"Si potrebbe incominciare dalla fine"

Intervista a Galatea Ranzi

 
Servizio di Federica De Cesare

 

Roma - In scena il 19 e 20 marzo presso il Teatro Palladium di Roma, lo spettacolo "Si potrebbe incominciare dalla fine" vedrà protagonista Galatea Ranzi. Un'opera scritta da Paolo Modugno per la grande attrice, nonché moglie, Marisa Fabbri e qui riproposta attraverso la regia di Marco Andriolo. Una vera e proria riflessione che, con pensiero critico, porta il pubblico a meditare sulla comunicazione, sulla figura dell'attore e sul ruolo del teatro.
 
Protagonista dello spettacolo è proprio il teatro. Per lei è un luogo ove la gente si reca per evadere dagli affanni del quotidiano o può essere un posto che permette di aprire le menti e di far riflettere le persone su temi di vario genere?

Il teatro ha moltissime funzioni, tutte validissime, l'importante è che l'offerta sia varia: si può andare a teatro per riflettere, per divertirsi, per evadere, per stupirsi, per piangere, per emozionarsi. Ecco direi che il denominatore comune è l’emozione.

In questo testo parliamo della necessità del teatro. Credo sia molto importante non avere timore di entrare in un teatro, spesso viene visto infatti, come un luogo difficoltoso, noioso, pesante, mentre invece dovremmo essere spinti verso questo mondo dalla curiosità. In fondo è uno spazio vuoto, buio, uno spazio dove vengono raccontate delle cose che ci riguardano, ma con tutta la libertà e la fantasia possibili, quindi bisogna essere disponibili al teatro.

In merito al pubblico che generalmente occupa le sale, lei crede si tratti maggiormente di un pubblico adulto magari più abituato a frequentare questo tipo di ambiente o pensa invece che il teatro riesca a catturare l'attenzione anche dei più giovani?

Io credo che il pubblico sia e debba essere di tutte le età. Credo si debba fare un grande lavoro, nel teatro come nelle scuole, abituando i bambini, anche molto piccoli, ad andare a teatro, in fondo è anche un luogo di gioco in qualche modo.

Un luogo di gioco e un luogo per riscoprire sé stessi.

Certo. La funzione didattica e addirittura terapeutica del teatro è reale, esiste davvero. È importante anche farlo: sperimentare la dimensione dell’attore è un esperienza da provare almeno una volta nella vita, anche se in manera minima e marginale chiaramente.

In proposito, parlo spesso delle mie recite alle scuole elementari, per le quali ringrazierò sempre la mia maestra. Sono state esperienze davvero importanti e molto aggreganti. Il teatro, di fatti, si fa tutti insieme, ognuno nel suo ruolo, ma come in una orchestra è necessaria una collaborazione e un ascolto dell’altro molto generoso.

Lo spettacolo s'intitiola "Si potrebbe incominciare dalla fine", inteso come ripartenza, come restituzione al teatro della sua fascinazione, del suo elemento magico, ma come è possibile effettuare questa operazione?

Il segreto forse è lavorare bene, credere in quello che si fa, non dare per scontate le cose, suggerirle e non spiegarle, Si tratta di lasciare molto  anche all'immaginazione del pubblico, alla libertà individuale. Questa è un po la magia del teatro che non potrà mai sparire, mai finire.

Il teatro Palladium di Roma non è però il primo palco che vede vivere lo spettacolo.

Il testo di questo spettacolo è nato nel 2006 e quando è possibile lo riprendiamo con grande entusiasmo.

In quest'occasione saremo al teatro Palladium che è il teatro dell'Università Roma Tre e questo ha un grande valore perché rientra nel discorso formazione. Invito quindi tutti gli studenti a venire e partecipare.Tra l'altro è uno spettacolo dedicato alla mia insegnante, alla mia cara maestra Marisa Fabbri e ciò lo rende ancora più importante per me. Insomma un onere, ma sopratutto un grande onore.

 

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