Piano “Be” ripensare, riabitare, ricreare, del Teatro Bellini di Napoli
Conferenza stampa di presentazione
della programmazione ottobre/ dicembre 2020 del Teatro Bellini di Napoli
Servizio di Pino Cotarelli
Napoli – Con collegamento streaming e presenza in sala di giornalisti,
addetti ai lavori e compagnie teatrali, si è svolta la conferenza stampa di
presentazione della programmazione ottobre/dicembre 2020 del teatro Bellini di
Napoli, nel doveroso rispetto delle misure di sicurezza imposte dalla pandemia.
I fratelli Russo, Gabriele e Daniele, co-direttori
artistici del prestigioso teatro, hanno voluto partecipare la sofferta
decisione di ripartire, seppur in presenza di condizioni ancora instabili, che
li ha portati ad abbandonare l’idea di un facile riparo all’ombra dei contributi
(40%), per rimettersi in discussione, superando il pericoloso immobilismo, con
una elaborata proposta che vuole intercettare una possibile ulteriore maturazione
artistico/organizzativa, indotta nelle riflessioni del periodo trascorso in lockdown.
Una programmazione in cui sono stati ripensati
gli spazi, re-immaginato gli orari degli spettacoli, rafforzato
le collaborazioni, ricreato il luogo di incontro tra artisti e cittadini.
Il progetto che impegnerà circa 150, tra artisti e tecnici; un contributo al
difficile momento che attraversano i lavoratori dello spettacolo per i quali è
stato auspicato un tempestivo intervento governativo.
Gli spettacoli si alterneranno a ciclo continuo, con 54 giorni di
programmazione, 15 spettacoli per 99 repliche in sala grande, 9 spettacoli per
40 repliche al Piccolo Bellini:
- 9 spettacoli di danza a cura di Manuela Barbato ed Emma
Cianchi che hanno dovuto re-immaginare tutta la stagione di danza in sala
grande,
- 9 spettacoli il sabato mattina con il Teatro nel Baule,
- 8 concerti a cura di Giovanni Block,
- 27 appuntamenti con Adiacente possibile a cura di Agostino
Riitano; spunti di riflessione in un dialogo fra pubblico, artisti,
contenuti e mondo esterno;
- 2 teatri “ospiti” che gestiranno il Piccolo Bellini: Nuovo Teatro
Sanità e Civico 14 che così potranno continuare il percorso di crescita e di
ricerca, altrimenti interrotto dall’impossibilità economica di sostenere misure
di sicurezza e restrizioni connesse.
Marinella Pomarici continuerà
invece a curare gli incontri e gli approfondimenti culturali con l’associazione
A voce Alta.
Settimana
1 – Dal 22 al 25 ottobre Le cinque rose di Jennifer/Casting
Settimana
2 – Dal 29 ottobre al 1° novembre MDLSX/David
Settimana 3 – Dal 5 all'8 novembre Maggio '43/Supernova
Settimana 4 – Dal 12 al 15 novembre Thanks for vaselina/Kollaps
Settimana 5 – Dal 19 al 22 novembre Thanks for vaselina/In nome del padre
Settimana 6 – Dal 26 al 29 novembre Le cinque rose di Jennifer/Il
colloquio
Settimana
7 – Dal 3 al 6 dicembre David/La classe - un docupuppets per marionette e
uomini
Settimana
8 – Dal 10 al 13 dicembre Giacomino e mammà/Provando il così fan tutte
Settimana 9 – Dal 17 al 20 dicembre Giacomino e mammà/Celeste
Gli spettacoli andranno in scena in alternanza dal giovedì alla domenica:
-
Giovedì ore 17:30 e 20:30
-
Venerdì ore 18:30 e 21:30
-
Sabato ore 17:30 e 20:30
-
Domenica ore 11:30 e 20:30
Ogni martedì ore 20:30 Be Jennifer
Ogni mercoledì sera ore 21;00 BeQuiet a cura di Giovanni Block
Dal giovedì al sabato Adiacente possibile, a cura
di Agostino Riitano
Ogni venerdì e sabato ore 00:00 Il colore
venuto dallo spazio da Howard Phillips Lovecraft di Fabrizio Sinisi
Ogni sabato ore 11:30 Teatro per famiglie a cura de
Il Teatro nel Baule
Ogni domenica alle ore 20:30 programmazione Danza
LE CINQUE ROSE DI
JENNIFER di Annibale
Ruccello
con Daniele Russo e Sergio Del Prete
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
regia Gabriele Russo
produzione Fondazione Teatro di
Napoli - Teatro Bellini
Jennifer è un travestito romantico che abita in
un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare
la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica
continuamente Se perdo te di Patty
Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial
killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo
affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il più simbolico,
quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica.
Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al
testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore «ci atteniamo alle rigide regole e
alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando
di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un
testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita
che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria
personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare,
per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito
Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà
tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.
CASTING per un film dal Woyzeck regia Annalisa
D’Amato
collaborazione artistica Antonin
Stahly
drammaturgia Maurizio Braucci
Lo spettacolo mette in scena il casting per un film dal Woyzeck di
George Büchner con dieci giovani attori, ragazzi e ragazze della Napoli
popolare e si dipana su più livelli, dalla messa in scena di parti del testo di
Büchner, al racconto-confessione dei suoi giovanissimi interpreti, delle loro
biografie e dei loro contesti sociali, attraverso il confronto degli attori con
i personaggi da interpretare. La messa in scena dello spettacolo si alterna
quindi con il casting e le sue dinamiche, in una sorta di linea narrativa
parallela che racconta la difficile realtà da cui provengono i ragazzi e le
ragazze, il loro desiderio di fare gli attori in un contesto di disoccupazione
strutturale dove si fanno più casting che colloqui di lavoro e dove apparire è
diventato un lavoro. A questi due livelli, se ne aggiunge un terzo, una sorta
di ‘’dramma didattico’’ in cui si riflette, insieme a un mentore adulto, sui
temi del realismo e del capitalismo moderni, nella loro possibile applicazione
alla ‘’società dello spettacolo’’. Così che il Woyzeck diventa strumento per
far risuonare quelle stesse contraddizioni che oggi confondono realtà e
finzione, e che necessitano di una nuova consapevolezza, perché da questa
confusione, ci si possa districare.
