“Salmo della gioventù” - Concerto di versi da Amelia Rosselli di Sonia Bergamasco

con Sonia Bergamasco e Rodolfo Rossi
 
Al Teatro Galleria Toledo di Napoli dal 17 al 19 aprile
 

Servizio di Antonio Tedesco

 

Napoli - Terzo appuntamento a Galleria Toledo con un teatro che nella costante ricerca sulla voce e sul suono ritrova la sua natura più profonda. Dopo Chiara Guidi che, potremmo dire, ha gettato le basi con la sua Relazione sulla verità retrograda della voce, e Sara Bertelà che la sua voce l'ha usata per dare vita a delle modernissime Troiane, da Euripide, è la volta di Sonia Bergamasco che con Salmo della gioventù, concerto per voce recitante e percussioni, sembra chiudere il cerchio che la Guidi aveva aperto. Un teatro riportato alla sua essenza primaria, un teatro di poesia che non si sofferma a raccontare storie perché le contiene tutte già nel suo farsi. Sonia Bergamasco sceglie di dedicarsi all'opera di Amelia Rosselli, poetessa inquieta che ha portato su di sé il peso della storia della sua famiglia (figlia di Carlo Rosselli, trucidato in Francia insieme al fratello nel 1937 da sicari fascisti) perché in essa trova quel punto di contatto, quella congiunzione tra parola e musica, o musicalità della parola, come pura forma teatrale, che risulta essere pienamente congeniale alla sua ricerca artistica di attrice e musicista ad un tempo. E ciò nonostante (o forse, proprio perché) la stessa Rosselli non riteneva la poesia come genere adatto ad essere esibito al pubblico, ma che, al contrario, necessitasse di una lettura intima, personale, quasi un dialogo in forma privata tra il poeta e il suo lettore. E, in maniera coerente con il principio espresso dalla poetessa, Sonia Bergamasco si impossessa del verso, e delle parole che lo compongono, e lo porge al pubblico non più in quanto tale, ma filtrato, quasi ri-prodotto, dalla sua lettura, dalla sua più intima e personale esperienza. Ancora una volta, dunque, le parole vanno oltre  il loro stesso significato, si fanno puro suono, ritmo, si fondono con la musica che le avvolge, eseguita da Rodolfo Rossi, in scena con i suoi strumenti (percussioni, ma anche fiati) generando suoni che non solo accompagnano, ma fanno eco, completano il senso delle parole che l'attrice recita, il tutto a formare un'unica, coerente,  partitura ritmica e musicale.

Il “senso”, allora, arriva proprio da questo dialogo voce-strumenti, questi ultimi utilizzati in maniera poco convenzionale, tendenti a riprodurre e trasformare in musica i suoni di cui sono impregnati non solo gli ambienti fisici, ma soprattutto gli spazi interiori e spirituali.

Sonia Bergamasco padroneggia ogni sfumatura delle sue corde vocali, dispiega lentamente il lungo rotolo dal quale legge i versi duri e dolenti della Rosselli, quasi una poesia che si nega a sé stessa (o forse si esalta) affidandosi alle inafferrabili forme della musicalità. Così l'attrice, quasi imprigionata in un vestito-gabbia, assume a tratti movenze meccaniche, vagamente burattinesche, come a farsi (per dirla con Carmelo Bene) “macchina attoriale che agisce la poesia”. Della quale, come forse anche Amelia Rosselli era ben consapevole, non resta altro, non può restare altro, che una fuggevole vibrazione che si perde nell'infinito, e nell'animo di ogni uomo che abbia la sensibilità di coglierla.

Il pubblico di Galleria Toledo, selezionato, per certi versi, ma attentissimo, come incantato da questa magia di suoni che si dipartono da una fissità quasi ipnotica, ha molto apprezzato, manifestando una adeguata sensibilità ricettiva all'assimilazione (profonda)
di tali poetiche vibrazioni.

 

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