Un attore e un poeta raccontano del Principe e del suo capolavoro
di Rita Felerico
Di bellezza
la Cappella Sansevero ci ha sempre nutrito; emozioni di toni e sfumature
diverse, dolcezza e forza delle presenze statuarie, atmosfera abitata dall’eco
del mistero che vuole spiegare la vita e
dai suoni di antichi riti. A 250 anni dalla morte del Principe Raimondo, la bellezza e la meraviglia continuano
a sorprenderci. “Concetto chiave per
provare a comprendere l’attività del Principe - dichiara Fabrizio Masucci,
Direttore del Museo- quello che lo
spingeva a imitare e superare la natura
con i suoi esperimenti”, nell’intento di non voler essere dimenticato dalle generazioni a venire. La meraviglia è il
senso di ciò che il Principe desiderava tramandare attraverso un progetto
educativo e comunicativo, e ha scelto di incarnarlo proprio nella costruzione della
Cappella, disseminata di simboli di iniziazione volti ad intraprendere il cammino verso la libertà del
sapere. Il Cristo Velato è l’opera d’arte più nota e ammirata fra le tante che la Cappella custodisce; Giuseppe Sanmartino ne
è l’autore, nel 1753. Scolpisce l’opera in un modo
che ancora oggi ci sorprende, che ha suscitato- dal velo al movimento del corpo, fino agli oggetti
sparsi sul letto di morte- diverse
ipotesi di realizzazione, in maggioranza
fantasiose; si potrebbe guardarla mille volte, si scoprirebbero mille volte
nuovi e sconosciuti particolari.
La
video performance Laments con Abel Ferrara lettore dei versi del poeta Gabriele Tinti, vede protagonista per celebrare il Principe proprio
il Cristo Velato. Parte di un progetto, Rovine,
che Gabriele Tinti porta avanti da
alcuni anni con l’obiettivo di abbinare il linguaggio poetico alle opere
d’arte, Laments si pone come espressione linguistica e di
forma discosto dalla poesia ecfrastica in senso stretto. Il
testo, scritto in italiano, viene tradotto / riscritto in inglese, sia per dare
possibilità all’interprete Abel di immedesimarsi meglio nei suoni delle parole, sia per allargare i
significati delle stesse parole. Inoltre, il ritmo dei ‘lamenti’ di morte di
antica tradizione magico - religiosa, reinterpretati dal poeta, viene riportato
esclusivamente dal timbro della voce di
Abel. I versi – e qui vi è altra differenza -
non descrivono l’opera , ma riempiono
quello che il poeta ha definito il vuoto che circonda il Cristo Velato;
nella storia dell’arte infatti, nei dipinti, nelle sculture, nel momento della deposizione, del compianto il
Cristo è solitamente accompagnato da altre figure, dalla Madonna, da San
Giovanni, dalla Maddalena; qui, nell’opera dell’artista napoletano, per volere
del Principe di Sansevero, è solo. Proprio questa solitudine ha catturato l’attenzione
poetica di Gabriele Tinti.
La scelta
dell’interprete ricade su Abel potremmo
dire quasi consequenzialmente; attore,
regista controverso, nato nel Bronx ma di origini campane ( i suoi nonni
emigrarono da Sarno, un suo desiderio è poter girare un film senza sceneggiatura e
forse Napoli può essere una candidata perfetta ) Abel veste i panni di un lettore /interprete un po’ fuori dalle righe,
un peccatore in cerca di luce che sembra essere quasi indifferente alla presenza vera del Cristo
alle sue spalle ; avvolto dal suo ‘oscuro’ non riesce ancora a vederlo e scandisce con dolore :“ Non abbandonarmi. Un inferno scava nel mio sangue. Brancolo, m’affanno;
non ho ancora imparato a stare qui. Ferma l’emorragia, lotta per me, insegnami
come fare. Sono intrappolato nella scena…”.
Un grido che vuole attrarre quel Cristo Velato e miracoloso nel buio
della sua anima, un lamento che si vuole fare preghiera, magico appello perché
si dia fine al male che ci incombe :
“ Fà che non ci travolga l’ombra antica,
il fiume di muffa, quest’aria di terra. Fa che le lacrime guariscano i silenzi,
la nostra disperazione, questo momento”. Poesia quindi come linguaggio
proiettato verso un dopo, verso quel tempo
vestito di luce – sapienza- che
segue al risveglio dei sensi e della mente, una post-pandemia che allarga il
suo significato alla pandemia della inconsapevolezza. Attraverso il buio, la
conoscenza come meta.
E il
Principe aveva già indicato in quel
1753, in quel Cristo da svelare, la strada da poter percorrere per superare i limiti, per
apprendere il fluire movimento delle cose, della vita , il segreto per
continuare a camminare : solo arte e
poesia hanno la capacità di donare e dare permanenza al mondo, di curare quella
che è la ferita dell’esistenza , di stupirci per resistere al male, dopo
Auschwitz, dopo la bomba atomica, dopo ogni guerra, ogni violenza, dopo ogni
pandemia. La video
performance sarà presentata in prima visione online alle ore 12.00 del 18
maggio sul canale Facebook Museo Cappella Sansevero in occasione della Giornata Internazionale dei Musei e
resterà visibile su Facebook e sugli altri profili social del Museo. Gli eventi
per le celebrazioni sono stati inaugurati
da un Concerto per il Principe
eseguito dall’Ensemble Barocco di Napoli – associazione Alessandro Scarlatti lo
scorso 20 marzo , mentre il 22 marzo è stato pubblicato un video realizzato da
Napoli Film Industry come tributo alla
figura del Principe. Gli eventi per la ricorrenza dei 250 anni dalla sua
morte, si succederanno durante tutto
l’arco dell’anno ed è previsto in estate un weekend di celebrazioni a
Torremaggiore, città natale del Principe
di Sangro.
Brevi
note
Gabriele Tinti ha pubblicato una silloge poetica nel
2016, Last words con l’artista
americano Andres Serrano; nel 2020 una nuova raccolta poetica per i tipi di Powerhouse Books in
collaborazione con l’artista Roger Ballen; nel 2021 si prevede la stampa di un
volume che raccoglie l’esperienza del progetto Rovine che ha visto coinvolti alcuni dei maggiori musei al mondo,
come il Metropolitan di New York, il Paul Getty Museum, il British Museum di
Londra, i Musei Capitolini, il Museo dell’Ara Pacis, il Mann di Napoli, la
pinacoteca di Brera e attori di chiara fama come Franco Nero, Alessandro Haber,
Marton Csokas, Kevin Spacey , Abel
Ferrara.
Abel Ferrara. Si ricordano solo gli
ultimi premi e collaborazioni : nel 2005 vince quattro premi a Venezia con Mary , interprete Juliette Binoche; nel
2011 ottiene il Pardo d’onore a Locarno; è del 2012 L’ultimo giorno sulla terra con Willem Dafoe, presentato a Venezia
come il suo Pasolini, del 2014. A
Cannes nel 2019 presenta Tommaso ,
mentre all’ultima Berlinale si proietta Siberia.
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