MDLSX con Silvia
Calderoni
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni suoni Enrico
Casagrande
in collaborazione con Paolo
Panella e Damiano Bagli
produzione Elisa Bartolucci
produzione Motus 2015, in
collaborazione con La Villette - Résidence
d’artistes 2015 Parigi, Create to Connect (EU project) Bunker/ Mladi
Levi Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 Festival Internazionale del Teatro in
Piazza, L’arboreto
-
Teatro Dimora di Mondaino, MARCHE TEATRO con il
sostegno di MiBACT, Regione Emilia-Romagna
MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di
divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal
colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata,
dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità”
scriveva R. Braidotti in “On Becoming Europeans”, avanzando la proposta di una
identità post-nazionalista… Ed è verso la
fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche
artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia
Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento
concepito nel formato di un eccentrico Dj/Vj set. In MDLSX collidono brandelli
autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà
MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che,
con “A Cyborg Manifesto” di Donna Haraway, il “Manifesto Contra-sexual” di Paul
B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer,
tesse il background di questa Performance-Mostro.
DAVID drammaturgia e regia Joele
Anastasi
con Joele Anastasi, Federica
Carruba Toscano, Eugenio Papalia, Enrico Sortino
scene Giulio Villaggio
uno spettacolo di Vuccirìa Teatro
coproduzione Fondazione Teatro di
Napoli – Teatro Bellini, Fondazione
Campania dei
Festival – Napoli Teatro Festival Italia
«E solo adesso capisco che per tutta la vita ho
nuotato verso di te, nel maremoto di cemento che mi sommerge ancora in un
instante. Si chiamano come te i sogni, David. Si chiama come te l’amore. Si
chiama David la trasformazione eterna e ideale delle cose. Si chiama David
l’insonnia; l’impaziente desiderio di svegliarsi al mattino per non smettere di
disegnare i tuoi contorni tra le cose». Joele Anastasi racconta così la genesi
di David, il simbolo di un corpo che diventa l’occasione per liberare tutta la
forza utopica dell’ideale.
MAGGIO '43 di e con Davide Enia
musiche in scena di Giulio
Barocchieri
una co-produzione Fondazione
Sipario Toscana, Accademia
Perduta/Romagna
Teatri
Cos’è la notte quando tanto arriva sempre l’urlo
della sirena d’allarme per i bombardamenti notturni? Cos’è che non ce la faccio
più a mangiare sempre pane nero e allora cerco di pescare le anguille? Cos’è
strisciare contro i muri per non farsi vedere dalla milizia fascista? Cos’è
cercare l’amuchina al mercato nero? Cos’è che mi servono 1800 lire per le
medicine e non so come recuperarle? Cos’è vedere ilmassacro di Palermo il 9
maggio ’43 e camminarci dentro e non ci sono più le case e nemmeno le strade e
non si vede niente che c’è polvere e fumo dappertutto ma comunque quello che
vedi nemmanco si riconosce? Il lavoro trae linfa da una serie di interviste a
persone che subirono quei giorni del maggio ‘43, e ne uscirono miracolosamente
illese. Dalla loro narrazione e dai frammenti di memoria raccolti principia
l’elaborazione drammaturgica, che scompone e intreccia e rielabora queste
testimonianze, per poi incastonarle in un’unica storia. Erano tempi cupi, in
cui necessario era ingegnarsi per riuscire a sopravvivere. Erano tempi atroci,
in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che
stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi,
tempi cinici e bari. Assomigliano ad oggi.
SUPERNOVA drammaturgia e regia Mario De
Masi
con Alessandro Gioia, Lia
Gusein-Zadé, Fiorenzo Madonna, Luca Sangiovanni
produzione I pesci in
collaborazione con A. Artisti Associati
Gorizia – ARTEFICI Residenze Creative FVG, Scuola Elementare del Teatro -
Conservatorio Popolare per le Arti della Scena - L'Asilo
Dopo l’irresistibile Pisci 'e Paranza, la compagnia I Pesci torna con un altro lavoro
originalissimo che racconta la storia della generazione di una famiglia. Alla
morte grottesca e improvvisa del padre, i tre figli si ritrovano adulti loro
malgrado e devono individuare la propria strada. Differenti le reazioni dei
ragazzi: fuga, responsabilità, stallo. La madre, forza attraente e respingente
allo stesso tempo e nucleo morente intorno al quale si continua a orbitare,
plasma il carattere dei figli e ne determina i singoli percorsi. Proprio come
accade alla Supernova, l’esplosione stellare provocata da una stella che ne
ingloba un'altra più piccola, dando luogo a una reazione violentissima e
luminosissima che dura per un certo tempo. Mentre il nucleo collassa su sé
stesso e crea un buco nero, la materia prodotta dall’esplosione stellare si
disperde nell’universo dando vita a nuove stelle...
THANKS FOR
VASELINA drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca,
Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con Gabriele Di Luca,
Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Pier Luigi Pasino, Francesca Turrini
musiche originali Massimiliano
Setti luci Diego Sacchi
costumi e scene Nicole Marsano
e Giovanna Ferrara
coprodotto da Carrozzeria Orfeo e Fondazione
Pontedera Teatro
in collaborazione con La Corte
Ospitale, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
Ancora una volta ci interessiamo alle dinamiche, ai paradossi e alle
ipocrisie del nostro tempo con uno sguardo presente ma non moralistico sulla
società. La manomissione delle parole e dell’informazione, la violenza della
politica, l’occultamento di alcune verità nel rapporto vittima-carnefice tra
occidente e oriente, il potere religioso, le sette religiose, le nuove
religioni, i corsi spirituali, i corsi di autostima, i corsi di seduzione. Le
false diete e i falsi prodotti biologici, le finte manifestazioni, il finto
impegno civile, il finto buonismo. Fattucchiere, imbonitori e santoni con i
loro falsi rimedi per tutto. E ancora: la strumentalizzazione del dolore, della
solidarietà, della morte. Senza parlare di mia Zia, con le sue scarpette di
coccodrillo e il suo odio feroce per gli immigrati, mentre “posta” su Facebook
foto e commenti commoventi su cani maltrattati e bambini marocchini. Thanks for Vaselina è un’inculata
morbida, è una violenza non esplicita, è il compromesso pericoloso e terribile
che congela il pensiero. È l’abitudine ad una vita tranquilla. Un
ringraziamento quindi da parte nostra, non privo di una certa ironia, a chi si
prende il disturbo di non farci troppo male. Un ringraziamento a tutto ciò che
fa leva sul nostro dolore, sulle nostre speranze, sulla solitudine e il nostro
bisogno d’amore per ricavarne qualcosa.
