“FALSTAFF” musiche di Giuseppe Verdi libretto di Arrigo Boito

Al Teatro San Carlo di Napoli dal 13 al 20 marzo 2016
 

Servizio di Pino Cotarelli


Napoli  – Al Teatro San Carlo un atteso Falstaf reso in maniera rigorosa, fa risaltare la perfetta conduzione orchestrale del maestro Pinchas Steinberg, applauditissimo dal pubblico, sull’interpretazione pur nelle corde del baritono Elia Fabbian  che non ha esaltato eccessivamente il carattere istrionico del famoso personaggio shakespeariano  che Arrigo Boito prende a prestito dalle opere Enrico IV e Allegre comari di Windsor di Shakespeare, per fornire un prezioso “libretto” all'amico Giuseppe Verdi autore delle musiche. La resa attoriale dello spettacolo che, a cura di Marina Bianchi riprende una regia di Luca Ronconi, pur nello standard dei ruoli e con ottima resa lirica dei baritoni, dei tenori e dei soprani, non ha entusiasmato, ponendosi nei livelli di sufficiente accettabilità. Più trainante sarebbe stato forse per l'intero spettacolo, un Falstaff maggiormente dinamico e brioso.
 
Di contro, la scenografia con teli ed apparati scenici scorrevoli, confermano la visione originale di Tiziano Santi, che con la sua contestualizzazione rispettosa dei parametri storici di base, sfrutta gli spazi scenici, verticali, oltre che orizzontali, calando dall’alto, sollevando dal basso o ponendo a mezz’aria, i vari personaggi che si alternano o si integrano con quelli già in scena trasportati da biciclette o da macchinari di un tempo indefinito. Del personaggio Falstaff, goffo, controverso, donnaiolo, dedito al bere e mangiare pantagruelico, irrispettoso delle regole sociali, si percepisce nell’immediato la sua protervia, il carattere autorevole e prevaricatore, tranne poi a ricredersi vedendolo ridotto allo scherno dalle sue stesse prescelte vittime che con irriverente facilità riescono a ridicolizzare i suoi atteggiamenti da grande seduttore, orchestrando trame alle sue spalle, nel gioco delle quali il povero Falstaff appare nella sua disarmante umanità e amara solitudine.

La storia vede Falstaff che vuole conquistare due belle e ricche dame: Alice Ford (soprano Eva Mei) e Meg Page (mezzosoprano Annunziata Vestri) ed invia due lettere d'amore perfettamente identiche che i servi Bardolfo (tenore Gianluca Sorrentino) e Pistola (basso Gabriele Sagona), si rifiutano di consegnare per ragioni di ordine morale; vengono licenziati e le lettere vengono affidate ad un messo. Confrontate le due lettere, fra sdegno e ilarità, Alice e Meg insieme alla comare Quickly (contralto Barbara Di Castri) e a Nannetta (soprano Rosa Feola) e la figlia di Alice innamorata del giovane Fenton (tenore Leonardo Cortellazzi), progettano una burla ai danni di Falstaff. Allo stesso tempo, informati dai servi di Falstaff il marito di Alice, Mastro Ford (baritono Stefano Antonucci), e il dottor Cajus (tenore Cristiano Olivieri), al quale Ford ha promesso la propria figlia Nannetta, intessono a loro volta uno scherzo a Falstaff all'insaputa delle donne. Ricoperto di ridicolo, Falstaff non si rassegna e cade ancora nella burla ordita contro di lui in un bosco dove pensa di incontrare Alice e invece trova fate e folletti che lo deridono, lo spaventano e gli fanno confessare le sue magagne. Alla fine Falstaff riconosce il servo Bardolfo travestito e comprende di essere stato ancora, beffato. Intanto Ford che vuole sposare sua figlia con il Dr. Cajus, tolto il velo a Nannetta scopre Bardolfo travestito da sua figlia; così divertito, acconsente al matrimonio di Nannetta e Fenton e invita tutti a cena. Falstaff nel frattempo ritrova la baldanza e rivela al pubblico la morale neanche troppo nascosta dell'opera: «Tutto nel mondo è burla.»

 

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