“SE’ NUMMARI” DI SALVATORE RIZZO - REGIA DI VINCENZO PIRROTTA

Al Teatro Piccolo Bellini di Napoli dal 29 gennaio al 1 febbraio

 

Servizio di Andrea Fiorillo

 

Napoli - Sembra impossibile raccontare e quindi provare anche solo lontanamente a capire cosa possa essere una vita passata a prendersi cura di qualcuno che ha sempre bisogno di noi, che non sarebbe in grado di fare altro che respirare se non fossimo lì, al suo fianco.

Quale tsunami emotivo possa sconvolgere lesistenza di due genitori che si trovano, giorno dopo giorno, a fare i conti con un figlio che rappresenta per loro una lotta continua, che è amore, sofferenza, lacerazione, paura. Quali domande affliggono vite legate ad un filo sottilissimo, percorso come equilibristi, dove vivere sembra perdere il senso stesso del suo fine ultimo, ma anche acquisirne uno elevatissimo, che è quello del dono totale.

Tutto questo mondo, questo groviglio assurdo di sentimenti veri e drammaticamente comuni, è la realtà su cui si sviluppa Senùmmari (Sei numeri), lo spettacolo prodotto dallo Stabile Etneo, in scena al piccolo Bellini dal 29 gennaio al 1 Febbraio.

Su un testo scritto da Salvatore Rizzo, con la regia di Vincenzo Pirrotta, che cura anche le scene ed i costumi, lo spettacolo ruoto intorno a due personaggi: Orazio, il padre, magistralmente interpretato da Filippo Luna, ed Anna, la madre, che ha il corpo e la voce di Valeria Contadino. Due figure sole, sulle quali si abbatte una maledizione, quella di un figlio tetraplegico, che da vittime di un destino crudele, si fanno carnefici della loro stessa esistenza, provando a combattere quella tormentata litania che è il dolore stesso della loro quotidianità.

Un luogo/non luogo quello nel quale si muovono, che diventa spazio della follia, nel quale si svolge una vita che diventa priva di senso se non è più dono allaltro.

Ed in questa gabbia del delirio che imprigiona le loro menti, un momento di istantanea felicità, come una vincita al Lotto indovinando bei sei numeri, li confonde, li annulla, facendogli credere che quello sia il risarcimento a loro dovuto, larrivo della tanto aspirata catarsi, senza accorgersi però, come afferma lo stesso autore,che quella è invece una trappola: chissà, magari tesa, messa lì apposta dagli stessi dei.

Spettacolo potente, drammaticamente poetico nellinterpretazione, nella scelta del linguaggio scenico, nelle meravigliose luci e nella colta musica, curata da Giacomo Cuticchio. Una scrittura che, seppure dialettale, arriva dritta al centro dello stomaco, che non lascia scampo, che racconta e denuncia, lasciando però a noi a scelta, perché “un dove, un tempo, un perché non saranno mai uguali per tutti.

 

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