KOLLAPS (COLLASSO) di Philipp Lölhe
con (in ordine alfabetico) Roberta
Calia, Yuri D'Agostino, Barbara Mazzi, Raffaele Musella, Angelo Tronca,
Gianmaria Ferrario regia Marco
Lorenzi
uno spettacolo di Il Mulino di
Amleto
Se tu sapessi che il mondo finisce a mezzanotte
come ti comporteresti? Quanti sogni resteranno irrealizzati? Quante azioni non
compiute? Ha ancora senso questa corsa irrefrenabile verso il precipizio in un
mondo di cui sappiamo la data della fine? Kollaps, testo profetico del
drammaturgo tedesco Philipp Löhle scritto nel 2015, è una dolce-amara metafora
di un Occidente che corre disperatamente quando la corsa è finita da un pezzo,
quando le risorse si stanno sgretolando, quando il tuo cellulare ha smesso di
funzionare. Dopo una lettura scenica al Festival di Nuova Drammaturgia “Il
mondo è ben fatto” a cura di Fertili Terreni Teatro, Kollaps debutterà il 28
luglio in prima nazionale al Teatro Carignano nella Stagione Summer Play,
realizzata da Teatro Stabile Torino-Teatro Nazionale e TPE - Teatro Piemonte
Europa.
IN NOME DEL PADRE
uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati
uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta consulenza alla drammaturgia Massimo Recalcati
costumi Sabrina Beretta
musiche Giuseppe
Bonomo, Mario Perrotta
produzione Teatro
Stabile di Bolzano
In nome del padre nasce da un intenso confronto
tra Mario Perrotta con lo psicanalista
Massimo Recalcati sui temi del confronto tra generazioni. Tre figure paterne e
un attore che le incarna: tre padri diversi, in piena crisi, quasi ridicoli a
confronto con i figli adolescenti. Un monologo che è un flusso di dialoghi
spesso mancati. Dialoghi in cui i figli adolescenti sono gli interlocutori
disconnessi rispetto all’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di
sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte,
circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare
cittadinanza le ragioni dei figli.
IL COLLOQUIO progetto e regia Eduardo Di
Pietro
con Renato Bisogni, Alessandro
Errico, Marco Montecatino costumi Federica
Del Gaudio
Il Colloquio prende ispirazione dal sistema di ammissione ai
colloqui periodici con i detenuti
presso il carcere di Poggioreale, Napoli. Tre donne, tra tanti altri in coda,
attendono stancamente l’inizio degli incontri con i detenuti. Portano oggetti
da recapitare all’interno, una di loro è incinta: in maniera differente
desiderano l’accesso al luogo che per ognuna custodisce un legame.
LA CLASSE un docupuppets per marionette
e uomini uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli | CrAnPi performer Michela Aiello Andrei Balan Antonia D’Amore Francesco Meloni Marta
Meneghetti
scene e marionette Fiammetta
Mandich
luci Raffaella Vitiello
suono Hubert Westkemper
fonico Jacopo Ruben Dell’Abate
produzione Antonino Pirillo
Giorgio Andriani co-produzione CrAnPi
Lafabbrica Teatro Vascello Carrozzerie | n.o.t | con il supporto di Residenza IDRA e Teatro Cantiere Florida/Elsinor nell'ambito del progetto CURA 2018 | e di Nuovo Cinema Palazzo | e con il sostegno di Periferie Artistiche Centro
di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio
La classe è un docupuppets con pupazzi e uomini. È un rito
collettivo, in bilico tra La Classe morta
di Tadeusz Kantor e I cannibali di
George Tabori, in cui gli adulti, interpretati
da pupazzi, rileggono i ricordi di un’infanzia vissuta nella paura di buscarle.
Una storia che Fabiana Iacozzilli fa nascere dai ricordi delle scuole
elementari all’istituto “Suore di carità” e in particolare da quelli legati
alla sua maestra, Suor Lidia. Questi ricordi/pezzi di legno si muovono senza
pathos su tavolacci che rimandano a banchi di scuola, ma anche a tavoli da
macello o a tavoli operatori di qualche esperimento che fu. Tutto intorno,
silenzio. Solo rumori di matite che scrivono e compagni che respirano. I genitori
sono solamente disegnati su un cadavere di lavagna ma poi ben presto
cancellati. Nel silenzio dei loro passi, questi corpicini di legno si muovono
nel mondo terrorizzante di Suor Lidia, unica presenza in carne ed ossa che
sfugge alla vista di pupazzi e spettatori. In questa ricerca di pezzi di
memorie andate emerge il ricordo in cui Suor Lidia affida a Fabiana la regia di
una piccola scena per una recita scolastica decidendo, forse, insieme a lei, la
vocazione della sua alunna.
GIACOMINO E MAMMA' tratto da Conversaciones
con Mamà di Santiago Carlo
Oves/Jordi Galceran traduzione, adattamento, regia Enrico Ianniello
con Isa Danieli, Enrico Ianniello
scene e costumi Barbara Bessi
luci Lucio Sabatino
suono Daghi Rondanini
produzione Teatri Uniti
Dopo Chìove
e Jucatùre Enrico Ianniello guarda
ancora una volta alla nuova drammaturgia iberica, proponendo un adattamento in
chiave napoletana di Conversaciones con
Mamà, già pluripremiato film dello sceneggiatore e regista argentino Santiago Carlos Ovès,
diventato in seguito uno spettacolo teatrale nell’adattamento del drammaturgo
catalano Jordi Galceran. Il cinquantenne Giacomino, interpretato dallo stesso
Ianniello, è un professionista dal tenore di vita agiato che improvvisamente
perde il lavoro, e deve affrontare il problema con una moglie con la quale il
dialogo è difficile e due figli adolescenti da mantenere. C’è un’unica
soluzione per rimanere a galla: vendere l’appartamento di famiglia, di cui è
proprietario, ma nel quale vive sua madre, arzilla vedova settantottenne
interpretata dalla sempre stroardinaria Isa Danieli. La vendita risolverebbe i
suoi problemi, ma l’energica Mammà non è per niente d’accordo: la casa le
serve, è sempre stata casa sua e in più, ormai convive lì con il suo nuovo
amore, Gregorio, un bizzarro omone sessantenne “anarco-pensionato”. Il piccolo
appartamento col terrazzino è l’oggetto del desiderio ma è anche il luogo in
cui madre e figlio si ritrovano a trascorrere del tempo insieme per discutere
di un problema che diventa occasione di dialogo e di confronto sincero tra le
loro vite. Tra riflessioni, ricordi, bilanci, battibecchi e confessioni, tra
momenti di grande commozione ad altri di irresistibile comicità, Giacomino e
Mammà riescono a finalmente a dirsi cose che non sono mai riusciti a dirsi
prima.
PROVANDO IL COSÌ
FAN TUTTE liberamente tratto da Così fan tutte di W.A.
