COMPAGNIE TEATRALI IN TEMPO DI CORONAVIRUS
Incontro (telefonico - 1 maggio 2020) con
Leda Conti de Il
Théâtre de Poche
DIREZIONE ARTISTICA
Massimo De Matteo, Sergio Di Paola, Peppe Miale
PRESIDENTE
Massimo De Matteo
COLLABORATORI
Leda Conti
Luigi Ferrigno
Lorena Leone
Fabio Palliola
Massimo De Matteo
Sergio Di Paola
Alessandra Gaudioso
Peppe Miale
Laura Zaccaria
Servizio di Rita Felerico
Napoli
- L’ amicizia con Leda Conti nasce circa
25 anni fa e si è rafforzata nel tempo attraversando momenti di gioia, di sofferenza,
di difficoltà, di complicità. Un sentimento ci ha sempre unite, la passione per
il ‘Teatro’, la musica e la bellezza, nel suo essere, nel suo esprimersi. Speciale
è anche il mio legame con Il Théâtre de
Poche, i cui passi seguo fin dagli inizi, dal 1992, quando Lucio Allocca
divenne direttore artistico di una compagnia e di uno spazio “indispensabile, libero, creativo,
accogliente, totalmente indipendente e autofinanziato. Si presenta- questo
luogo magico - come una cavea di roccia
basaltica, ma il suo nero assoluto trasferisce lo spettatore, grazie alla magia
del Teatro, in luoghi e spazi sconfinati, luoghi della mente, proprietà della
poesia e della immaginazione. Necessario e miracoloso, è zattera che traghetta
a volte verso la salvezza”. Ho riportato per raccontarlo le parole con le
quali il Teatro si descrive, che al meglio colgono non solo l’obiettivo che il
de Poche persegue e diviene con le sue proposte di spettacolo, ma anche il suo
voler essere un ‘particolare modello formativo’ apprezzato e qualificato.
I suoi laboratori non hanno mai perso l’impronta originaria, ma questa si è man
mano arricchita aprendosi alle nuove esigenze e richieste formative ed
espressive di tanti giovani che di teatro volevano e vogliono vivere. I
direttori artistici che oggi ne guidano l’azione, sono nomi dello spettacolo, beniamini del pubblico, così come i
collaboratori e i soci fondatori. Leda ha poi dato una impronta particolare ai
laboratori, introducendo lo studio e l’applicazione della lingua inglese nei
corsi di formazione, dando vita a spettacoli che – distanziandosi da un mero
saggio di fine corso- posseggono di per sé un valore di recitazione e
teatralità. Penso così al Théâtre de
Poche come ad un Libero Spazio di Creatività, dinamico,
flessibile e al contempo disciplinato ed esigente, capace di far venire alla
luce le capacità degli allievi. Cosa accade in periodo di pandemia?
Leda come stanno vivendo
gli allievi del Théâtre de Poche l’esperienza del corona virus?
“Dopo un primo momento di stallo, sono stati
gli stessi allievi che frequentano i laboratori
pomeridiani e serali (adolescenti, giovani universitari, lavoratori) a
chiederci di continuare a distanza il lavoro interrotto e chiaramente abbiamo
accolto la proposta, perché è nei nostri obiettivi realizzare un rapporto di
formazione completo, che abbracci il cuore e la mente, i desideri di coloro che
frequentano e condividono gli stessi obiettivi. Abbiamo insieme a loro
progettato le modalità di realizzazione di una formazione a distanza e ognuno
di noi insegnanti continua la sua didattica; io lavoro sui testi in inglese,
Peppe sulla recitazione, Lorena sulle emozioni, Sergio prosegue lo studio sui
testi poetici di Fosco Maraini, un lavoro concepito per favorire l’esperienza metalinguistica,
molto utile per un attore. Continuiamo così – anche da lontano - a stimolare la
creatività, una creatività che non ha mai smesso di scorrere fra noi e fra di
loro, non si è mai fermata. Vi invito a visionare in proposito e come esempio il video realizzato da una nostra
bravissima allieva in questo tempo di
corona. Ha fatto tutto da sola a casa: video, montaggi e assemblaggio di varie
app sia del cellulare che del computer https://youtu.be/rTxCXmcZGgU ”.
Una delle finalità del tuo
lavoro sui testi in lingua.
“Scegliamo un testo, vi
lavoriamo su, analizzandolo, comprendendolo, interpretandolo, registrando e creando un video che
testimoni il lavoro in progress e il prodotto finale, lo spettacolo.
