06.05.38, ARRIVA AL NUOVO TEATRO SANCARLUCCIO DI NAPOLI IL PICCOLO CAPOLAVORO ITALIANO
Dal 16 al 19 novembre 2017 al Nuovo Teatro Sancarluccio
(il 16, 17 e 18 alle ore 21 - il 19 alle ore 18)
6 maggio del 1938, giorno della visita di Hitler a Roma. In un comprensorio popolare, Antonietta, moglie di un usciere e madre di sei figli, prepara la colazione, sveglia la famiglia, aiuta nei preparativi per la parata. Una volta sola, inavvertitamente, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul davanzale di un appartamento difronte al suo. Bussa alla porta, ad aprirle è Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR che sta preparando la valigia in attesa di andare al confino perché omosessuale. Antonietta, donna ignorante e plagiata dall’affascinante figura di Mussolini, rispecchia in pieno il ruolo di donna del “regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la macchina bellica. È rapita dal fascino discreto di Gabriele e, inconsapevolmente, tenta di conquistarlo mentre lui è costretto a confessare la sua omosessualità causa anche del suo licenziamento. Mentre la radio continua a trasmettere la radiocronaca dell’incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e Gabriele si rispecchieranno l’una nell’altro condividendo la solitudine delle loro anime. Gabriele regala ad Antonietta un libro (I tre moschettieri) che rappresenta il simbolo di una speranza ovvero che le donne possano affrancarsi dalla loro condizione di “schiave” in cui erano state relegate dal regime fascista, attraverso la conoscenza e la cultura.
(il 16, 17 e 18 alle ore 21 - il 19 alle ore 18)
Nella magica cornice partenopea, negli affascinanti e storici
spazi del Teatro Sancarluccio, debutta il nuovo spettacolo de La Falegnameria
dell’Attore, in co produzione con Viaggi e
Miraggi, dal titolo "06.05.38" che ha l’obiettivo di emozionare il
grande pubblico attraverso un viaggio artistico sospeso tra storia e vita
reale. Un film che non si dimentica; una trasposizione teatrale di Luca Pizzurro che rende giustizia al racconto di drammatica
delicatezza. Interpretato da Gigliola de Feo, attrice già allieva a Roma e
poi assistente di Giulio Scarpati, con Andrea Fiorillo, attore e regista
formatosi sulle tavole dello storico Teatro Sancarluccio di Napoli, lo
spettacolo parte dal presupposto che cambiando la prospettiva da cui si guarda,
si può godere la sorpresa di un panorama sociale profondamente mutato. Ad arricchire lo spettacolo, le coreografie di Luana
Iaquaniello che con la sua lunga ricerca coreografica, energica, sorprendente,
densa e conturbante rappresenta il secondo tassello di questo spettacolo
dedicato alle passioni dell’anima e agli aspetti più profondi che genera nella
società contemporanea.
Racconta Gigliola de Feo, interprete della
pièce: "06/05/38
è uno spettacolo forte, che costringe sia noi attori che lo interpretiamo, sia
il pubblico che assiste, a confrontarsi con la Storia, quella con la S
maiuscola, e con le storie di solitudine, di emarginazione e di deriva sociale
che sono protagoniste del racconto. Il mio personaggio, Antonietta, è un pugno
nello stomaco, anche per quanto riguarda la costruzione artistica che, con la
regia, cerco di farne. Una donna ruvida, ma non per sua scelta. Quasi un
animale selvatico, non sa scrivere e a malapena sa leggere, indottrinata di
cultura fascista secondo schemi ben precisi, si dibatte tra la tentazione di
una vita diversa e la sua stessa vita, ai margini di tutto. Ma troverà la forza
di provare a sperare in un futuro altro, grazie al riscatto della conoscenza:
questo suo percorso interiore, questa evoluzione/rivoluzione di Antonietta, così
come disegnata dalla scrittura e dalla regia di Luca Pizzurro, è per me una
prova d'attrice di grande intensità emotiva ed artistica."
“Lavorare su questo testo per me è come gridare allo
spettatore che non bisogna smettere di fare della nostra vita un’esperienza
meravigliosa - racconta
Andrea Fiorillo, co interprete dello spettacolo - in un mondo dove il diverso fa ancora
troppa paura, ha bisogno di bellezza, e le parole di Scola nel riadattamento
del nostro regista Pizzurro, danno alla mia compagna di viaggio, Gigliola de
Feo, ed a me, la chance di raccontare che “non bisogna adeguarsi alla mentalità
degli altri, quando è sbagliata.”
Note di regia
"Abbiamo deciso di mettere in scena 06.05.38, superando timori e scrupoli verso il capolavoro
cinematografico originale, perché a ben guardarla la sceneggiatura di Scola e
Maccari nasconde uno spettacolo teatrale di vita perfetto. Un ambiente intimo e
perso, due grandi protagonisti, due storie umane che si incontrano in uno
spazio comune in cui sono “obbligati” a restare, prigionieri delle convinzioni
sociali. Fuori il mondo, la Storia, di cui ci arriva l’eco dalla radio. Un
grande evento che fa da sfondo a due piccole storie personali, in una giornata
che sarà particolare per tutti: per Gabriele, per Antonietta, per la sua
famiglia che si reca alla parata, per gli Italiani che festeggiano l’incontro
tra Mussolini e Hitler, senza sapere quanto fatale sarà per i destini del
Paese."
6 maggio del 1938, giorno della visita di Hitler a Roma. In un comprensorio popolare, Antonietta, moglie di un usciere e madre di sei figli, prepara la colazione, sveglia la famiglia, aiuta nei preparativi per la parata. Una volta sola, inavvertitamente, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul davanzale di un appartamento difronte al suo. Bussa alla porta, ad aprirle è Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR che sta preparando la valigia in attesa di andare al confino perché omosessuale. Antonietta, donna ignorante e plagiata dall’affascinante figura di Mussolini, rispecchia in pieno il ruolo di donna del “regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la macchina bellica. È rapita dal fascino discreto di Gabriele e, inconsapevolmente, tenta di conquistarlo mentre lui è costretto a confessare la sua omosessualità causa anche del suo licenziamento. Mentre la radio continua a trasmettere la radiocronaca dell’incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e Gabriele si rispecchieranno l’una nell’altro condividendo la solitudine delle loro anime. Gabriele regala ad Antonietta un libro (I tre moschettieri) che rappresenta il simbolo di una speranza ovvero che le donne possano affrancarsi dalla loro condizione di “schiave” in cui erano state relegate dal regime fascista, attraverso la conoscenza e la cultura.
La Falegnameria dell'Attore, va segnalato, è anche una scuola
di recitazione teatrale e cinematografica fondata a Napoli quattro anni fa
proprio da de Feo e Fiorillo, che ne condividono la direzione artistica. La
scuola fin da subito ha ospitato lezioni speciali di attori, registi e casting
director di fama nazionale e internazionale (da Giulio Scarpati a Lella Costa,
da Alberto Rossi a Valeria Miranda, a Luca Pizzurro...) a testimonianza della
realtà vivace e della volontà di sperimentazione costante che rappresenta.
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