Mozart e L. Da Ponte da un’idea
di Mario Tronco
elaborazione musicale Leandro
Piccioni e Mario Tronco libretto
Andrej Longo
con Viviana Cangiano, Serena Pisa, Ebbanesis
un progetto Vagabundos -
Orchestra di Piazza Vittorio
produzione Fondazione Teatro di
Napoli - Teatro Bellini
Quella delle prove aperte è una pratica molto
familiare nei miei lavori, soprattutto quelli con OPV. É uno stato condiviso di
avanzamento del processo creativo, in cui il pubblico diventa inconsapevolmente
complice delle scelte finali, e quindi in qualche modo autore. La primissima
esecuzione del fortunato Flauto Magico secondo OPV era in forma ridottissima
come organico e durava 15 minuti ed era un bis di un concerto al Teatro
dell'Opera di Roma. Per questa prima fase del lavoro sullo spettacolo che presenteremo
dal 10 Dicembre, la riduzione musicale per solo chitarra e voci del Così fan tutte, la cui rielaborazione
musicale attingerà all'antichissimo mondo della "posteggia
napoletana" la musica dei suonatori di strada, non sarà solo una scelta
obbligata dalla contingenza, ma l"idea fondante del progetto di
riscrittura della partitura mozartiana. Il libretto stesso, con l’adattamento
di Andrej Longo, sarà in napoletano. Per quanto riguarda la drammaturgia in
questa prima fase approfondiremo i personaggi di Fiordiligi e Dorabella
interpretati da Viviana Cangiano e Serena Pisa, Ebbanesis, ed anche il racconto
della storia seguirà il loro punto di osservazione. Il nostro obbiettivo sarà
quello di creare uno scambio fruttuoso con il pubblico cercando di farlo
partecipare in qualche modo anche ai successivi stadi di avvicinamento allo
spettacolo finale.
CELESTE Testo e regia Fabio Pisano con
Francesca Borriero, Roberto Ingenito,
Claudio Boschi
costumi Rosario Martone luci Paco Summonte suggestioni sonore live Francesco Santagata
uno spettacolo di Liberaimago
produzione Fondazione Teatro di
Napoli - Teatro Bellini
Celeste di Porto, detta la "Pantera
nera", era un’ebrea del ghetto romano. Non si sa molto di lei, ma dalle
cronache del tempo emerge una storia spietata: una bellissima ragazza di
diciotto anni che, dopo il rastrellamento del ghetto da parte dei tedeschi,
diventa una delatrice. Caduto il regime, si trasferì a Napoli. Scelse un nuovo
nome, Stella Martinelli, prostituta in un bordello. Un giorno tre ebrei la
riconobbero e la denunciarono. Fu portata a Roma, in carcere. Evase e fu
ripresa, dovette affrontare il processo. Condannata, uscì
nel 1950, tra condoni e amnistie. In quegli anni di detenzione, si disse che
ebbe una crisi mistica… Fabio Pisano porta in scena le azioni commesse da
Celeste contro la sua gente, sforzandosi di immaginarne – o inventarne – il
perché. Senza alcuna pretesa di assolverla, ma con l’urgenza di narrare.
IL COLORE VENUTO
DALLO SPAZIO di Howard
Phillips Lovecraft
riscrittura di Fabrizio Sinisi
regia di Gabriele Russo
Cast in via di definizione
Dopo lo shock legato alla morta tragica del
piccolo Klaus, Nahum, Theresa e Lavinia Gardner si trasferiscono nella grande
casa paterna in mezzo al bosco. Una sera, durante una tempesta, un fulmine
colpisce il pozzo davanti alla casa. Da quel momento, strani avvenimenti
iniziano a sconvolgere la famiglia Gardner: l’aria, la natura e anche le
persone vengono trasformate da un orrore misterioso, un delirio senza volto né
nome che parte dal pozzo e dilaga tutt’intorno. Quello che colpisce la famiglia
Gardner è “un messaggero spaventoso degli informi regni dell’infinito, al di là
della natura che conosciamo”. A partire dalla celebre novella di Lovecraft del
1927, la riscrittura per il teatro di uno dei più famosi classici del genere
horror, una tragedia metafisica e nera, che si interroga sugli abissi della
psicosi umana e sull’enigmaticità inesplorabile dello spazio e della natura.
SPETTACOLI
PICCOLO BELLINI
dal 22 al 25
ottobre
FÉMMENE COMME A
ME Rua Catalana* di Pau Miró
traduzione di Enrico Ianniello
regia Roberto Solofria con Michele
Brasilio, Marina Cioppa, Ilaria Delli Paoli, Roberto Solofria progetto sonoro Paky Di Maio scene Antonio Buonocore costumi Alina
Lombardi aiuto regia Luigi Imperato produzione
Mutamenti/Teatro Civico 14
Pau Miró, uno dei più validi autori della
drammaturgia catalana attuale, ci presenta - in chiave di commedia - quattro
donne che si avvicinano ai cinquanta: una biologa che lavora in un casello,
un’architetta senza lavoro, un’archeologa che pulisce condomini e una maestra
appena licenziata. Ognuna di loro ha la sua storia, ma si trovano in una
condizione molto simile tra loro e affrontano le stesse difficoltà.
Appartengono a una classe media che combatte ancora con gli effetti della crisi
e che deve usare tutta la propria forza per non sparire. Il racconto inizia
quando una di queste donne, l’architetta, esce di casa una notte e decide di
non tornare, lasciandosi alle spalle un marito e un figlio. Si trasferirà in
uno studio dei Quartieri Spagnoli, una parte della città a lei quasi
sconosciuta. Lì, l’architetta si ritirerà in una forma di clausura, per
mangiare pizza e guardare serie tv. Non riuscirà però a fare in modo che le sue
amiche, conosciute fin dall’adolescenza, la lascino in pace. L’amicizia è uno
dei grandi temi di questa piéce: ci parla di quattro persone che, nella loro unione,
trovano la forza per far fronte alla pressione che il mondo esercita su di
loro.
dal 29 ottobre al
1° novembre
PLASTILINA Rua Catalana* scritto da Marta
Buchaca
traduzione di Enrico Ianniello
con Teresa Saponangelo, Ivan Castiglione e Vincenzo Antonucci, Mariano
Coletti, Giampiero De Concilio,
Arianna Iodice
costumi Alessandra Gaudioso
impianto scenico e regia di Mario
Gelardi
produzione Nuovo Teatro Sanità
Una famiglia perbene, madre, padre e un figlio.
