“Noi saremo” in scena al Teatro Elicantropo di Napoli
Servizio di Vincenzo
Perfetti
NAPOLI- Il Teatro
Elicantropo, per la produzione di “Palco 11zero8”, presenta da giovedì 1
maggio, in replica fino a domenica 4 lo spettacolo “Noi
saremo”. La regia è di Roberto Matteo Giordano, nonché coreografo ed interprete
insieme a Gennaro Maione. La rappresentazione appartiene al filone del
teatro-danza, in cui le parole non servono. Le parole divengono corpo, braccia,
mani che si muovono. Lo spettacolo narra le vicissitudini e i tormenti
sentimentali che hanno interessato la vita dei poeti maudit Verlaine e il
giovane Rimbaud.
Quest’ultimo,
diciassettenne, giunge nella Parigi ottocentesca dove Verlaine, poeta anche
lui, sposato, continua la sua vita nel mondo della borghesia. Fino a quando non
resta colpito dal giovane e dalle sue poesie. Un incontro “detonante”. Tra i
due la passione ha la meglio. Ma la loro è una relazione difficile, combattuta.
D’altronde da una parte vi è l’influenza borghese di Verlaine e dall’altra il
mondo selvaggio del giovane Rimbaud. Giordano e Maione si prestano a questo
rapporto di gioco/forza che rivive in semplici gesti, senza mai dimenticare il
filo conduttore di un amore: la passione. Ed è per questo che si vedono mani “passarsi”
i cuori ed occhi, sorridere e rattristarsi. Una relazione che ruota attorno
all’”Infinito”, l’”uno assoluto”. Che vi ci “cammina” sopra. E in cui i due
poeti, “figli del loro tempo”, rappresentano un intero mondo che riguarda e
racchiude gli amanti tutti.
In una nota di regia
si legge: ”Attraverso il concetto di infinito, utilizzando principalmente il
movimento come strumento di espressione, vengono raccontate le vicissitudini
dei due poeti maledetti dando priorità alla parte emozionale, ai sentimenti e
alla fusione delle due anime/corpi in un Uno Assoluto. L’intreccio fisico ed
emotivo avviene nella loro mente dunque dove lo spazio sembra essere
illimitato”. Il loro caos interiore diviene fucina e motrice della poesia che
vivono. Come si legge: ”L’infinito al posto del finito che va cercato non dopo
la morte, ma nell’ardore di una vita vissuta intensamente”. D’altronde:
“L’intelletto, pur partendo dall’esperienza, quotidiana e sensibile, di un
mondo limitato e finito, può superarne limiti e confini per esperire ciò che
sta oltre”.
L’unica voce che si
ascolta è quella narrante di Francesca Annunziata, che impersona Mathilde
Mautè, moglie di Verlaine a soli diciassette anni e dal quale se ne separa
oramai ventunenne.
“Noi saremo” dunque,
vuole presentare una storia d’amore in tutti i suoi aspetti soffermandosi su ciò
che comporta e i resti che lascia a chi lo vive.
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