Visioniamo, riflettiamo e commentiamo insieme anche gli spettacoli del Globe
Theatre di Londra, del National Theatre, per confrontarci con altre realtà. Il lavoro sui testi in lingua e gli spettacoli
è stato molto apprezzato dalle scuole, nei licei soprattutto, dove intervengo su
richiesta degli insegnanti. Anche questo impegno ci è stato sottratto dalla
pandemia. Una delle finalità più importanti è quindi quella di donare una formazione più completa e più preparata a
rispondere alle richieste di uno
scenario più ampio di quello offerto dai
nostri confini.
Come vedi il futuro del
teatro, del Théâtre de Poche.
“Io credo in una ripresa,
lenta, ma ci credo. Immagino lo spazio del Théâtre de Poche ancor più attrezzato per le sanificazioni – facendo scuola, lavorando
spesso sul ‘terreno del palcoscenico’ in questo abbiamo precorso i tempi – e
possedendo due sale si può pensare ad un loro uso differenziato e scadenzato e
perché no penso anche ad un uso meditato delle mascherine; penso di lavorare su
monologhi, dialoghi. In generale, per il teatro, credo si debba guardare
avanti, oltre questa surreale situazione che si è definita guerra, perché non è
finita purtroppo. Si deve guardare avanti. E’ un altro
teatro quello che si prospetta nel dopo?
Spesso mi sono fatta questa domanda. Mi rispondo: ci si adatta ai ‘limiti’; se ci si modella e ci si disegna
su misura sui limiti, il limite stesso può divenire una virtù .
Allo stesso spazio di azione, il
palcoscenico, considerato impossibile per fare teatro in pandemia, occorre
approcciarsi diversamente, trasformarlo in realtà teatrale. Il teatro può mutare in tal
senso, per un set cinematografico per esempio, credo sia più complicato.
Allora pensi sia
possibile immaginare un altro
teatro?
“Un altro teatro nel
senso e nella misura in cui ci si impegni a creare un testo ex novo, ad
hoc, magari scritto dai ragazzi, i quali
ragionano meglio di noi – più avanti con l’età - ‘con la mascherina’, questo sta a
significare qualcosa (come è
stato per esempio per Carmelo Bene e l’uso del microfono); oppure si può andare a
recuperare un testo e usare in vario modo la digitalizzazione. Vorrei
poi dire, sarà casuale, che stavamo provando ‘Pene d’amor perdute ‘, una commedia di
William Shakespeare dove si lavorava per
sequenze, con un inizio e una fine netti, come se in scena andassero a
realizzarsi tante situazioni di ‘clausura’. Questo attiene al linguaggio
pandemico?!
Veniamo alla nota
dolente, quella economica.
“Come tante altre
piccole realtà teatrali, non abbiamo aiuti o sovvenzioni. Ci gestiamo da soli,
con i nostri laboratori nei quali investono anche i ragazzi. I laboratori sono
sempre stati frequentati e c’è grande riscontro, per i nostri ancor di più da cinque anni a questa
parte, quando abbiamo inaugurato i corsi
in lingua con i quali ci apriamo, come detto,
ad una prospettiva europea e internazionale. Abbiamo tante soddisfazioni, nostri allievi
frequentano l’Accademia a Roma, ed anche quella francese. Si sa
della nostra esistenza, ma spero che il dopo pandemia – e le riflessioni che ne
conseguiranno - ci renda più visibili rispetto
alle istituzioni, anche sotto l’aspetto economico.
Un risultato positivo a
cui la pandemia potrebbe portare?
“Non ritornare al
‘come prima’, e che soprattutto in
Italia tutto il mondo del teatro, della
cultura, possa finalmente conquistare il posto che meritano, con piani e
programmazioni pensate a lungo e largo raggio; che si realizzi una regolamentazione rispetto
ai tariffari, ai diritti sindacali; penso ai tanti stagisti non pagati e
sfruttati, a tanto lavoro in nero, che purtroppo tocca anche la nostra
categoria e tutte le professionalità e maestranze che le ruotano intorno.
Dobbiamo mobilitarci per questo, tutti, soprattutto come cittadini”.
DIREZIONE ARTISTICA
Massimo De Matteo, Sergio Di Paola, Peppe Miale
PRESIDENTE
Massimo De Matteo
COLLABORATORI
Leda Conti
Luigi Ferrigno
Lorena Leone
Fabio Palliola
SOCI
FONDATORI
Lucio Allocca Massimo De Matteo
Sergio Di Paola
Alessandra Gaudioso
Peppe Miale
Laura Zaccaria
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