Una vita senza traumi procede con linearità Il figlio ha tre amici, due ragazzi
e una ragazza, un gruppo di ragazzi di oggi con la testa e gli occhi spesso
presi in uno smartphone. Un vero filtro con la vita reale. La quotidianità di
questa piccola società viene interrotta da un atto violento che altera per
sempre la vita di tutta la famiglia. Ispirandosi ad un fatto realmente
accaduto, l’autrice Marta Buchaca, racconta il cinismo di una generazione che
trova complicità e protezione negli adulti. La storia è raccontata in modo non
lineare, con salti di tempo che ci portano dal passato al futuro e al presente.
Plastilina cerca di capire la violenza dei giovani e da che cosa è provocata.
Non c’è alcuna assoluzione né per i padri, né per i figli. Una storia dal taglio
chirurgico che espone la coscienza dei protagonisti al pubblico come un organo
che palpita.
dal 5 al 8
novembre
IL PRESTITO Rua Catalana* di Jordi Galcerán traduzione
Enrico Ianniello
con Luca Iervolino, Luciano Saltarelli regia Rosario Sparno scena Enrico De Capoa costumi Alessandra Gaudioso
disegno luci Simone Picardi produzione
Casa Del Contemporaneo
«Mi dispiace, ma le cose funzionano così». Con
queste parole inizia Il prestito, la divertente e geniale commedia di Jordi
Galcerán. mUn direttore di banca nega un prestito a un cliente che in garanzia
può dare solo la sua parola d’onore; allora il problema di un singolo uomo
diventa il problema della congiuntura economica internazionale. Ma il punto è
questo: è proprio sicuro che le cose funzionino così? Caratterizzato da una scrittura esilarante e
serrata, Il prestito è una commedia pura che delinea due personaggi: il
direttore e il cliente, in una lotta di potere. La dignità, l’amore, la
famiglia, il rispetto e la vita sono la posta in gioco. Un ring che è perimetro
di un vero e proprio duello.
Ma il pubblico non è semplice spettatore di questo mach.
Il pubblico che guarda è il sistema stesso che
tacitamente alimenta questo conflitto; il pubblico è al contempo Direttore e
Cliente, in un crescendo di comicità e tensione in questo scontro senza fine
perché «le cose funzionano così».
*Rua Catalana > Il progetto Rua Catalana - nuovo teatro
catalano a Napoli è il primo passo in direzione di una maggiore strutturazione della fervida relazione esistente tra
la nuova drammaturgia catalana e le compagnie teatrali italiane. Grazie alla
partecipazione attiva della Delegazione del Governo Catalano in Italia e
dell’Istituto Ramon Llull tre importanti compagnie indipendenti, che usano
spesso il napoletano come lingua di riferimento per il loro lavoro artistico,
porteranno in scena tre testi di altrettanti autori contemporanei – andati in
scena con successo a Barcellona negli ultimi anni – riambientati a Napoli negli
adattamenti di Enrico Ianniello. Il progetto è realizzato da Casa del
Contemporaneo, Nuovo Teatro Sanità, Mutamenti/Teatro Civico 14.
dal 12 al 15
novembre
LA VACCA di
Elvira Buonocore con Vincenzo Antonucci, Anna De Stefano, Gennaro Maresca regia Gennaro
Maresc produzione B.E.A.T. teatro
e Nuovo Teatro Sanità Spettacolo vincitore del Premio Dante
Cappelletti 2019
Estate torrida in un’imprecisata periferia
napoletana. Due fratelli giovanissimi, Mimmo e Donata, vivono un’esistenza
trascurata, ignota agli adulti, schiacciata dall’indifferenza su un eterno
grigiore. I corpi sono spenti, non arde nessuna passione. Ma accade qualcosa.
Donata s’innamora di un uomo, Elia, un adulto, un vile come gli altri che ai
suoi occhi assume lo spessore di un dio. L’amore è radicale, mette il corpo al
centro di tutto. Donata si accorge di sé stessa, si vede per la prima volta,
non si piace, vorrebbe nuove forme, seni enormi, sproporzionati, un eccesso finalmente da mostrare. Cova il desiderio di essere altro, non
il corpo di una voce, ma un pezzo di carne da toccare. Da frugare ciecamente.
Una favola neorealista. Una storia in cui, per eccesso di realtà, la fiaba
esplode inevitabile. La vacca racconta la necessità adolescente di negarsi la
purezza, la ricerca di un corpo nuovo che sia macchina da usare, terra da
saccheggiare, e infine, per forza, che sia servo per amore. Lo spettacolo ha
vinto il Premio dante Cappelletti con la seguente motivazione: Per
l’originalità e la potenza espressiva che presenta il lavoro, per i contenuti
universali e attuali di forte valenza sociale e politica, come i temi
dell’espropriazione del corpo e della terra, per la grande cura attoriale e
l’organicità di tutti gli elementi scenici, vogliamo assegnare il premio allo
spettacolo “La vacca” della compagnia Beat Teatro di Napoli. Ci auguriamo che
portino avanti la loro ricerca anche perché… siamo tutti curiosi di sapere che
fine farà “l’omino delle vacche”.
dal 19 al 22
novembre
DI UN ULISSE, DI
UNA PENELOPE scritto da Marilena
Lucente con Roberto Solofria, Ilaria Delli Paoli
regia Roberto Solofria progetto
sonoro Paky Di Maio scene Antonio Buonocore costumi Alina Lombardi
disegno luci Marco Ghidelli collaborazione
ai movimenti scenici Luigi Imperato
traduzioni in napoletano Roberto
Solofria
Cosa sarebbe il mondo senza i viaggi di Odisseo?
Insieme a lui ci siamo messi tutti in mare. Passione per la conoscenza,
arguzia, compagni di avventure, notti a parlare con il cielo. La smania degli
orizzonti, la nostalgia della casa. Le emozioni di Ulisse sono così, grondanti
di contraddizioni. Ma anche lei, Penelope, con la sua attesa astuta, il
coraggio della solitudine, l’inamovibilità dell’amore, ha dato forma a un modo
di vivere l’amore. Entrambi enigmatici, non ci stanchiamo mai di leggerli e
interpretarli. Ci sembra di conoscerli da sempre – di un Ulisse, di una
Penelope – a volte sembra persino che ci assomiglino in qualche tratto. Eppure,
da Omero in poi, poeti e romanzieri hanno tirato fuori mille Ulisse e Penelope,
sempre diversi, ciascuno con la propria singolarità, una scintilla che fa una
nuova luce su tutta la tradizione. Viaggia ancora Ulisse, e
Penelope è ancora sull’isola, a indagare quel mistero del tempo che è l’attesa.
