“1984” di George Orwell

Al Teatro Bellini di Napoli dal 27 novembre al 2 dicembre 2018

Servizio di Rita Felerico

Napoli - Matthew Lenton  rilegge uno dei testi che non si ha timore di definire come un cult della letteratura di  ogni tempo, 1984 di George Orwell. La sintonia dei linguaggi fra i  due autori insegue  il segno di una  forte carica di denuncia,  reso con  stile secco e minimale e la descrizione della violenza appare un ‘dato di fatto’ inesauribile nella sua crudeltà, in un contesto dove ormai l’umano ha smarrito la sua identità.  Il mondo distopico di Orwell è quello del  nostro presente, dominato dalla supremazia della tecnica, dagli algoritmi dei social media, dove la relazione e la parola soffocano, intrappolate dallo spasmodico desiderio di esercitare un potere che controlli il pensiero degli uomini, i loro sentimenti, nel brutale disegno di sopprimere ogni creatività e renderli men che burattini, staccati dalla loro stessa esistenza. Questo vuole comunicare il testo di Matthew, affermato regista, direttore artistico e fondatore della compagnia Vanishing Point, della quale ricordiamo per essere stata rappresentata qui a Napoli Interiors.  Firma un adattamento  e una traduzione insieme a Martina Folena, con l’intento di sottolineare come il mutamento delle dinamiche di interazione – prodotto della violenza tecnologica – muti contemporaneamente il pensiero e il nostro sentire. Se le relazioni sono ‘esperienze d’amore’, qui la mancanza di qualsiasi riconoscimento porta al precipitare in un baratro senza fondo:  il  pessimismo spinto fino al parossismo, dopo il fallimento di una ribellione. Nessun personaggio sembra trovare vie di fuga ed è al pubblico che Matthew chiede una possibile risposta, con  l’uso delle luci -Orlando Bolognesi- e il gioco della musica –Mark Melville-. E’ qui che si addensa tutto il significato della messinscena. Fasci intensi di luce vengono a tratti letteralmente sparati in platea, sui visi attoniti degli spettatori, il cui udito viene lacerto da tonfi di suoni e rumori. Molto forte il coinvolgimento, che impedisce qualsiasi ‘pennichella’, scuotendo la riflessione addormentata, stimolando la ribellione al dolore  (le torture), alla volontà di chi vuole schiavizzare tutto sotto lo sguardo del ‘grande fratello’. Bravi i giovani attori, incorniciati da neon e teleschermi, inseguiti alle spalle dall’occhio del potere, capaci di trasmettere il grado di paura suscitato dall’inseguimento di una pseudo psico-polizia che dichiara di volere il loro bene;  bravi anche nel prologo che introduce all’azione, recitato a scena aperta,  che appare però troppo lungo.

di George Orwell
adattamento e traduzione Matthew Lenton e Martina Folena
con Luca Carboni, Eleonora Giovanardi, Nicole Guerzoni, Stefano Agostino Moretti, Aurora Peres, Mario Pirrello, Andrea Volpetti
scene Guia Buzzi
luci Orlando Bolognesi
composizione musicale e disegno sonoro Mark Melville
costumi Gianluca Sbicca
video Riccardo Frati
regia Matthew Lenton
produzione Emilia Romagna Teatro, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG

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