“TEMPO CHE FU DI SCIOSCIA” dai racconti di Enzo Moscato regia di Mario Gelardi
Al Teatro Sanità di Napoli dal
3 al 5 febbraio
Servizio di Pino
Cotarelli
Napoli – Tratto da alcuni racconti scritti da Enzo Moscato, il 3 febbraio è andato in scena al Nuovo Teatro Sanità, la prima di “Tempo che fu di Scioscia”, che si è
avvalso di una bella e complessa interpretazione di Tina Femiano accompagnata
dalla voce intensa e suggestiva di Carmen Femiano. La quale, collocata
dall’attenta regia di Mario Gelardi, sul fondo della scena, vestita di uno
splendido abito da sera di Maria Pennacchio e sfumata dalle luci di Mariano
Coletti, esaltata in una danza sinuosa e sensuale, appariva come in una
dissolvenza evanescente, mentre interpretava canzoni dell’epoca, in una
sequenza scandita dai racconti che Tina Femiano, in abiti da popolana con un
inseparabile scialle, recitava dal proscenio in un contatto quasi diretto con il
pubblico. La sua è stata una interpretazione intensa e sentita che ha
restituito la cruda realtà delle “Quattro Giornate” vissute da una Napoli
eroica seppur in un clima di miseria e di perpetrati soprusi, ad un pubblico sospeso
fra l’attento ascolto ed i mesti e commossi ricordi che le narrazioni faceva riaffiorare
o solo immaginare. Applausi per le due brave interpreti che hanno ben
riprodotto il testo di Enzo Moscato dal linguaggio musicale e capace di trasmettere
forti emozioni al pubblico. Commuovente il racconto della madre che
ripete ossessivamente le modalità della morte tragica dei figli, ammazzati dai
tedeschi, nel vano tentativo di esorcizzare quei sui pensieri, scacciarli
definitivamente per fermare finalmente la mente e il ricordo; l’esecuzione
della prostituta Bagattelle per un semplice
malinteso, ricostruita maniacalmente da una sua amica, prostituta anch’essa,
che avendola riconosciuta aveva tentato di salvarla; Zwdi Taiblék Waise, invece
era una cantante cieca la cui esecuzione doveva punire la sua voglia di cantare
e obbedire solo alle leggi della musica; infine Tizzano, l’avventurosa e
brillante storia di un giovane di piazza Dante. Descrizioni toccanti che in
quasi un’ora di spettacolo lasciano il pubblico inchiodato alla poltrona ancora
a riflettere e ricordare, è questo l’effetto degli scritti di Enzo Moscato,
capaci di trasmettere un messaggio che non finisce quando si chiude il sipario.
Al termine della
rappresentazione molti spettatori hanno voluto complimentarsi con le brave
interpreti che all’uscita dai camerini si sono intrattenute raccogliendo la
testimonianza della partecipazione e del vero trasporto suscitato nel pubblico
dal racconto della crudeltà della guerra che non sembra mai, purtroppo, abbastanza
lontana.
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