“Dignità autonome di prostituzione” – uno spettacolo di Luciano Melchionna da un format di Luciano Melchionna e Betta Cianchini

Al Teatro Bellini di Napoli dal 17 al 20, dal 25 al 29 e in edizione speciale per capodanno il 31 dicembre  

Servizio di Francesca Myriam Chiatto

 
Napoli – La notizia è di quelle che fanno audience: riapre “La casa chiusa dell’arte”. Dopo ben sei edizioni infatti, torna, al teatro Bellini, “Dignità autonome di prostituzione” (a dicembre dal 17 al 20, dal 25 al 29 e il 31 per uno speciale capodanno), uno spettacolo di Luciano Melchionna (assistenti alla regia: Andrea Caiazzo /Sara Esposito /Maria Cristina Spano) che stravolge l’istituzione classica del teatro vero e proprio e la sua struttura. Nato da un format dello stesso Melchionna e di Betta Cianchini, “DADP”, come in gergo si usa chiamarlo, è infatti completamente diverso rispetto ad un tradizionale spettacolo che scegliamo di vedere seduti in platea. E’ proprio questo il punto. La platea non c’è. O meglio, delle solite poltroncine di velluto rosso, ne restano solo alcune, mentre la gran parte degli spettatori inizia la serata seduta sul parquet . Ma andiamo con ordine. L’atmosfera è creata fin da subito, grazie alle soffuse luci rosse che si ritrovano un po’ ovunque, nel teatro (le luci sono di Camilla Piccioni /Salvatore Palladino / Gianni Caccia). Poi si viene accolti da artisti che, in vesti decisamente adeguate all’occasione (costumi di Michela Marino), passeggiano tra gli spettatori, ancora nel foyer, salutandoli come vecchi amici o abbracciandoli, mentre tutti ascoltano una nenia napoletana (Luigi Di Martino si occupa dell’audio), abilmente intonata dalla prima “componente della Famiglia”. Famiglia, si. Famiglia di “protetti” e “prostitute” sotto la sorveglianza di Papi (Luciano Melchionna), che ci invitano a recarci, appunto, nella “strana platea”. Qui, contemporaneamente, gli artisti passeggiano tra gli spettatori accomodati sul parquet, cantano nel palchetto situato al centro della sala o si esibiscono sul palco fra battute, balletti e improbabili risvolti comici dei loro dialoghi. Poi si passa alla presentazione dei “prostituti” e delle “prostitute”, che “spuntano” dai palchetti con un riverente inchino. Ma lo spettatore, qui, diventa anche protagonista, attore egli stesso, mentre sceglie l’artista con cui “appartarsi” o da cui viene “adescato”, in gruppi piccoli o grandi per fruire della sua “pillola di piacere teatrale”, ovvero performances di ogni tipo, per lo più monologhi scritti e diretti dal Melchionna stesso. Ogni “protetto” cerca di accaparrarsi più clienti possibili e li porta nei luoghi più nascosti del teatro o anche fuori di esso, nelle vicinanze, perché possano assistere al suo spettacolo personale. Prima di ciò è inevitabile la contrattazione del prezzo, che avviene con i “dollarini” ritirati alla cassa. Ogni pillola è un’emozione diversa, una riflessione sull’arte in sé e sul suo valore, spesso non riconosciuto. Si riscopre l’attore propriamente detto, a contatto stretto col suo pubblico, seppur più ristretto, in un legame che, incredibilmente, si crea in quei pochi minuti. E’ essenzialmente qui che si riconosce la bravura degli artisti, nella loro capacità di trasmetterci qualcosa, che è magia, emozione e a volte anche commozione. Lo spettatore, da parte sua, deve rispettare e ascoltare chi in quel momento gli è davanti e lo coinvolge, portandolo, per un po’, nel suo mondo. Le ore volano e tra l’andirivieni dentro e fuori dal teatro (con una veletta sul capo per far sembrare quella “casa chiusa e poi riaperta” un convento di Orsoline, perché “altrimenti ci arrestano tutti”) si “incontrano” artisti eccezionali come ad esempio: Clio Evans, Floriana Cangiano, Emanuele Gabrieli, Adriano Falivene, Luigi Vuolo, che riaccendono, in maniera nuova e originale la magia del teatro. E poi, verso la mezzanotte o poco più, tutti in  platea, di nuovo, per il gran finale: un piccolo  spettacolo di canti e comicità che precede il balletto di saluto e la trasformazione del teatro in “balera” dove tutti, attori e spettatori, insieme e indistintamente, ballano tra loro.  Alla fine, durante il precorso di uscita, tutti, ma proprio tutti gli artisti, salutano e ringraziano singolarmente ogni persona del pubblico, ancora una volta a dimostrazione del rapporto stretto che può esserci fra protagonisti e “clienti” di una serata “particolare”.

 

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