“Tonino Napoli; zero a zero”, una città allo specchio


Un monologo comico di Roberto Russo al Nuovo Teatro Sanità
Servizio di Maurizio Vitiello

Napoli - Al Nuovo Teatro Sanità, dal 24 al 26 gennaio, Tonino Napoli; zero a zero diretto e interpretato da Agostino Chiummariello. “Si tratta di un monologo comico e caleidoscopico sulla frustrazione di un “Signor Qualunque” che ha atteso per una vita un evento che desse senso alla propria esistenza”, precisa Roberto Russo, autore dell’opera.  “Costretto ad un profilo basso e grigio, a subire prepotenze, Tonino Napoli aspira ad essere, una volta tanto, protagonista, e non spettatore, di un fatto epocale. Egli invoca un attacco kamikaze nella Napoli delle quotidianità contraddittorie. Tonino è consapevole di regalare la propria vita al tempo e di non riuscire a trovare un senso agli anni trascorsi e a quelli ancora da venire. La sua vita è un costante nulla di fatto: zero a zero al fischio finale.”

 

Roberto Russo, in una zona problematica come la Sanità, quanto può il teatro migliorare il profilo civile del quartiere?

Lo fa se diventa un punto di aggregazione e di incontro. Da questo punto di vista il Nuovo Teatro Sanità sta svolgendo perfettamente il proprio compito, perché diventa un fulcro di confronto e di accoglienza.
Può avere una funzione positiva un teatro che non si ponga “al di sopra” dell’utenza, ma che possa essere comprensibile e ospitale.

 

Tonino Napoli: zero a zero, un assolo; come l’uomo allo specchio che s’interroga sulla propria esistenza?

Tonino Napoli è un testo tanto acido da risultare assolutamente comico. In questo contesto, il personaggio, più che interrogarsi allo specchio, urla, aggredisce, butta fuori tutto il proprio disincanto e la propria frustrazione.

 

E’ anche un pretesto per misurare le proprie incompetenze?

L’analisi introspettiva nel personaggio è un procedimento che si completa attraverso una exceptio ad excludendum e cioè, analizzati tutti i fattori esterni che hanno condotto questo cinquantenne a una vita di rospi ingoiati, di sconfitte, di sogni infranti e promesse disilluse, resta (alla fine, sì) l’unica vera e profonda consapevolezza che se “gli altri” si sono permessi di violare e inquinare la sua vita, la responsabilità è dello stesso Tonino che l’ha consentito.

 

Un nemico è più necessario di un grande amore, anzi, sotto sotto, il nemico è il grande amore?

Qui la figura di Tonino si amplia e ricomprende un sentire profondo della città di Napoli. Tonino addebita agli altri i propri fallimenti per non guardarsi dentro. Egli, sotto questo punto di vista, è Napoli. Napoli vittimista, che non sa fare autocritica e si indigna se dall’esterno giungono critiche. Una Napoli  (città  scissa  da  secoli  molto più di tante altre città), che, per un campanilismo sordo e cieco, urla a un fantomatico razzismo quando, giustamente, vengono attaccati dall’esterno, costumi e subcultura che noi stessi dovremmo attaccare e condannare. Alla fine, il Nemico, risolve il problema perché è l’alibi ideale con il quale auto assolversi.

 

La cultura, i progetti, potrebbero essere gli antidoti per uscire da una vita senza senso?

Per evitare di non averne, bisogna certamente trovare il senso in qualcosa. La cultura, la progettualità, se sono rivolti all’apertura verso gli altri, rispondono certamente a questa esigenza. Ma ogni forma di cultura e di creatività va sempre unita al confronto, alla novità, e all’analisi. Altrimenti, i progetti diventano espressione di vanità fine a se stessa. C’è Cultura solo se c’è sovvertimento e analisi.

 

23 gennaio 2014

 

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