“Pagliacci” di Pasca ricalca la scena del Massimo napoletano
Il capolavoro di Leoncavallo al San Carlo dal 22 all'8 maggio
Servizio di Vincenzo
Perfetti
Napoli - Il Teatro di
San Carlo, in attesa della prima serale di giovedì 22 maggio (con repliche sino
all’8 giugno) del capolavoro di Leoncavallo “Pagliacci”, con la regia
surreale dello svizzero Daniele Finzi Pasca, ha aperto le porte ad un folto pubblico
presentando la prova generale dello spettacolo.
Una rilettura, quella
di Pasca, che si presenta sotto tante sfumature contornate di trapezi che discendono
dall’alto, cerchi sospesi, giocolieri, luci, in un palco in cui uno degli elementi
predominanti è l’acqua, quasi ad amplificare disparati stati d’animo: dal canto
rabbioso e triste di “Vesti la giubba”, allo spettacolo successivo (teatro nel
teatro) inscenato dagli stessi attori. La scenografia è affidata ai giocolieri
del Cirque du Soleil e al Cirque Eloize che alleggeriscono ed esaltano i toni nei
momenti opportuni. Tutto funziona come se ci fosse una cassa di risonanza fatta
apposta per i protagonisti: Nedda, Canio, Tonio e Silvio. Il dramma verista
diventa surrealista, danza, senza mai dimenticare la lirica e la storia umana
che le fa da sfondo. Quello che emerge, appunto, è il fattore umano: come
asserito anche dal Prologo “si è umani di carne e di ossa”. L’uomo che ama, che
viene deriso, la maschera che è costretto ad indossare Canio re dei Pagliacci,
l’uomo odiato, temuto, l’uomo infuriato, l’uomo che uccide. La classica
drammaturgia che si riaccoda, dunque, alla sperimentazione contemporanea.
Sperimentazione che rimarca un’onirica “La vida es sueno” di De la Barca: vi si
sovrappone il reale alla finzione, sino a mescolarli, fonderli. Tutto diviso da
un telo che presenzia la scena per esaltare la differenza tra quello che si
trova al di qua e all’al di là del velo. Non a caso il “Vesti la giubba” è
l’emblematico canto liberatorio di confusione e sdoppiamento. Pasca, dal 2011
ritorna al Massimo con lo stesso spettacolo non lasciando nulla al caso. La
cornice musicale è affidata al Maestro Nello Santi, Alexia Voulgaridou nella
parte di Nedda, Antonello Palombi in Canio. Luca Grassi in Silvio. Questi sono
i protagonisti che riprendono le vicissitudini dell’opera: Canio, re dei
Pagliacci è l’uomo di Nedda, Tonio attore della medesima compagnia è innamorato
di Nedda, ma da quest’ultima rifiutato. Scoprirà solo in un secondo momento che
la stessa intraprende un’intensa relazione con Silvio. Tonio li sorprenderà e
ingelosito racconterà tutto a Canio, il Pagliaccio, il quale si troverà di
fronte una realtà nuova, fatta di disperazione e rabbia che lo porteranno
all’uxoricidio. La messa in scena è stata anche un’opportunità per il San Carlo
per rinnovarsi nel sociale. Ha devoluto parte dell’incasso alla Fondazione
Theodora. Onlus che nasce nel 1991, in Svizzera, con lo scopo di regalare
attimi di spensieratezza ai bambini che soffrono di disparate patologie,
mediante la “clown-terapia” e i suoi “dottor sogni”. Napoli, come sottolineato
dalla Soprintendente Purchia e dal Dott. Carlo Vosa (primario
di cardiochirurgia per il Policlinico Federico Secondo), è stata la prima città
del mezzogiorno ad aderire ad iniziative di tal genere, spinti dall’idea di
“curare con gioia”.
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