Tango Glaciale reloaded (2018) progetto, scene e regia di Mario Martone
Anteprima nazionale Piccolo Bellini di Napoli dal 16 al 28 gennaio
Servizio di Rita Felerico
Napoli - Una chiave per leggere il
teatro del novecento è senza dubbio quella della ‘scoperta del corpo
dell’attore’; la duttilità, la forza trasformativa, la flessibilità che possono
appartenergli sono doti che permettono di raccontare la trama delle storie e
dei personaggi in una diversa forma espressiva. Il corpo diviene il luogo del teatro, dove spazio e tempo si
coincidono, ‘fatto’, pensato per abitare
il palcoscenico con l’idea dell’attraversamento, affidando alla sensibilità
interpretativa dei protagonisti il dialogo con il pubblico, che si vuole
coinvolgere in modo più carnale. Mettere in scena il corpo per dire e svelare
la realtà non con i soliti format è l’obiettivo, perché la ragione della parola
può essere ed è uno strumento, ma non la sola forma depositaria di ‘verità’.
Usare il corpo significa allora mettere tra parentesi i pregiudizi, superando
lo storico dualismo anima/corpo, significa scavalcare quella mortificazione del
corpo che a partire dal pensiero di Platone segna la nascita di una ragione e
di una follia sempre più lontane dalla dimensione della vita. Prima del ‘900
non si riflette così sul corpo e nel 1982 quando il collettivo di artisti Falso Movimento lavora su questo,
scommette e sfida : “Congelato,
compresso, tesissimo,lo spettacolo scoppiò la sera della prima tra i vicoli di
Napoli,dove si trovava il Teatro Nuovo e dove la gente si era accalcata
superando i muri di legno e cemento che chiudevano le strade ancora a due anni
dal terremoto; si sciolse tra gli applausi che erano nel cuore prima che nel
cervello e nelle nostre lacrime e nell’emozione di tanti” , così ricorda
Martone in una intervista quel debutto del 27 gennaio del 1982. L’idea di
riproporre Tango Glaciale e
quell’esperienza rivoluzionaria di sperimentazione teatrale nasce da un
progetto di Marinella Guatterini, il
RIC.C (Reconstruction Italian
Contemporary Choreography ) che intende mettere in risalto un capitolo del
nostro passato artistico, quello legato alla storia della danza contemporanea –
anni ottanta, novanta – ,che non deve e non può essere dimenticato, perché
anche da qui parte lo scenario di una progettualità creativa tutta italiana che
lega danza,teatro,arti visive, letteratura,poesia. Coprodotto dal teatro
Bellini di Napoli e Danza/Aterballetto, dal 16 al 28 gennaio al Piccolo Bellini
di Napoli, in anteprima nazionale, torna in prima al Ravenna Festival; ma la
festa di compleanno era nelle cose festeggiarla qui, dove è nato Tango Glaciale. Erano gli anni della new
wave, un collante musicale, spirituale e visivo che teneva unita la curiosità
dei giovani con la loro sete di novità, si sperimentavano e mescolavano
linguaggi diversi ed è la musica a giocare un ruolo fondamentale in questo Tango Glaciale, che nella rilettura
conserva fedelmente la drammaturgia e la trama del racconto. La musica
accompagna i ‘fulminei’ quadri di scena descritti dal movimento dei corpi, avvolti
da un cambio di luci in perfetta sintonia con la meccanica e l’architettura
scenica dello spettacolo, una impalcatura dimensionata dal montaggio e smontaggio
di filmati e diapositive che disegnano la profondità di ambienti visionari e
reali. La musica determina il movimento e il cambiamento temporale e spaziale
di oggetti e personaggi, ne sottolinea la sparizione e l’apparizione; la musica
come linguaggio ‘primordiale’ anzi primario che in battere e in levare ci ‘mette
in moto’. Bellissima la visione del sax in movimento nel vuoto che va a sparire,
solo, sulle note di un Wagner jazzato.
Bellissimo lo ‘spogliarsi’ degli abiti che si stracciano e si cuciono addosso
ai corpi; bellissimi gli sguardi fissi dietro gli occhiali da sole, bellissima
la canzone finale,di Martha and the Muffins inserita
nell'album This Is The Ice Age (anno 1981)
:
In
sella alle nostre biciclette in autostrada,
Lasciando dietro di sé le auto distorte,
Ci muoviamo come pallottole!
Nessun pericolo, nessun pericolo
Lo diamo per scontato. […]
Lasciando dietro di sé le auto distorte,
Ci muoviamo come pallottole!
Nessun pericolo, nessun pericolo
Lo diamo per scontato. […]
Tutto ciò che abbiamo fatto è
stato chiudere gli occhi,
A moment come unhinged. Un momento in cui viene fuori un momento.
All we did was close our eyes, Tutto ciò che abbiamo fatto è stato chiudere gli occhi,
A world falling into shape. Un mondo che si sta formando
A moment come unhinged. Un momento in cui viene fuori un momento.
All we did was close our eyes, Tutto ciò che abbiamo fatto è stato chiudere gli occhi,
A world falling into shape. Un mondo che si sta formando
progetto, scene e regia Mario Martone
riallestimento a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi
con Jozef
Gjura, Giulia Odetto, Filippo Porroriallestimento a cura di Raffaele Di Florio e Anna Redi
elaborazioni videografiche Alessandro Papa
interventi pittorici / design Lino Fiorito
ambientazioni grafiche / cartoons Daniele Bigliardo
parti cinematografiche / aiuto – regia Angelo Curti, Pasquale Mari
elaborazione della colonna sonora Daghi Rondanini
costumi Ernesto Esposito
produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto
riallestimento nell’ambito del Progetto RIC.CI Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni Ottanta/Novanta (Ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini)
in coproduzione con Fondazione Ravenna Manifestazioni
con il sostegno di Torinodanza festival | Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale
in collaborazione con Amat – Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee/ Fondazione Teatro Comunale di Ferrara /Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura / Fondazione Toscana Spettacolo onlus/ Fondazione Milano – Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi”
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