Al Teatro Mercadante – Teatro Nazionale - 26 maggio 2021
In onda anche in streaming, sabato 29 maggio alle ore 20,00 sul
portale della Regione Campania: “Cultura Campania –Ecosistema digitale per la
cultura della Regione Campania”: https://cultura.regione.campania.it/it/web/guest/home e
sulla pagina FB del Teatro.
Servizio di Rita Felerico
Napoli - Un film
–drama, così ha definito La
vita nuda il regista, Alfonso Postiglione, nessuna sostituzione del
teatro con il cinema, ma piuttosto un rapportare forme di teatro al linguaggio filmico.
L’esperienza pandemica – che ha rimandato il debutto e costretto a pensare
nuove forme di espressività- ha così
dato la possibilità alla drammaturgia di divenire una ‘scrittura estesa’, un
processo integrativo fra immaginazione e linguaggio che ha costretto più volte
gli autori a rivedere il testo. Un’esperienza di creativizzazione che ha
integrato più piani della immaginazione e della parola, un processo di
integrazione non certo tranquillo. “Non
volevo perdere del tutto degli strumenti teatrali – precisa Postiglione
prima della proiezione del 26 maggio scorso al Teatro Mercadante – e neppure delle forme di teatro, tenendo ben
presente che lo schermo diviene in questo caso il luogo privilegiato per
dialogare con il pubblico”.
Un pubblico sempre presente
-anche se non c’è- nella mente degli attori, del regista e il testo, ispirato ad
alcune fra le più note Novelle per un
anno, scrittura a cui Luigi Pirandello si dedicò nell’arco di più di
quaranta anni, si presta in modo particolare a questa sperimentazione. “ Il
racconto breve è un genere letterario – per dirla con Calvino – proprio dei
momenti di transizione. La novella va all’essenza dei conflitti, condensandoli
e raccontandone spesso l’ultimo passo, aspetti che condivide con la tragedia
classica” – scrive sempre Postiglione nelle note di regia. Usare quindi la
‘tecnica’ filmica per rendere possibile l’immaginazione della parola usando
l’emozione dell’intelligenza; ci sono film che esteriorizzano le ferite
dell’anima e degli organi interni, che rivalutano un processo identitario non
sempre riconoscibile e il teatro ne può accogliere gli strumenti tecnologici e la forza di una innovazione che è dentro
questa forma di ‘scrittura estesa’, come richiamato prima. “
“La vita nuda non è teatro ma lo attraversa per andare poi a
definirsi all’interno di una cornice audiovisiva “ è scritto
ancora nelle note; non a caso il set è il palcoscenico e la platea del Teatro
San Ferdinando, occupato per tutto il mese di febbraio dai bravi scenografi e
macchinisti di questa produzione, frutto della collaborazione fra il teatro di
Napoli – Teatro Nazionale e Mad Entertainment. Cinque storie, ventitré
personaggi, sette attori – che hanno tutti dato una bella prova di sé – una
bellissima colonna sonora, bellissimi i costumi ed evocative le sculture
sceniche che compaiono fra i protagonisti, animali, latori di una memoria
ancestrale, di uno stato puro del pensiero, che l’uomo moderno, forse, non è
più in grado di recepire. ”E’ lo sguardo
post – umano di Pirandello che guida questa selezione di storie da vera
commedia umana alla Balzac – è scritto ancora nelle note – Quello sguardo che criticando
l’antropocentrismo narrativo guarda all’uomo come uno zoologo osserva gli
animali, un entomologo gli insetti, recuperando quella distanza “umoristica”
cara allo scrittore di Girgenti. Un “bestiario” ferocemente umano, a cui, con
questo flimdrama proviamo a dar voce”. Un esperimento che introietta
la tecnologia come opportunità creativa e non oppositiva, dove azione teatrale
e immagine divengono e si trasformano in segni scenici e linguaggio
epistemologico, ludico, estetico.
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