“Operetta Burlesca” scritto e diretto da Emma Dante
Al
Teatro Bellini di Napoli dal 29 marzo al 3 aprile
Servizio di Francesco Gaudiosi
Napoli- Pietro vive nella provincia
di Napoli, ha 40 anni, e sa di essere nato femmina. Pietro, nella sua ricerca
individuale, sa di essere considerato diverso dagli altri paesani, ma è
contento di essere ciò che è, vive con apparente serenità, pur se nel
nascondimento, la sua condizione di “travestito”. Perché Pietro riesce a
ritagliarsi attimi di felicità ballando chiuso nella sua cameretta, vestendosi
e truccandosi da donna. Pietro sa di non essere accettato dalla società in cui
vive, e proprio per questo la sua aspirazione è quella di trasferirsi a vivere
a Napoli, “dove c’è la civiltà”- dice, con il suo grande amore. Ma Pietro è
anche un efferato sognatore che, nella costruzione scenica di Emma Dante, si
illude di poter modificare una società carica di preconcetti e che non vuole
cambiare. Così che Pietro si trova a guardare in faccia una realtà che non è la
sua, così immodificabile in apparenza, ma anche così realizzabile, alla fine,
nonostante gli ostacoli che bisognerà superare.
Operetta
Burlesca è una provocazione, uno spettacolo che parla con il
linguaggio della Dante - e cioè in modo crudo, forte ma così iperrealisticamente efficace, che regala un messaggio chiaro a chi guarda sulla
scena le vicende quotidiane del protagonista. Della libertà alla vita, della felicità
di amare. Dell’universalità di un messaggio civile che travalica i confini del
paesino in cui Pietro vive ma che si estende all’Italia tutta. “Ho scritto
questa storia perché spero che sulle unioni omosessuali l’Italia colmi il
ritardo con l’Europa. Perché detesto la repressione del vero desiderio, del
talento. Ho scritto questa storia perché ho conosciuto tanti Pietro. Ma non li
ho mai visti ballare. Li ho sentiti monchi, stretti dalla morsa delle loro
camerette condominiali. Io vorrei vederli ballare, vorrei più spazio per loro. Operetta Burlesca è un varietà ma anche
uno spogliarello dell’anima.”
Emma Dante regala 55 minuti
di teatro profondo, emoziona lo spettatore attraverso un’analisi immensa sul
personaggio di Pietro, come immensa è l’interpretazione che ne da Carmine
Maringola, travestito sublime, con una personalità mai depressa o alla ricerca
di compatimenti, anzi, fornito di una vis comica e coraggiosa al tempo stesso,
perché Pietro non vuole raccontare delle sue sofferenze, vuole raccontare della
sua libertà. Al pari livello un eccellente Francesco Guida, nei panni del
severissimo padre e della sofferente madre al tempo stesso, e i danzatori
Roberto Galbo e Viola Carinci. Il testo di Emma Dante presenta un livello
drammaturgico tale da parlare un linguaggio universale, o che forse tende ad
essere tale proprio in virtù del messaggio che esso vuole giustamente lanciare
al pubblico prima ancor che alla politica italiana.
Le pregevoli interpretazioni
sorprendono lo spettatore che resta attonito e meravigliato scoprendo universi
mai conosciuti prima, alzando il velo del mistero e del proibito e capendo
finalmente cosa voglia dire per molte persone nascere diversi per gli altri ma
normali per se stessi . Il viaggio nella libertà individuale di Pietro è un
messaggio che non sarà dimenticato, è uno sfogo sensato e da giustificare. E,
potremmo dire, anche da legalizzare sotto forma di unioni civili.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti
Posta un commento