PROMETEO da Eschilo - regia, adattamento, scene Massimo Luconi

Al  Teatro  Mercadante  -  Napoli,  dal 4 al  15 aprile  2018




Servizio di   Rita Felerico



Napoli - Raccontare, evocare con la suggestione delle parole, percorrendo un doppio binario che, a partire dagli antichi toni della tradizione, dal passato, pone in parallelo l’ esplorazione di un futuro di cui non si conosce obiettivo e meta. E’ bravissimo Luca Lazzareschi a dibattersi in questo contraddittorio succedersi degli eventi, incatenato, per tutto il tempo della rappresentazione, paralizzato nei movimenti  -ridotti al minimo – affidando al solo verbo privo di gesto, al suo tono, al timbro, l’intensità dell’espressione e dei significati. Brava Flo a calibrare la voce al dramma di Prometeo, accompagnata dalle  note di Mirio Cosottini che ne segnano la tragica realtà e le intuizioni dell’avvenire sul soffio del mantice di una fisarmonica. Meno felici le incursioni degli altri protagonisti,  Io (Alessandra D’Elia), Ermes (Gigi Savoia) Oceano (Tonino Taiuti)  che vorrebbero, con altri ritmi di movimento, abbattere la tragicità del presente; poco appropriato risulta infatti il loro irrompere dal basso, perchè non esiste né si crea una relazione con il pubblico, e non si descrive l’atmosfera dalla quale provengono, dalla quale li richiama Prometeo. Si fermano ai bordi del palcoscenico senza abitare la scena nella sua tragicità. Una regia, in questo senso, poco incisiva rispetto al dramma che si sta vivendo, descritto invece con forza da una mobile scenografia di pannelli / sipari, manualmente aperta su quella che appare la prua di una nave, una polena che svetta come una maschera / archetipo provvista di sagomati occhi e bocca, ricordando le ombre di riti antichi e tribali dai quali nessuno è in grado di liberarsi. Forse Prometeo affabula proprio della capacità che dovremmo possedere di conoscere la verità di cui siamo impastati per governare un destino che ci vorrebbe rassegnati e ingabbiati, un destino al quale Prometeo si ribella con razionale ed emotiva, sensibile strategia, un Prometeo che ci mette in guardia rispetto al pericolo di affogare la nostra vitalità. Ritrovare così il mito nelle pieghe della coscienza e cementare l’azione per rintracciare l’appartenenza alla nostra dimensione storica, che ci immerge nella cultura mediterranea di uomini senza confini. Il testo diviene  motivo di maggiore attenzione, dal quale non ci si distacca e distrae, sul quale si concentra non solo il pensiero ma lo sguardo, catapultato verso l’incatenato Prometeo : “La vicenda di Prometeo è dentro di noi” – afferma Massimo Luconi, il regista – “ Con doppio livello di narrazione teatrale ed emotivo, diventiamo testimoni di un dramma che appartiene ai canoni del teatro antico,al quale guardiamo oggi con il nostro sguardo critico”. L’operazione dunque è quella di riscoprire il fascino originario, delle nostre origini e mantenerne il ‘fuoco’, oggi,  nonostante tutta la falsità che ci circonda, quel fuoco che Prometeo aveva osato rubare per donarlo agli uomini come fiamma di conoscenza e sapere. E questo deve restare oltre il mito, nelle sue forme e nei suoi sensi.  


con  Luca Lazzareschi, Alessandra D’Elia, Flo, Gigi Savoia, Tonino Taiuti
fisarmonicista Vittorio Cataldi
installazione Moussa Traore costumi Aurora Damanti luci Fulvio Mascolo
musiche Mirio Cosottini consulenza storico letteraria Davide Susanetti
assistente alla regia Angela Carrano assistente alle scene e attrezzista Marco Di Napoli
assistente ai costumi Alessandra Gaudioso direttore di scena Silvio Ruocco
capomacchinista Fabio Barra fonico Salvatore Addeo
sarta Daniela Guida foto di scena Marco Ghidelli
l’adattamento del testo si basa sulla traduzione di Davide Susanetti pubblicata da Feltrinelli
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia


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