“VIVA LA FARSA” - Due atti di Franco Pinelli da Petito - regia di Franco Pinelli

al Teatro “Mario Scarpetta” di Ponticelli dal 12 al 28 maggio   

 

Servizio di Antonio Tedesco

 

Napoli -  Frizzante finale di stagione per la Compagnia del Teatro Mario Scarpetta di Ponticelli che, sotto la Direzione Artistica di Franco Pinelli, continua ad ispirarsi alla migliore tradizione teatrale napoletana. Ed ecco che dopo Eduardo e Scarpetta, senza dimenticare le fonti alle quali anche quest’ultimo attingeva, e cioè la pochade francese, si procede a ritroso fino a raggiungere un altro punto fermo di questa stessa tradizione. Anzi, diremmo, un suo caposaldo, Antonio Petito, celebre attore e autore napoletano, che ha vissuto e operato a cavallo della metà dell’Ottocento, rimasto nella storia come uno dei più celebri “interpreti” della maschera di Pulcinella.  Petito fu autore di numerosi testi, più elaborati rispetto ai classici “canovacci” ereditati dalla Commedia dell’Arte, e su cui modellava, in un certo senso, la sua arte scenica. Dopo un periodo di relativo oblio, questi testi furono riscoperti e valorizzati da Raffaele Viviani che restituì così al grande attore anche il suo non secondario ruolo di autore. Ed è proprio a due tra i più noti lavori che ci ha lasciato Antonio Petito che si è ispirato Franco Pinelli per la messa in scena dei due atti unici che compongono lo spettacolo Viva la Farsa, in scena al Teatro Mario Scarpetta di Ponticelli fino al prossimo 28 maggio. Si tratta di La scampagnata di tre disperati, piccolo classico di repertorio del teatro di tradizione napoletano, e Francesca da Rimini , parodia della famosa tragedia di Silvio Pellico, o meglio, della sua messa in scena ad opera di una scalcinata compagnia di attori girovaghi. Ci troviamo di fronte, quindi,  a pure macchine teatrali di irresistibile quanto inesorabile impatto comico, la cui forza travalica la pur scontata prevedibilità, e anzi fa di quest’ultima, dell’attesa della battuta a volte quasi annunciata, un amplificatore di comicità. Maggiormente efficace, e di  un’efficacia catartica, in quanto il meccanismo che muove i due atti unici si basa, come era quasi di prassi nel teatro di tradizione napoletano del periodo, sulla necessità di soddisfacimento dei “bisogni primari”: la fame, un tetto per la notte, la miseria incombente da combattere in ogni modo. Il tutto passato attraverso l’infallibile meccanismo dell’equivoco, del gioco di parole, del calembour. Un procedimento che per quanto noto non perde mai la sua forza, ma che presenta non poche complessità in quanto richiede tempi e ritmi di esecuzione perfetti, pena la perdita delle sue infinite potenzialità. Ed è lavorando sui tempi comici e limando ogni possibile sbavatura che la regia di Franco Pinelli ottiene gli effetti desiderati offrendo al pubblico uno spettacolo veloce e godibile, che richiama anche nella fattura scenica i tempi gloriosi in cui la farsa di Petito convogliava al San Carlino popolani, borghesi e aristocratici, uniti al di là dei rispettivi ruoli sociali, dal rito arcaico del teatro.

Affiatata anche in questa occasione la Compagnia del Teatro Mario Scarpetta, che ha visto in scena, alternarsi anche in più ruoli, lo stesso Franco Pinelli con Antonio Imperato, Maria Di Rosario, Peppe Iavarone, Marina Moscatelli, Francesca Pia Di Martino, Carlo Maratea, Alessandra Perna, Gaetano Borrelli. La produzione è dell’Associazione Culturale Partenope diretta da Giovanni Vigliena.

 

 

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