A CHE SERVONO GLI UOMINI? di Iaia Fiastri regia di Lina Wertmüller
Al Teatro Politeama Pratese di Prato,
Sabato 22 febbraio 2020 ore 21.00 - Domenica 23 febbraio 2020, ore 16.00
Servizio di Pino Cotarelli
Prato – Successo di pubblico
per lo spettacolo “A che servono gli uomini?”, commedia musicale di
successo scritta da Iaia Fiastri, autrice con Garinei e Giovannini, di “Aggiungi
un posto a tavola”, “Alleluja brava gente” e “Taxi a due piazze”. Per questa versione,
riproposta a distanza di tanti anni, la regista e premio Oscar Lina Wertmuller,
ha voluto affidare a Nancy Brilli, attrice di grande versatilità, il ruolo di Teodolinda che
fu nel 1988 di Ombretta Colli; l’attrice non ha deluso, dimostrando con la sua notevole
esperienza attoriale e gli opportuni adeguamenti canori (stile rep), che riesce
a non far rimpiangere la grande artista e moglie di Giorgio Gaber autore delle
musiche. Nancy Brilli è apparsa infatti, a proprio agio nel ruolo di Teodolinda,
superando qualunque timore reverenziale e i facili raffronti con le versioni
originali. Una perfetta resa del personaggio per Fioretta Mari che entusiasma
il pubblico con la sua ironica comicità. La storia si basa sul desiderio di una
donna in carriera (Teodolinda), single per convinzione, di diventare madre, senza
aver alcun contatto col genere maschile di cui si sente notevolmente delusa. Teodolinda
riesce nel suo singolare intento, rubando una provetta presso l’Istituto di
ricerche genetiche dove si pratica l’inseminazione artificiale, in cui lavora
il suo vicino di casa. Riuscirà a diventare madre, ma non resisterà alla
curiosità di conoscere il donatore del seme, infatti con le sue ricerche riesce anche
ad individuarlo, tranne poi a scoprire un uomo pieno di considerazione per sé
stesso che vive ancora presso la mamma.
Una esilarante commedia che con le
sue situazioni comiche e farsesche, le sorprese e i colpi di scena, risulta
molto divertente. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare molto, sottolineando
con lunghi applausi l’ottima resa degli attori, oltre quella della protagonista.
Una commedia che diverte ma induce anche alla riflessione sul ruolo attuale della
donna, la cui emancipazione, già oggetto di rinunce, provoca conflitti con i dogmi
della società̀ civile. Una drammaturgia concepita negli anni ottanta in cui fiorivano movimenti per l’emancipazione e
l’affermazione della donna, in cui si levavano numerose proteste contro il sessismo e la violenza contro le donne, purtroppo ancora attuali. Il titolo
suggerisce l’inutilità dell’uomo nella riproduzione, come ha dimostrato Teodolinda
che ha potuto concepire un figlio con il solo seme, senza alcun contatto con
l’uomo di cui è profondamente delusa. Ma se non si riesce a risalire ai propri genitori
possiamo considerarci una grande famiglia allargata? È irrilevante il tipo di coppia a cui
affidare un figlio? Riflessioni ancora attuali che emergono da questa drammaturgia
scritta ormai da quaranta anni e contestualizzata dalla grande regista Lina
Wertmuller. Dopo le
innumerevoli lotte per la parità di genere, che hanno migliorato la
posizione della donna nella società, si può immaginare una coppia futura, uomo
e donna, senza escludere altra tipologia di unione, che sappia camminare
insieme nella vita, nel rispetto reciproco, aiutandosi nell’adempimento
dell’arduo compito di padre e madre. La commedia oltre a divertire, quindi, pone
riflessioni esistenziali che lo spettatore divertito porta con sé come stimolo ed
interesse ulteriore.
Note di regia di Lina Wertmüller
A dispetto del titolo, questa non è una commedia
femminista. Adattata dalla pièce scritta negli anni ’80 da Iaia Fiastri, A che
servono gli uomini è più attuale che mai, toccando un tema caro a molte donne
sole: il desiderio di avere un figlio. Con leggerezza, ironia, equivoci e tante
risate, la commedia racconta l’avventura di una donna determinata, che ritiene
di poter vivere felicemente sola e che decide, prima che sia troppo tardi, di
mettere al mondo un figlio, sfruttando le possibilità̀ della fecondazione
artificiale. Ma è proprio la gravidanza a mettere Teo – la protagonista
interpretata dalla brava e spiritosa Nancy Brilli – di fronte alla sua
solitudine e a mettere in discussione la sua visione del mondo.
Nata nella tradizione a me molto cara del teatro di
Garinei & Giovannini, A che servono gli uomini sarà̀ per me come un ritorno
a casa, agli anni in cui muovevo i miei primi passi nel mondo dello spettacolo,
sotto le ali leggere e musicali dello storico duo. Ed è anche un affettuoso
omaggio a chi dopo di me è stata al loro fianco, e al grande musicista Giorgio
Gaber, autore delle canzoni.
Diceva il grande Pietro Garinei che se Iaia Fiastri
fosse nata in America sarebbe stata una Lillian Hellmann, o una Nora Ephron. In
realtà̀ qui da noi ha dovuto lottare per veder riconosciuto il suo reale
valore, per vedere il suo nome al posto giusto. Da grande commediografa è
stata capace di utilizzare la leggerezza come qualità̀ fondamentale, come
risposta alla crisi di cui tutti siamo testimoni, un modo talentuoso per
trovare la forza di modificare la realtà̀. Un autore immenso come Calvino
sosteneva nelle sue Lezioni americane che “La leggerezza si associa con la
precisione e la determinazione, la vivacità̀ e l’intelligenza sfuggono alla
condanna della pesantezza”. Nulla può̀ trovarmi più̀ d’accordo. Fortunatamente
non ho il complesso della ponderosità̀, piuttosto ho il mito dell’intelligente
ironia, e ne vado continuamente in cerca per i miei spettacoli. Avevo 23 anni
quando Iaia terminò questo testo, unico per il quale Giorgio Gaber abbia
scritto le musiche, e mi ha continuato a chiedere, nel tempo, di portarlo in
scena. Lo faccio ora. Questa non è solo una commedia, è un atto d’amore.
A CHE SERVONO GLI UOMINI? una commedia musicale di Iaia Fiastri
regia di Lina Wertmüller
musiche di Giorgio Gaber
con Nancy
Brilli
e la partecipazione di Fioretta Mari
produzione Primoatto Produzioni
e la partecipazione di Fioretta Mari
produzione Primoatto Produzioni
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