Cosa accade quando Ulisse raggiunge Itaca? Cosa succederà adesso che il desiderio
infinito potrà placarsi? Il desiderio dell’uno e dell’altro, il desiderio
dell’uno per l’altro. Quell’incontro in cui tutto sembra poter ricominciare,
cambia Ulisse e Penelope come non era accaduto in venti anni. Domande furiose
che nascono solo dall’amore. Quando si sta male per averlo perduto, quando si
pensa di averlo ritrovato, e si teme e si trema al pensiero del futuro.
Chiunque abbia avuto un’Itaca nella propria vita sa di cosa stanno parlando,
quei due.
dal 26 al 29 novembre
QUATTRO UOMINI CHIUSI
IN UNA STANZA scritto e diretto da Mario Gelardi
con Ivan Castiglione, Riccardo Ciccarelli, Carlo Geltrude, Gennaro Maresca costumi Alessandra
Gaudioso disegno luci Alessandro
Messina assistente alla regia Roberta
De Pasquale produzione Nuovo Teatro Sanità
Quattro esponenti delle forze dell’ordine in
quattro momenti della loro vita, montati in modo non cronologico, per lasciare
allo spettatore l’ultimo passo, l’ultimo sguardo, l’ultimo pensiero che metta
ordine nella storia. Un ragazzo è morto, forse perché i quattro uomini hanno
ecceduto in forza durante l’arresto, forse perché stava male o perché se l’è
cercata, come qualcuno potrebbe pensare. Quattro punti di vista che devono
diventare uno solo, perché di fronte al giudice non ci possono essere contraddizioni.
Allora non resta che accordarsi, fornire una storia unica, non importa che sia
vera o falsa, basta che sia credibile. Quello delle “morti di Stato” è un tema
che da molti anni divide l’Italia. Un tema che diventa spesso politico. In
questo caso il punto di vista è ribaltato, raccontando la storia dalla
prospettiva della pubblica sicurezza. Lo spettacolo affronta il confine sul
quale un uomo delle forze dell’ordine può muoversi, quella frontiera esile che
divide la legalità dall’illegalità.
dal 3 al 6
dicembre
FOG di Francesco Ferrara regia Salvatore Cutrì con Chiara Celotto, Claudia D'Avanzo, Simone
Mazzella, Manuel Severino
produzione Fondazione Teatro di Napoli
– Teatro Bellini, Collettivo Mind the Step
È
venerdì mattina. Tania e Karla si incontrano nei
bagni di una scuola. Decidono di vedersi quel pomeriggio stesso al centro
commerciale. Qui incontrano Paco, poco più grande di loro. È a casa sua che
continuerà la serata. Non si conoscono bene, all'inizio sono un po' imbarazzati
ma tutto sommato si divertono. A metà serata decidono di avviare una diretta
streaming, è una cosa che fanno spesso, non c'è nulla di strano. Per loro non è
strano neanche baciarsi o spogliarsi davanti a una videocamera, tutto è un
gioco. Ma cosa accade quando il gioco smette di essere tale? Fog, finalista al
Premio Scenario 2019, rielaborando liberamente un fatto di cronaca, racconta di
un abuso trasmesso in diretta streaming e di una violenza che non viene
riconosciuta come tale, né da chi la compie né da chi la subisce e neanche da
chi la filma.
dal 10 al 13 dicembre
Bi - Storie di Obaba dal racconto Due fratelli di Bernardo
Atxaga adattamento di Mario Gelardi regia
Emanuele Valenti con Arianna Cozzi, Carlo Geltrude, Alessandra
Mantice, Salvatore Nicolella, Emanuele Valenti costumi Alessandra Gaudioso realizzazione
maschere Rachele Nuzzo e Sara Oropallo disegno luci Alessandro Messina una produzione Nuovo Teatro Sanità con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia in
collaborazione con Instituto Cervantes
Nápoles e con Olinda
Bi storie di Obaba è il primo
lavoro teatrale italiano a partire dal racconto Due Fratelli (Bi Anai) di
Bernardo Atxaga, rappresentante di rilievo internazionale della lingua e della
cultura basca. Attorno a Bi, nasce la prima collaborazione tra Emanuele Valenti
(che cura la regia), Mario Gelardi (che cura la drammaturgia) e i giovani
attori del Nuovo Teatro Sanità di Napoli, luogo di creazione e anteprima dello
spettacolo, nella stagione teatrale 19/20. Grazie al sostegno della Fondazione Alta Mane Italia e alla collaborazione con Olinda / Da vicino
nessuno è normale, si articolerà a giugno una tappa di laboratorio e un
incontro, a partire dallo spettacolo e dai racconti di Atxaga. Tema centrale
del lavoro è il conflitto tra l’adolescenza e il mondo adulto, tra l’individuo
e le logiche della comunità, sia essa famiglia o paese, rese complesse dalla
presenza di chi, portando i segni della diversità, devia da una normalità
prestabilita e conosciuta. I fratelli, di cui si parla, sono due giovani
adolescenti che vivono in un paese immaginario, teatro di molti altri racconti
di Atxaga, chiamato Obaba. Troppo presto, arriva la morte dei genitori; questo
vissuto li strappa alla loro adolescenza, con poche colpe e responsabilità, e
li immette in un mondo in cui, su ogni loro azione, sembra allungarsi l’ombra
di una volontà altra, quella degli adulti, e ogni loro scelta sembra accelerare
il compiersi di un destino già scritto. La loro storia comincia da qui; dal
testo alla scena, si prova a raccontarla, seguendo le direzioni imprevedibili
della scrittura di Atxaga, che sa essere assieme quasi fiaba e tragedia.
