Anna Procaccini e il suo libro “Io sono il teatro” interamente dedicato ad Arnoldo Foà
Servizio
di Laura Canevali
Io
sono il teatro, questo è il
titolo del libro che Anna Procaccini compagna dell'indimenticabile attore
Arnoldo Foà gli ha dedicato.
Un gesto d'amore, per non dimenticare questa
importante figura delle scene.
Un
gesto d'amore, un omaggio alla sua carriera, questo è il contenuto del libro
che Anna Procaccini, compagna di vita oltre che di lavoro, ha dedicato ad
Arnoldo Foà, magnifico interprete versatile, non solo attore, ma anche regista
e poeta.
Ad
un protagonista indiscusso del nostro scenario culturale, al personaggio
pubblico ma anche ad uomo di spessore e onestà intellettuale, va questo libro
fatto di ricordi, annotazioni, critiche, foto, in cui viene raccontata la sua
inimitabile carriera.
Conclude
un'intervista biografica, che la compagna aveva realizzato nel 1997, sul suo
ruolo nel panorama intellettuale italiano.
Perché
il bisogno di scrivere un libro che raccontasse la storia di suo marito?
Libro è stato progettato tre anni fa,
un progetto con documentario
sull’attività teatrale, poi messo in
cantiere. L’editore Rubettino mi ha convito per la pubblicazione.
Di
che cosa tratta il suo libro e in che modo viene rappresentato il mondo del
teatro e suo marito di cui è stato un indimenticabile protagonista?
Dell’attività teatrale. E un viaggio privato. Ho usato sia il mio archivio
personale che altro materiale partendo dalle fotografie, unici documenti che
attestavano l’attività teatrale in quanto non vi erano ancora filmati, per
continuare in modo di note di regia, ricordi, situazioni.
La
sua visione. Quanto di personale ha messo?
Parecchio, ho messo molto pur cercando
di essere obiettiva, cosa difficile perché oltre che assistente sono stata per
17 anni la sua compagna vita.
E’
fiera di questo libro? Che cosa cambierebbe eventualmente?
Fiera non so, posso dire che sono
contenta. Cambiare forse sì, ma ho preferito lasciare la versione da lui approvata.
Lei
è stata anche sua compagna di lavoro. Ci può raccontare qualcosa del vostro
rapporto?
Il rapporto era molto semplice: ero e
lo sapevo di essere privilegiata ad assistere un grande artista, aiutarlo, vederlo
intuire cosa andasse bene per lo spettacolo, studiare non solo nel lavoro, con
gli attori, ma anche nella vita.
Cosa
apprezzava di lui sia come persona che come personaggio pubblico?
Per quanto mi riguarda l’onestà
intellettuale, la riservatezza, la libertà di pensiero, sia come persona che
come personaggio pubblico.
Foà
è stato regista, sceneggiatore, poeta, doppiatore oltre che attore. In quale di
questi campi lo preferiva e dove pensa potesse essere eventualmente carente.
E’ stato molte cose, credo di poter
dire tra più grandi attori del teatro italiano, carente no non potrei dirlo.
Ci
può dire qualche nome di colleghi amici che sono stati molto vicini aiutandola
a mantenere viva la memoria?
Sì, ieri a Roma vi è stata la manifestazione
Fontanone, una delle più grandi in ambito teatrale estiva, all’inaugurazione vi è stato uno spettacolo a
lui dedicato. Tanti attori in questo momento mi sono stati vicini in tanti modi
chi con il lavoro chi personalmente. Posso citare Ettore Scola, Enzo De Caro ad
esempio, oltre che i giovani Lorenzo Dell’Innocenti, Luca Pizzurro, Maria
Rosaria Omaggio, Giada Desideri, Daniela Poggi e tanti altri… Soprattutto i
giovani mi hanno aiutato. Vorrei aggiungere che oltre al Fontanone, altri 2
festival sono stati dedicati a lui e che nel libro c’è un’intervista fatta a
lui nel 1997 quando ci siamo conosciuti che parla del suo ruolo nel panorama
teatrale.
Il
suo impegno politico, la sua visione.
Quanto hanno condizionato le sue scelte e gli spettacoli in cui
lavorava?
Le sue scelte politiche non influivano
direttamente sulla scelta degli spettacoli, era un uomo con una grande libertà
di pensiero e a volte ha pagato questa sua scelta. Gli spettacoli che sceglieva
avevano spesso come protagonista la Shoa, le leggi razziali. La sua scelta
andava a testi che parlassero di libertà di pensiero in qualunque modo.
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