IL DITO di Doruntina Basha traduzione italiana di Elisa Copetti regia e costumi di Carlo Sciaccaluga

Al Ridotto Teatro  Mercadante da giovedì 20 febbraio a domenica 1 marzo  2020

Servizio di Rita Felerico

Napoli -  La guerra:  non importa quale siano i Paesi convolti, non importa conoscere i giorni nei quali si combatte. La guerra è guerra in qualsiasi parte del mondo e nel tempo seppure in modi diversi, in forme diverse, dispiega la sua violenza e irrazionalità sempre, riproducendo gli stessi comportamenti violenti ed inumani. Il Dito, opera prima di  Doruntina Basha drammaturga e sceneggiatrice nata a Prishtina nel 1981, di guerra ne sa; è una delle poche artiste riuscita a fuggire dal Kosovo e la sua opera -tradotta anche in francese e tedesco- scava in una dimensione più ‘intima’ del dramma guerra, osservandola e narrandola come dolore che irrompe nella vita di due donne. Donne legate da un rapporto tipicamente difficile, quello fra una suocera e una nuora e inoltre complicato dall’assenza / morte di un uomo, il figlio / marito.  

E si scatenano i sentimenti, Vajza, la moglie,  e Zoja, la madre, vivono nel pieno di una guerra domestica, intrisa di rancori, dolori, risentimenti, di un gioco di potere al massacro che le vede morire dentro, l’una si dissolve nel vuoto della mancanza e cerca di aggrapparsi al ricordo, l’altra spera come in un ‘miracolo’ e rifiuta di vedere la realtà, ovvero la morte. La ferita procurata da un maldestro uso di un coltello da cucina è il simbolo della impossibilità di allontanare – anche volendo – le ferite della vita. Bravissima Chiara Baffi, la madre, sa commuovere e  coinvolgere, con un linguaggio forte anche gestuale e di sguardi, intensi e a tratti estranianti, come a guardare verso un orizzonte dal quale vorrebbe far apparire il figlio, la cui presenza vaneggia nel vento che avvolge la casa, che lei desidera sempre ‘in attesa’ e pronta ad accogliere il suo ritorno. Brava anche Alessandra Pacifico Griffini, a recitare accartocciata nelle ginocchia per  interpretare visivamente una moglie ‘compressa’ in un  dolore incapace e reso incapace di rivelarsi ed esprimersi. Molto si deve alle attrici se viene colmato qualche piccolo vuoto di regia, soprattutto nelle parti più narrative; belle le scene e l’allestimento ‘veritiero’ degli spazi, dove si cucina, dove fumano le pentole, dove si lavano i piatti e le verdure tritate sul tagliere dal ‘coltello incriminato’; ma è proprio quel dito ferito ad indicarci il senso delle parole e dell’azione.

IL DITO di Doruntina Basha traduzione italiana Elisa Copetti
regia e costumi Carlo Sciaccaluga
con Chiara Baffi e Alessandra Pacifico Griffini
musiche Andrea Nicolini
scene Vincenzo Leone
direttore di scena Nicola Grimaudo
datore luci Pasquale Piccolo
fonico Diego Iacuz
sarta Francesca Colica
in collaborazione con Accademia Belle di Napoli / Cattedra di Scenografia prof. Luigi Ferrigno
assistente alla regia tirocinante Francesco Calvanese
assistente alle scene tirocinante Flavia Chianese
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale



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