Teatro Mercadante, Teatro Stabile di
Napoli 14 – 31 ottobre 2020
Servizio di Rita Felerico
Napoli
- La parola disegna le nostre esistenze, forma le lingue, la comunicazione; con
le parole narriamo, spieghiamo, dialoghiamo, descriviamo, offendiamo,
recitiamo; le parole si scrivono, per lasciare tracce del nostro passaggio su
questa terra, si succedono, si inseguono l’una dopo l’altra su fogli di carta,
si raggruppano in alfabeti di logico pensiero, si costipano in manoscritti, in
libri. Speriamo che qualcuno li legga, che li custodisca, a dare memoria di ciò
che nel tempo si è costruito e si desidera tramandare nella speranza che chi
verrà dopo possa fare tesoro di tanta esperienza e sapienza. La vecchiaia, tappa
finale dei percorsi di conoscenza ed esistenza, ci illude sulla necessità di tutto
questo scrivere e vivere: il corpo - ormai stanco- non riesce a correre dietro il
veloce pensiero ma ci sono i libri, le parole. Il momento della scoperta del
limite delle nostre vite, dei nostri corpi, è come un diluvio, travolge tutto
il già fatto, il già detto, il già sperimentato.
Cosi
come un diluvio il drammaturgo canadese Michel
Marc Bouchard descrive il
tentativo di un gruppo di anziani intenti
a ricostruire i relitti di una memoria collettiva che le giovani generazioni
vogliono ignorare. I manoscritti del
diluvio sono quel che resta di un patrimonio di parole, rimasugli di fogli
imbrattati che con un ultimo atto di disperato coraggio i vecchi vogliono far rivivere.
I giovani sono ai margini, come un eco, ridono, agiscono fuori dalla
scena, una scena ricavata nello spazio della platea libera delle poltrone, invasa
da montagne di fogli stracciati e consumati, fra i quali si aggirano i vecchi,
in abiti dimessi, che tentano di far rivivere le parole della loro storia, che
suona di tanfo e di magma stantio. Quei
corpi in deterioramento tentano di imitare le gioiose azioni dei giovani, per
avere voce, ma quei giovani sembrano non avere orecchie e attenzione. Non si
poteva inaugurare la stagione 2020 / 2021 in modo più mirato, il diluvio che ha
travolto il nostro tempo presente, ci ha costretti a riflettere sulla fine inaspettata , sulla incapacità di
comprendere, sul bisogno di dare una svolta alla oppressività del “young is
beautiful”, una moda che relega gli anziani in aree prefabbricate, relega
la saggezza della vecchiaia a rimanere
nel ruolo di sottoposta rispetto al potere della società del marketing e della
finta democrazia.
Le
ali di un angelo - Danny – sono l’unico strumento a legare con leggerezza quei
vecchi al futuro; Bouchard sembra affidare ad un giovane di androgena bellezza
il compito di redimere il contrasto e la lotta, di svelare la verità dei fatti.
La regia di Carlo Cerciello ha con
deciso, netto e veritiero sguardo dato vita ai sentimenti contrastanti di uno
scontro non solo generazionale, ma direi quasi metafisico e ontologico, che le
luci di Cesare Accetta e la scena di Roberto Crea bene mettono in risalto.
Uno sguardo che trasforma il surreale del tempo scenico nel tempo interiore di
ogni spettatore, quindi vero momento di un presente che non sembra mai passare:
la storia non insegnerà mai nulla? Emoziona lo spettacolo per la espressività
degli attori – tutti molto convincenti - che, perfettamente calati nei loro
ruoli, non escono fuori delle ‘loro parole’ se non per intrecciare dialoghi di
un disperato e agognato futuro. Si sopravviverà? Un
mondo muore …Come sarà il prossimo? Spero decoroso, suggerisce Bouchard. Spiazzante
la recitazione lì dove eravamo noi, gli spettatori: un rivoluzionario
capovolgimento, probabilmente quello che dobbiamo con coraggio affrontare in
quest’epoca di pandemico diluvio.
I MANOSCRITTI DEL DILUVIO di Michel Marc Bouchard, traduzione Barbara Nativi, regia Carlo Cerciello
con Walter Cerrotta, Michele Nani, Danilo Nigrelli, Franca Penone, Bruna
Rossi, Maria Angeles Torres, scene Roberto Crea, costumi
Daniela Ciancio, luci Cesare Accetta, musiche Paolo Coletta suono
G.U.P. Alcaro, aiuto regia Aniello Mallardo, assistente alla regia Cecilia Lupoli, assistente alle scene Michele Gigi, assistente ai costumi Arianna Pioppi, direttore di scena Teresa Cibelli, datore luci Pasquale Piccolo, macchinista Nicola Grimaudo, fonici Paolo Vitale, Daniele Piscitelli, sarta Roberta Mattera, trucco Vincenzo Cucchiara, foto di scena Marco Ghidelli, realizzazione scena F.lli Giustiniani, realizzazione costumi Farani, materiale elettrico Emmedue, materiale audio Opera 26, parrucche Rp Studio, produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
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