dal 17 al 20
dicembre
GLI INNAMORATI tratto dall’omonimo testo di Carlo
Goldoni adattamento Antimo Casertano
e Daniela Ioia
con Antimo Casertano, Daniela
Ioia e cast in via di definizione regia
Antimo Casertano un progetto Teatro Insania
Viviamo oggi in un’epoca in cui tutto sembra
derivare da stereotipi violenti, dalla bruttezza e da fenomeni aggressivi, che
non riguardano solo la violenza fisica ma anche e soprattutto quella morale,
culturale ed etica. Oggi l’unico argomento di discussione, nel bene e nel male,
che sembra fare presa sull’opinione pubblica è la “camorra”, la sopraffazione,
la ragione del più forte e del più violento. Ma a mio parere invece è
necessario tornare a parlare di cultura, bellezza, di vita, ma più di ogni cosa
d’amore. La mia idea nasce da questa volontà, trattare un argomento che per
secoli è stato il motore della vita per l’intera umanità. I più grandi
filosofi, drammaturghi e sognatori hanno trattato questo argomento vitale. In
ogni essere umano alberga l’amore, la morale, anche in coloro che per varie
ragioni sembrano aver dimenticato, oppure nascosto questo sentimento. Occorre
tornare a credere che l’amore può fare notizia, forse anche più della violenza
e tornare a parlarne come strumento indispensabile e
diffonderlo in ogni modo. Partendo dal testo originale Gli innamorati di Carlo
Goldoni, ho rivisto lo stesso in chiave contemporanea, calando i personaggi, il
loro modo di esprimersi e le loro vicende ai giorni nostri. I veri
protagonisti, della commedia, secondo la mia riscrittura, saranno i due servi
Tognino (Tonino nel mio adattamento) e Lisetta, che vivranno in modo segreto e
parallelo, la loro storia d’amore; forse in maniera anche più passionale e
intima dei due classici innamorati Goldoniani, Eugenia e Fulgenzio, che sempre secondo
la mia idea sono visti non più con lo stereotipo classico (molto probabilmente
sono entrambi obesi) ma immersi anche loro nella realtà attuale. Saranno due
ragazzi moderni, con i loro pregi e difetti ma soprattutto i loro vizi, con le
paure e le ansie che affliggono i giovani d’oggi. Anche tutti gli altri
personaggi si muoveranno in questo clima di commedia moderna, perché non
bisogna dimenticare che questo era l’intento di Goldoni, una grande commedia
che denunciasse i vizi dei giovani del suo tempo. Allo stesso modo, senza
modificare radicalmente l’impianto drammaturgico vorrei operare io. Una
riscrittura dinamica che prevede pochissimi elementi scenici, dove ciò che
conta più di ogni altra cosa sono gli attori e le relazioni che intercorrono
tra loro.
dal 27 al 29
dicembre
27 dicembre - Valerio Malorni e Simone
Amendola - anteprima dello spettacolo ERAVAMO
e presentazione del volume TEATRO
NEL DILUVIO
28 dicembre - INCONTRO, TITOLO DA DEFINIRE
29 dicembre - Putéca Celidònia
- titolo in via di definizione
30 dicembre - Vuilìe Teatro - MINE – CONFERENZA
STANCA SUL MELODRAMMA AMOROSO
SPETTACOLI DANZA
1° novembre
SILENCE - Music
of life concept Emma
Cianchi – Dario Casillo coreografia Emma
Cianchidanzano Maria Anzivino -
Ginevra Cecere - Marcella Martusciello – Antonio Nicastro sound landscape Eugenio Fabiani
"Il silenzio trasforma ogni spazio in un luogo. Il silenzio è la
musica che circonda ogni momento della nostra quotidianità"
Performance di danza contemporanea e musica
elettronica che restituisce dignità al rumore di fondo, al cosiddetto paesaggio sonoro con il movimento nel momento. Il silenzio è qui: quello del paesaggio sonoro circostante, dei performer e degli spettatori. In un processo in divenire i danzatori e il suono
diventano parte di un unico processo creativo in bilico tra live-performance e installazione.
L'EGO coreografia Fritz Zamy compagnia
Training Experience Dance Company
L’ego è la maschera che usiamo per relazionarci con la realtà, ciò che
crediamo di essere, ciò che ci dà un senso illusorio di identità. Né buono né
cattivo, semplicemente una parte di noi che reclama attenzione e che vuole
sempre avere ragione nella falsa convinzione che dominare voglia dire affermarsi.
8 novembre
ACT OF MERCY concept e coreografia Antonello
Tudisco
interpreti Angelo Petracca,
Gaetano Montecasino, Francesco Russo, Piotr Mateusz Wach, Rebecca Collins
disegno Luci Marco Giusti scenografie
Massimo Staich costumi Dario Biancullo musiche Renato Fiorito aiuto regia e
drammaturgia Mimmo Ingenito supervisione Davide
Iodice produzione Interno5 danza,
co-produzione Teatro Nazionale/Teatro
Merca-dante in collaborazione con
Ravello Festival Danza e tendenze 2018 - direzione artistica Laura Valente
e Residenza C.RE.ARE Campania
“La Misericordia può essere considerata come un
atto di bontà che si realizza nell’immediato. La mia ricerca artistica – spiega
il coreografo - indaga non il valore religioso dell’atto caritatevole, ma
quello laico, umano, legato alla possibilità di do-nare sollievo reale e
concreto, ponendo alcuni interrogativi. Può la bontà essere crudele?
Accompagnare una persona alla morte può essere un atto di misericordia? In quest’ultimo
caso la Misericordia è considerata da molti, come un atto carico di umanità,
che genera bontà e allo stesso tempo crea dolore e sofferenza per chi la opera,
nella consapevolezza che il suo agire è momentaneo e circoscritto nel tempo. Il
punto di partenza del lavoro è il dipinto « Le Sette Opere della Misericordia »
di Caravaggio in cui la Misericordia è mostrata su un livello reale ed umano
attraverso gesti e personaggi reali, umani e non ideali. Le azioni raccontano
di corpi che si aiu-tano e agiscono per un benessere collettivo. In un momento
storico cosi complesso come quello attuale, in cui l’atto di misericordia verso
l’immigrato o il rifugiato è quello o di un compassionevole aiuto o di un atto
dovuto e obbligato e non senti-to”.
15 novembre
L’AMORE NON E' UN
GIOCO
Balletto in un prologo e due quadri liberamente
tratto da “La boîte à joujoux” di Claude
Debussy coreografia Edmondo Tucci pianista
Paola Volpe attrice Arianna Sorrentino musica Claude Debussy drammaturgia e testi Maria Venuso
Creato nel 1913 il balletto – pensato per il teatro di marionette ˗ è
dedicato a Emma, figlia del compositore Debussy, detta Chouchou e vede protagonisti i giocattoli, che nottetempo si
animano e diventano metafora del più classico dei topoi teatrali: il triangolo amoroso tra una bambola, un Pulcinella
e un soldatino. La musica è eseguita
dal vivo dalla pluripremiata pianista Paola Volpe. Andato in
scena in anteprima al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella nel febbraio
2019 e a giugno dello stesso anno per il Napoli Teatro Festival Italia arriva
al Teatro Bellini in tutta la sua magia. Il balletto originale è stato
ripensato dal coreografo Edmondo Tucci (primo ballerino e coreografo del Teatro
di San Carlo) e da Maria Venuso (ricercatrice e docente di Storia della danza
presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa, storico e critico teatrale) per
portare in scena una visione contemporanea delle problematiche di genere, con
particolare riferimento alla violenza psicologica sulle donne.
