Y-SAIDNAYA
Per Napoli Teatro Festival Italia 2020 – seconda sessione –internazionale spettacolo in arabo con sovratitoli in italiano – prima assoluta
Al Teatro Bellini settembre 22/23 ore 21,00
Servizio di Rita Felerico
Napoli
– La storia graffia la pelle e il cuore, racconti di dolore, di sofferenza e di
violenza che man mano, nello snodarsi della narrazione, passano da una
apparente surrealtà a concretizzarsi negli occhi e nel viso dei protagonisti,
testimoni oculari, la cui voce risuona sul palcoscenico per raccontare e basta.
SALEH KATBEH autore delle musiche, suoni di percussioni che
scendono nel profondo accompagnando le parole, dice ad un certo punto: “Ho imparato a suonare per non poter
parlare”. E grazie alla musica riesce a vedere ciò che accade, a poter
descrivere e in qualche modo a curare anche il dolore. La storia che fa da file
rouge è quella di un giovane studente turco di ventidue anni, Riyadh, arrestato
nel 1966 dai servizi segreti siriani e rinchiuso nelle carceri definite
‘speciali ‘ per 21 anni: non c’è giorno in cui non subisca atroci torture. Il
titolo è infatti il nome di una prigione a nord di Damasco, un luogo da incubo
dove sono state torturate e uccise 13mila persone, come testimonia un rapporto
del 2017 di Amnesty International. Ramzi Choukair,
regista siriano, scrive e intreccia la storia di Riyadh a quella di altri sopravvissuti
alla violenta repressione del regime, perseguitati per motivi diversi,
politici, religiosi, di intolleranza di genere o solo perché amici di amici
sulla scia di sospetti e di fatti mai provati.
Il ruolo dei pregiudizi, della soffocata libertà stritolata non solo dalla
reclusione ma da una costante violenza fisica e psicologica, si percepisce come
un ‘ragionato’ meccanismo, una ‘pensata’ strategia, tesa a cancellare le
identità e le volontà degli individui. Ognuno ha una storia che parte da
lontano, dalle famiglie, da una educazione, da una società ben radicata
nell’oscuro pensiero di un potere sempre più restrittivo, repressivo: si sente
sgretolare non solo l’individuo e la persona, ma un popolo intero insieme alle
sue mura antiche, ai suoi desideri di libertà, ai suoi sogni di fuga. Dove è la
Siria? Dove sono i siriani? Dove sono tutti quei popoli e Paesi devastati dalle
guerre e dall’odio? Non sono poi tanti i chilometri che ci separano e se pure
lo fossero non potremmo sentirci lontani: tutto ritorna e segna il presente, il
nostro stare qui, in altro luogo o Paese o in un teatro dove seppure in pochi –
per il covid – ci siamo sentiti vicini a condividere. Bravi i giovani attori
nell’esprimere una realtà così complessa e intricata nel dolore, bravi in quel
raccontare / recitando che non ha avuto sbavature o cedimenti di basso
sentimentalismo. Anzi, si è aperto un mondo di prospettive che inchiodano il
pensiero e scuotono la volontà di un possibile agire. Indovinato il gioco di
luci, l’innesto dei filmati, essenziale la scenografia, gli oggetti, i cui
colori erano richiamo ad un luminoso passato (nonostante tutto custodito nel
cuore) e ad un futuro, si spera diverso.
Y-SAIDNAYA IDEAZIONE, TESTO E
REGIA RAMZI CHOUKAIR
COLLABORAZIONE ARTISTICA ESTELLE RENAVANTCON HEND ALKAHWAJI, RIYAD AVLAR, RAMI KHALAF*, ALAA MANSOUR, SHEVAN RENE VEN DER LUGT
MUSICA SALEH KATBEH
PROGETTO LUCI FRANCK BESSON
CREAZIONE VIDEO STÉPHANE ROSSI
ASSISTENTE ALLA REGIA GHASSAN HAMMASH
TOURING STAGE MANAGER STÉPHANE LEMAIRE
AMMINISTRAZIONE E PRODUZIONE LEÏLA CARPIER, ESTELLE RENAVANT
PRODUZIONE PERSEÏDEN
IN COLLABORAZIONE CON BARZAKH FÜR KUNST
CON IL SOSTEGNO DI AFAC (THE ARAB FUND FOR ART AND CULTURE), DÉPARTEMENT DES BOUCHES-DU-RHÔNE, DRAC PACA, FONDATION ABBÉ PIERRE, RÉGION SUD COPRODUZIONE BONLIEU – SCÈNE NATIONALE ANNECY, LA VILLETTE – PARIGI, FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA, ESPACE MALRAUX – SCÈNE NATIONALE CHAMBÉRY, THÉÂTRE D’ARLES
RESIDENZA LE ZEF – SCÈNE NATIONALE MARSEILLE, DOMAINE DE L’ETANG DES AULNES, LA VILLETTE – PARIGI, BONLIEU – SCÈNE NATIONALE ANNECY, THÉÂTRE DU BOIS DE L’AULNE, TEATRO BELLINI NAPOLI
*Rami Khalaf sostituisce Jamal Chkair
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