Il libro: "E poi sono morto" di Vincenzo Albano

Francesco Silvestri, un poeta dell´alienazione
Servizio di Antonio Tedesco
 
Napoli - Francesco Silvestri è stato uno dei più importanti esponenti del teatro napoletano degli anni ´80 e ´90. In un periodo in cui sulla scia dei grandi fermenti dei decenni precedenti, anche il teatro sentiva l´esigenza di esprimersi cercando linguaggi e forme nuovi. Un bisogno di rinnovamento che non si è concretato in una scuola unica, ma che ha trovato tante singole espressioni quanti sono stati gli esponenti che l´hanno rappresentata. E nelle quali ognuno ha investito le proprie istanze soggettive, le proprie pulsioni più intime e personali. In questo ampio flusso, che comprende personalità ancora oggi di primo piano nel nostro panorama teatrale, il nome di Francesco Silvestri viene prevalentemente accostato a quelli di Annibale Ruccello e Enzo Moscato.
Perché con essi ha più strettamente collaborato e condiviso le apprensioni e le incertezze degli esordi, prima della definitiva affermazione. La critica li classificò quali rappresentanti della "Nuova Drammaturgia", intendendo racchiudere sotto questa denominazione un gruppo di artisti che si esprimevano teatralmente in maniera completa, e cioè scrivendo, dirigendo e recitando i propri testi. Ognuno caratterizzato da una propria cifra stilistica, ma uniti dal fatto che, insieme a Manlio Santanelli, potevano considerarsi, da un punto di vista drammaturgico, come la generazione post-eduardiana del teatro napoletano. Una stagione che, a distanza di qualche decennio, sente l´esigenza di essere storicizzata dopo che alcuni suoi importanti esponenti, come Neiwiller e Ruccello, sono prematuramente scomparsi e altri, come Martone e Servillo, hanno continuato il loro percorso ma su strade diverse. In questo quadro di insieme si inserisce come un caso a sé la vicenda di Francesco Silvestri che, per personali e anche dolorose vicissitudini, ha optato per una sorta di "scomparsa in vita", allontanandosi volontariamente dalla scena teatrale agli inizi dello scorso decennio. Una scelta che, a prescindere dai motivi che l´hanno indotta, ha avuto se non altro il vantaggio di preservare e trasmetterci intatta quella originaria purezza, quell´autentico spirito autobiografico – doloroso e sofferto – che hanno contraddistinto in quei decenni il suo lavoro drammaturgico e attoriale.
E poi sono morto, recita con apparente ironia il titolo del bel libro che gli dedica Vincenzo Albano, studioso di teatro e ricercatore presso l´Università di Salerno, che ripercorre con precisione, e in maniera esauriente, la vicenda umana e artistica di Silvestri, analizzandone i testi e,  insieme, le pulsioni umane, le esperienze e le emozioni private che li hanno mossi. Albano ci restituisce una personalità artistica sofferta e complessa, ponendo solide basi per necessari, ulteriori approfondimenti. Si evidenzia, nel libro, la forte personalità letteraria dell´autore preso in esame, la sua poetica delicata, eppure così incisiva nel cogliere i nodi del disagio, dello smarrimento, della difficoltà (e vanità) del riconoscersi e identificarsi nei modelli letterari e comportamentali dominati. Silvestri si presenta qui come un poeta dell´alienazione, intesa però, non in senso negativo,ma come elemento di contrasto attraverso il quale si evidenzia tutta l´assurda vanità dell´omologazione. "Una drammaturgia non postuma", recita il sottotitolo del libro, edito da Dante e Descartes. Una drammaturgia che comprende, infatti, titoli quali Sogni trasognati, Saro e la rosa, Il topolino Crick, Fratellini, quest´ultimo, in particolare, ha ricevuto ampia risonanza anche internazionale. Sono solo alcuni dei testi scritti da Silvestri, molti dei quali hanno raccolto numerosi premi e riconoscimenti importanti, oltre a segnare un tempo ben preciso nel panorama teatrale italiano. Il libro comprende anche il testo integrale di Piume, l´ultimo lavoro per il teatro scritto da Silvestri e mai rappresentato, e che può  considerarsi, forse, la summa artistica dell´autore, il suo atto di addio alle scene, ma anche il compendio del suo lavoro di scrittura fatto di pulsioni, di accensioni, di slanci più che di trame e di intrecci. Un teatro di poesia, che segue un percorso interiore e che con un atto di coraggio e generosità lo esprime portandolo all´esterno e condividendolo con il pubblico (e con i lettori). Il minuzioso e appassionato lavoro di Albano, rende conto anche dell´attività, non secondaria che Silvestri ha svolto come attore e regista,  per altre compagnie. Un testo necessario che compie un primo, importantissimo passo per riscoprire, ricontestualizzare e ridefinire una delle più importanti figure del nostro teatro recente.   Edizioni Libreria Dante & Descartes – pp. 188 – Euro 12



9 gennaio 2014


 
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