22 novembre
AESTHETICA -
esercizio n°1 ideazione e regia Gennaro Cimmino coreografia Gennaro
Cimmino e Gennaro Maione
Debutta al Teatro Piccolo Bellini, a 5 anni da Aesthetica esercizio n. 1, lo spettacolo
Aesthetica - esercizio n° 2. “Quando
ho iniziato a pensare alla possibilità di
mettere in scena uno spettacolo che tenesse conto dell’uso del corpo in
questa contemporaneità, subito ho pensato al suo rapporto con il web
,soprattutto con i social network” - racconta
Gennaro Cimmino regista dello spettacolo-.
“Salta agli occhi che lo sviluppo
della tecnologia nella comunicazione di massa ha cambiato il modo di sentire
,di pensare ,di incontrarsi e di amarsi”. Il lavoro, selezionato dal Festival
Kilowatt nel 2016, dopo aver girato a lungo dal sud al nord dell'Italia è stato
invitato a Città Del Messico, a Tanzmesse Dusseldorf e al Fresh Fruits Festival
di New York dove, Gennaro Cimmino, vince il premio come migliore regia.
29 novembre
UNKNOWN WOMAN Coreografia Mauro Astolfi Interprete
Maria Cossu Luci Marco Policastro
Musica
AAVViI Produzione
Spellbound con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo -
Produzione 2020 parte del progetto Spellbound
25
Unknown Woman è un raccoglitore di memorie e di pensieri di quello che è accaduto con un’artista importante in
20 anni di collaborazione e di condivisione – spiega il coreografo - Io e lei
abituati in questi 20 anni a raccontarci segreti attraverso i movimenti,
portatori sani di verità. Forse ci siamo capiti solo in una sala prove e sul
palcoscenico, ma come si fa a capire un’artista? Inseguirla è stato possibile
solo con gli occhi e con il cuore, ogni altro modo confonde e ogni volta
bisogna quasi ricominciare dall’inizio. Da sconosciuti siamo ancora in sala, ci
osserviamo, ci regaliamo e ci rubiamo cose, ma ci conosciamo bene e per questo
camminiamo ancora insieme”.
Mauro Astolfi
ÄFFI creazione per un interprete
Coreografia, set e costumi Marco
Goecke Assistente alla coreografia Giovanni
di Palma Disegno luci Udo Haberland
Musiche Johnny Cash Riallestimento
per Spellbound Contemporary Ballet,
realizzato con il contributo del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo - Produzione 2020 parte
del progetto Spellbound 25
Äffi, una delle creazioni di maggior successo internazionale di Marco
Goecke, è stata inserita nel
repertorio dello Scapino Ballet di Rotterdam nel 2006 ed è stata eseguita da
Tadayoshi Kokeguchi nel 2006 a Istanbul e nel 2008 a New York. Sebbene Arman
Zazyan, Damiano Pettenella, William Moore, David Moore, Robert Robinson, Mischa
van Leuven e - finora unica donna - Katja Wünsche hanno studiato l'assolo, la
performance più memorabile è quella del fenomenale Marijn Rademaker,
protagonista della prima, che nel 2006 gli è valso il
prestigioso premio teatrale tedesco "Der Faust" ("The
Fist") come "Best Dance Performer", assegnato per la prima volta
quell'anno. Spellbound Contemporary Ballet è la sola compagnia di produzione
italiana ad avere in repertorio questa creazione.
BODY THINGS di Collettivo Trasversale coreografia
Macia Del Prete Produzione ArtGarage
danzatori Alice Mantovani -
Giuseppe D'Andrizza - Anita Lorusso - Nicolo Besozzi
Torna la coreografa Macia Del Prete con un lavoro in cui il corpo assume
di volta in volta intenti e significati nuovi e talvolta opposti. Dalla forma
alla sua trasfigurazione, dalle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza
metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di
identità e via continuando con gli innumeri temi di cui il corpo è chiamato
continuamente ad esser simbolo.
6 dicembre
RE-LIVE drammaturgia Francesco Annarumma,
Michele Casella coreografie Francesco
Annarumma produzione ARB Dance
Company
Si ritorna a vivere spesso. Con un nuovo
battito, una nuova partenza, una nuova corsa, un semplice e nuovo sospiro. La rinascita è sia sociale che personale
ma, in ogni caso, parte dall’io che come una fenice sa ri-crearsi. Come l’arte che ri-crea
diventando contemporaneamente e ciclicamente madre e figlia di ogni artista. Un
viaggio fatto di mito, storia, attualità ed interiorità. Un io che muore in sé stesso per rinascere ad essere un nuovo-io.
13 dicembre
SCAPPA NAPOLI – d'amore, d'arte e resistenze concept e coreografia Marcella
Martusciello compagnia Malaorcula regia
e drammaturgia Manuela Barbato produzione
Artgarage
musicisti 44 Quartet: Arcangelo Michele Caso (violoncello), Gianluca Rovinello (arpa), Osmani Artiga Cairo (cajon),
Elio carbone (fisarmonica), Marta Carbone (voce e percussioni) e Mariateresa
Carbone (seconda voce e tammorra)
Confusa, nervosa e sanguigna l'anima di Napoli non riesce a narrare di
sé una storia e una soltanto, perché sublimata ed esaltata dal miscuglio di
credenze e leggende e verità. Ciò che resta è una suggestione che spaventa ed
esalta fino all'ebbrezza. Non c'è cammino predefinito, nessuna certezza,
nessuna narrazione lineare, ma genio, dolcezza, follia, forza infinita. Napoli
non si spiega, non si racconta, si irradia e pervade tutto portando lo
spettatore in un viaggio sensoriale tra mille contraddizioni.
20 dicembre
PUPPENSPIELER Coreografia e luci Nyko Piscopo Musiche
Alfredo Maddaluno Costumi Sonia Di Sarno Produzione Cornelia
A tutti sarà capitato di sentire, almeno una
volta nella vita, una contraddizione interna, una lotta intestina che taglia in
due o in tre il senso di unità e identità e che porta a chiedersi: ma io chi sono? Il bisogno di coerenza
ci porta a negare tutte le nostre sfaccettature. E se accettassimo che in noi albergano parti diverse? Solo allora
molte cose acquisiranno un senso e troveranno la loro collocazione nello
stretto spazio che occupa la parola IO.
Adesso alla domanda: chi sono?
Rispondo proprio così: sono io!
Puppenspieler è l’interpretazione che Nyko Piscopo dà de lo Schiaccianoci e il re dei topi di
E.T.A. Hoffman che tratta il tema dei giocattoli gender neutral.
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