Madama Butterfly- di Giacomo Puccini, direttore PinchasSteinberg, regia di Pippo Delbono
Al Teatro San Carlo di
Napoli dal 14 al 31 luglio
Servizio
di Francesco Gaudiosi
Napoli- Si è di recente
conclusa con successo la riproposizione dell’allestimento di Madama Butterfly
firmata nel 2014 da Pippo Delbono, che torna al teatro San Carlo nell’ambito
della rassegna estiva del San Carlo Opera Festival. Dal 14 al 31 luglio è tornato
a rivivere sulle scene del San Carlo lo struggente dramma in 3 atti di Giacomo
Puccini, ambientato nella suggestiva cornice giapponese.
Madama Butterfly segna il
ritorno del Puccini ad un soggetto più intimo rispetto ai lavori precedenti
(come la Tosca o la Bohème), mettendo al centro la semplice anima di una
fanciulla innamorata. La pregevolezza dell’opera sta proprio nelle sfumature
dell’affascinante personaggio di Cio-Cio-San, che assume uno sviluppo coerente
nel corso del dramma, dall’ingenuità iniziale ai primi sospetti sul proprio
destino, fino al terzo atto nel quale, rassegnata, domina assoluta sulla scena.
Puccini dimostra in Madama
Butterfly un sapiente uso dell’ambientazione esotica in armonia con la delicata
trasparenza musicale che viene espressa nel dramma, grazie ad un’orchestra
ricca di fini effetti (con gong, campane, grande uso di arpe e di legni) e con
continue citazioni da canti giapponesi autentici. Ed è proprio grazie alla pregevolezza della
partitura che il personaggio di Butterfly risulta così intensamente credibile: la
geisha bambina, felice di aver sposato l’elegante americano Pinkerton, conosce
progressivamente, con l’abbandono di lui e l’inutile speranza del suo ritorno,
una serie di sfumature sentimentali che culminano nel momento finale, quel
suicidio di Cio-Cio-San nel quale la protagonista non ha più nulla del
bamboleggiare iniziale ma presenta numerose venature che provengono dalla
Tosca.
Madama Butterfly si sposa
bene con la vena intimista di un artista tormentato come Pippo Delbono, che
restituisce una regia priva di orpelli scenici, cercando di mettere in luce
prima di tutto le parole e le interpretazioni degli interpreti all’interno di
una cornice cubista che fa del bianco il colore primeggiante sulla scena.
L’aria nella quale Butterfly invita Suzuki a raccogliere i fiori dal giardino
per portarli in casa, in vista dell’arrivo di Pinkerton, vede un magnifico quadro
con la caduta di petali rossi sul palco che rende il momento scenico di una
poesia senza pari. E’ quel rosso che risalta sul pallore scenico che
restituisce una visione d’insieme, sia interpretativa che scenografica, davvero
lodevole.
Pippo Delbono talvolta entra
sulla scena e, come un ospite discreto, osserva, modifica la scenografia o
interagisce silenziosamente con gli altri interpreti; avvalendosi lo stesso
anche della partecipazione straordinaria di Bobò, artista sordomuto della sua
compagnia che nel terzo atto con una maschera bianca entra in scena presagendo
la morte della protagonista. Ma Delbono interviene nella rappresentazione
leggendo anche alcune poesie, dedicando questo spettacolo a un’ex interprete
della sua compagnia, come dice nello spettacolo: “-Quando sei qui aspetta in
silenzio, quando te ne andrai via da qui non fare silenzio- gridava in un mio
spettacolo una donna che poi ha deciso di uccidersi, anche lei, credo, per
amore.” Delbono indaga in maniera discreta sulle conseguenze dell’amore. E
restituisce una versione intima, quasi pudica della Madama Butterfly che esalta
il valore dell’amore e ne fa l’elemento delle vicende
umane.
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