DAL GLOBE THEATRE A “TANGO GLACIALE” – RINNOVARE LA TRADIZIONE PER RISCOPRIRLA SEMPRE ATTUALE

Il Teatro Bellini di Napoli presenta la Nuova Stagione 2017/18

 

Servizio di Antonio Tedesco

 

Napoli - Una Stagione ricca di proposte, ma soprattutto di contenuti. Un lavoro organizzativo capillare e di grande impegno quello portato a compimento dai fratelli Russo per il Teatro Bellini, con un cartellone 2017/18 che riserva una quantità di stimoli e di suggestioni. Equamente suddivisi tra la Sala principale e il Piccolo Bellini. Quest'ultimo, vocazionalmente dedicato a proposte innovative o di ricerca, va assumendo di anno in anno una sua fisionomia sempre più solida e definita, la cui programmazione, più che affiancare, integra e completa quella messa a punto per la Sala principale. Non solo un elenco di spettacoli, quindi, ma la proposta di nuove forme di fruizione teatrale, collaborazioni inedite e originali, iniziative e attività collaterali di grande interesse.

A partire da un importante progetto, ideato da Gabriele Russo, Glob(e)al Shakespeare, che prevede la messa in scena di sei opere di Shakespeare, tre tragedie e tre commedie, riscritte da sei autori in chiave contemporanea e “sintetica”  (un'ora o poco più ognuna) che andranno in scena a coppie (tragedia-commedia) ogni sera, con registi e interpreti diversi, alternandosi per circa un mese e aprendo la stagione il prossimo ottobre (ma ne avremo un'anteprima a giugno per il Napoli Teatro Festival). Ma non è l'unica particolarità, perché per questo allestimento il Teatro Bellini si trasforma nel celeberrimo Globe shakespeariano, o almeno in una sua evocazione, modificando  adeguatamente la sala nello stile del teatro elisabettiano, smontando la platea e lasciando il pubblico a stretto contatto con gli attori. Rinnovare Shakespeare per ritrovarlo com'era in origine, e diremmo che non c'è modo migliore per dialogare con i classici. Ma siamo solo all'inizio, perché la Stagione riserva una serie di sorprese che non sono da meno, a partire da un'inedita collaborazione fra un teatro di prosa (il Bellini, appunto) e un'Istituzione lirica come il Teatro San Carlo. Collaborazione che si articolerà su due spettacoli, Vangelo di Pippo Delbono, che si avvarrà delle musiche originali di Enzo Avitabile, eseguite dal vivo proprio dall'Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo (in programma tra fine ottobre e inizi di novembre), e a fine stagione con Decameron, una drammaturgia di Stefano Massini dall'opera di Giovanni Boccaccio, che vedrà le coreografie di Edmondo Tucci eseguite dal Corpo di Ballo del Massimo napoletano. La regia di quest’ultimo allestimento sarà di Gabriele Russo. Significativa anche la presenza dello stesso Massini, con altre due opere che portano la sua firma, una trasposizione teatrale da Il nome della rosa di Umberto Eco, regia di Leo Muscato (21-26 novembre), e il testo originale, sempre di Stefano Massini, L'ora di ricevimento, con Fabrizio Bentivoglio e la regia di Michele Placido (14-19 novembre). Altra presenza importante quella di Peter Brook con Battlefield, tratto dal più famoso poema epico della cultura indiana, il Mahābhārata (20-25 febbraio) che il regista aveva già portato in scena anni fa in una versione più estesa. E poi, in ordine sparso,  Delitto/Castigo, da Dostoevskij, di e con Sergio Rubini, Quel gran pezzo della Desdemona. Tragedia sexy all'italiana, di Luciano Saltarelli (ancora uno Shakespeare, ma rivisto alla maniera dei film “decamerotici” degli anni '70?). E ancora, Teatro Delusio della nota formazione berlinese dei Familie Flöz, Questi fantasmi, di Eduardo, per la regia di Marco Tullio Giordana, Play Strindberg, di Dürrenmatt, con Maria Paiato e la regia di Franco Però. A febbraio ci sarà Tato Russo con   La ragione degli altri, di Luigi Pirandello (e   alla carriera teatrale di Tato Russo il Bellini dedicherà un approfondito focus). Nel corso della Stagione ci sarà, poi la ripresa di American Buffalo, di Mamet, nella riscrittura di Maurizio De Giovanni e Il Sindaco del Rione Sanità, prodotto dal NEST, per la regia di Mario Martone.


Altrettanto ricca l'offerta del Piccolo Bellini che inizia ancora da Shakespeare con un Romeo e Giulietta ovvero la perdita dei Padri dove Francesca Macrì e Andrea Trapani cercano nella celeberrima storia dei due infelici amanti l'incomprensione e l'infelicità che affligge i ragazzi di ogni tempo. Sempre da Shakespeare, Lino Musella porterà L'ammore nun'è ammore, 30 sonetti del grande drammaturgo “traditi e tradotti” in napoletano da Dario Jacobelli. E poi la stagione procede con altri numerosi allestimenti tutti di sicuro interesse, tra i quali segnaliamo almeno Chiromantica ode telefonica agli abbandonati amori che Roberto Solofria e Sergio Del Prete hanno tratto da testi di autori napoletani contemporanei quali Moscato, Patroni Griffi, Ruccello, Silvestri. Una “immersione” siciliana con Immacolata Concezione di Joele Anastasi e Cunto di Maruzza che Antonella Romano e Rosario Sparno hanno tratto da Andrea Camilleri.  Si prosegue con Autobiografia erotica di Domenico Starnone per la regia di Silvio Orlando, Ranavuottele (Le sorellastre) di Roberto Russo e Biagio Musella, per la regia di Lello Serao, fino a chiudere con John e Joe, di Agota Kristof, diretto da Valerio Binasco. Ma non possiamo concludere questo non esaustivo excursus, senza citare almeno la riproposta di un allestimento che è parte fondamentale della storia del teatro di sperimentazione degli anni '80, quel Tango Glaciale di Mario Martone che, con la produzione dello stesso Bellini, in collaborazione con il Teatro Stabile di Torino, è salutare rimettere in scena, perché in tempi in cui imperversa un conformismo di ritorno le nuove generazioni sappiano che, anche oggi,  “un altro teatro è possibile”.

 

 

 

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