“Servo per due - One man, two guvnors” di Richard Bean, tratto da “Il servitore di due padroni” di Carlo Goldoni- Regia di Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli

Al Teatro Diana di Napoli dal 13 al 26 gennaio

Servizio di Francesco Gaudiosi

Napoli- Definire la prima replica al teatro Diana dello spettacolo Servo per due come un trionfo è dir poco. Un pubblico entusiasta accoglie con sinceri e lunghi applausi gli attori ai saluti finali, premiando una Compagnia che si spende sul palcoscenico per tre ore piene regalando uno spettacolo che è un vero piacere per gli amanti del teatro e non. La compagnia de Gli Ipocriti porta in scena con Pierfrancesco Favino la versione italiana del testo di Richard Bean “One man, two guvnors” di Richard Bean, tradotta e adattata dallo stesso Favino, Paolo Sassanelli, Marit Nissen e Simonetta Solder. Il testo di Bean è a sua volta tratto dal capolavoro goldoniano Il servitore di due padroni, opera emblematica della Commedia dell’Arte italiana: scritto nel 1745 in forma di canovaccio, il testo si trasformò solo in seguito in un copione scritto per intero così come voleva proprio la riforma del teatro posta in essere da Goldoni.
L’elemento che sembra rimanere nell’allestimento firmato da Favino e Sassanelli è proprio quel grado di improvvisazione, che fa sembrare ogni battuta dello spettacolo come nata al momento, creata nelle  circostanze uniche dalle quali viene generata. Resta quindi intatto il respiro goldoniano della commedia, con i dialoghi tra il pubblico e gli attori e la consapevolezza di essere maschere, personaggi che svolgono qualcosa al di fuori dell’ordinario seppur calati in un contesto di ordinarietà. In questo caso fa da cornice allo spettacolo una magnifica atmosfera anni ’30, dove c’è vaudeville, c’è erotismo, ma c’è anche gioco e divertimento il tutto ambientato nel contesto del perdurante regime fascista. Ed è proprio in questa ambientazione storica che il nostro personaggio goldoniano, che nello spettacolo prende il nome di Pippo, ne combinerà di ogni colore decidendo di servire due padroni contemporaneamente nonostante questi ultimi ne siano all’oscuro. Ne conseguono continue gag, errori, fraintendimenti e intrecci amorosi.

Il primo tempo è brillante, imprevedibile, colpisce lo spettatore che magari si aspetta qualcosa più convenzionale nei canoni di uno spettacolo classico, e che risulta invece esilarante e straripante, al di fuori di ogni logica di previsione. Il secondo tempo risponde invece alla necessità di portare avanti la storia cercando di rendersi più fedeli al testo goldoniano, esibendo un ottimo ritmo e senza apparenti forzature Sul palco quasi venti tra attori e musicisti per un cast formato veramente da “artisti”, nel senso lato della parola, intesi come acrobati, ballerini, clown, attori e cantanti. Particolarmente piacevole e senza dubbio molto apprezzata è stata la presenza dell’orchestrina Musica da Ripostiglio, una ensemble  piacevole di quattro elementi  che crea momenti di avanspettacolo di altri tempi.
Magiche e sontuose le scene di Luigi Ferrigno, che ci riportano in una Rimini colorata, crocevia dei divertimenti e delle prime vacanze che facevano gli italiani, azzeccati i costumi di Alessandro Lai, che rievocano proprio i colori e le sfumature dei personaggi della commedia dell’Arte. Un lavoro che, come dice Sassanelli, è costato quasi un anno di prove a una compagnia di interpreti che si è dovuta sdoppiare dividendosi la lunga e faticosa tournée.  Naturalmente, al centro di tutta questa macchina artistica, c’è come perno rotante Pierfrancesco Favino, che con somma bravura e spirito di iniziativa nell’intraprendere qualcosa di così diverso dal teatro “tradizionale”, affronta un’impresa che sta dando i suoi frutti, vantando tre anni di repliche tuttora in corso.

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