativi che non trovano ancora oggi una chiara risposta. Ispirato infatti
liberamente al ‘caso Lavorini’, l’idea
drammaturgica de Il bambino con la bicicletta rossa
si intreccia, per determinata scelta registica e di scrittura, con una costante
componente fisica, che impegna fortemente il monologo dell’attore, per segnarne
la temporalità e la scansione interpretativa. Un binomio di grande intesa
quello fra Giovanni Meola,
regista/drammaturgo e Antimo Casertano, capace di stare in scena, con la
stessa energia, per più di un’ora,
portando sul palcoscenico ben nove personaggi, a raccontare, dire,
svelare tutto quello che si poteva dire sul rapimento e l’uccisione di Ermanno,
un bimbo di appena dodici anni, avvenuto 50anni fa a Viareggio, cittadina
balneare del jet set di quegli anni, famosa per la Bussola, per la Pineta di Ponente, luogo di prostituzione
omosessuale e minorile. L’idea di dare giusta voce al piccolo Ermanno nell’
animo di Antimo covava da anni e da tempo Giovanni Meola si era documentato
sull’atmosfera politica e sociale di quegli anni che vedevano contrapposte
fazioni giovanili di destra e di sinistra e che voleva, in una Italia
‘perbenista e conformista’, ridurre il caso ad
un ‘problema di disagio e devianza giovanile’.
La costanza di un
giornalista – Marco Nozza detto il Pistarolo
– e di un magistrato nel perseguire la verità, dopo che si erano suicidati
alcuni fra gli ingiustamente indagati, ci fa avvicinare alla verità dei fatti
di una vicenda che riempì le cronache di allora, che scosse l’opinione pubblica
che di lì a poco sarà soffocata da quella che verrà definita la
strategia della tensione. Un plauso al coraggioso regista che attraverso
questa dolorosa vicenda svela un modo di ‘essere’ del nostro Paese e sa parlare
ai giovani di ragioni e avvenimenti a loro sconosciuti, dei quali non si
parla in altre sedi, invece necessari
per comprendere il presente, il modo distorto con cui lo si legge, insieme alla storia di un passato ancora troppo
vicino per essere analizzato con il giusto distacco. Il testo interrompe la
rottura della appiattita continuità di una assente lettura storica e risponde
ad un bisogno di umanizzazione ormai in avanzato stato di decadenza, ecco la
poesia, voce rabdomante, la voce dell’inascoltata riflessione, della parola della
verità, di quell’altrove da dove giunge la voce di Ermanno che finalmente ora
può pedalare sulla sua bicicletta rossa, gridando libero nell’aria profumata
della pineta il suo amore reciso, mentre
pedala – si spera – una nuova bicicletta, una nuova Super Aquila Rossa.
scritto e diretto da Giovanni Meola
da un’intuizione di e con Antimo Casertano
scenografia Flaviano Barbarisi
costumi Marina Mango
ass.te alla regia Anna Bocchino
foto di scena Nina Borrelli
produzione Virus Teatrali, Teatro Insania
da un’intuizione di e con Antimo Casertano
scenografia Flaviano Barbarisi
costumi Marina Mango
ass.te alla regia Anna Bocchino
foto di scena Nina Borrelli
produzione Virus Teatrali, Teatro Insania
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