"Cafone" di Antonella Cilento con Gea Martire


Servizio di Pino Cotarelli

Al Teatro Sancarluccio di Napoli, di nuova gestione, Il 7 e l’8 ottobre, nell’ambito delle manifestazioni del Forum Universale delle Culture, è stato rappresentato Cafone, lo spettacolo curato e interpretato dalla bravissima attrice Gea Martire nelle vesti della brigantessa Filumena Pennacchio detta “a fuchera”, compagna del temuto capo dei briganti, Cosimo Schiavone. Entrambi personaggi realmente esistiti, la brigantessa Pennacchio è stata una delle protagoniste della ribellione delle donne sannite all’unita d’Italia, quando Benevento fu proclamata provincia del regno unito. L'attrice Gea Martire (che ha curato anche la messa in scena del testo), nei panni della brigantessa, in più di un’ora di monologo ininterrotto con un fantomatico Giudice che la interroga per carpirle i nomi dei complici, racconta i momenti salienti della sua vicenda esistenziale e della sua esperienza di ribellione alla quale era approdata dopo l’incontro con il Cosimo Schiavone che la rende sua donna (non sua femmina…ci tiene a precisare). Il racconto diventa animato dalle movenze, dai balli, dagli spietati sguardi, mentre luci e suoni rievocano sentieri, squallide celle e aule di tribunale. Figure di patrioti, massacri di garibaldini, si alternano con feste e balli; una sequenza di immagini che si leggono dagli sguardi espressivi della bravissima Gea Martire; la sua infanzia, l’omicidio della sorella, gli aborti dei figli, non previsti dal vorticoso destino del brigantaggio. La fedeltà al re Borbone rappresenta il pretesto e forse la giustificazione delle loro battaglie, ma era la miseria che imperava, prima e dopo l’unità d’Italia, che con i suoi morsi muoveva i destini delle povera gente verso mete anche impensate. Filomena da povera sciagurata che era si ritrova a capo di un gruppo di briganti, rispettata e idolatrata. L’unico attimo di esitazione quando il giudice gli promette salva la vita in cambio dei nomi dei suoi complici. Ma non dura molto quell’attimo. Filomena dà la sua vita per tutti, per un ideale che era forse semplicemente quello di poter esistere dignitosamente. Uno spettacolo seguito da un pubblico catturato per tutto il tempo, che solo alla fine ha richiamato con gli applausi, meritati, diverse volte la bravissima attrice sul proscenio.

 

 

 

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