COMPAGNIE TEATRALI IN TEMPO DI CORONAVIRUS

Incontro (telefonico - 1 maggio 2020) con  Leda  Conti de Il Théâtre de Poche


Servizio di Rita Felerico

Napoli -  L’ amicizia con Leda Conti nasce circa 25 anni fa e si è rafforzata nel tempo attraversando momenti di gioia, di sofferenza, di difficoltà, di complicità. Un sentimento ci ha sempre unite, la passione per il ‘Teatro’, la musica e la bellezza, nel suo essere, nel suo esprimersi. Speciale è anche il mio legame con Il Théâtre de Poche, i cui passi seguo fin dagli inizi, dal 1992, quando Lucio Allocca divenne direttore artistico di una compagnia e di uno spazio “indispensabile, libero, creativo, accogliente, totalmente indipendente e autofinanziato. Si presenta- questo luogo magico -  come una cavea di roccia basaltica, ma il suo nero assoluto trasferisce lo spettatore, grazie alla magia del Teatro, in luoghi e spazi sconfinati, luoghi della mente, proprietà della poesia e della immaginazione. Necessario e miracoloso, è zattera che traghetta a volte verso la salvezza”. Ho riportato per raccontarlo le parole con le quali il Teatro si descrive, che al meglio colgono non solo l’obiettivo che il de Poche persegue e diviene con le sue proposte di spettacolo, ma anche il suo voler essere  un  ‘particolare modello formativo’ apprezzato e qualificato. I suoi laboratori non hanno mai perso l’impronta originaria, ma questa si è man mano arricchita aprendosi alle nuove esigenze e richieste formative ed espressive di tanti giovani che di teatro volevano e vogliono vivere. I direttori artistici che oggi ne guidano l’azione,  sono nomi dello spettacolo,  beniamini del pubblico, così come i collaboratori e i soci fondatori. Leda ha poi dato una impronta particolare ai laboratori, introducendo lo studio e l’applicazione della lingua inglese nei corsi di formazione, dando vita a spettacoli che – distanziandosi da un mero saggio di fine corso- posseggono di per sé un valore di recitazione e teatralità. Penso così al Théâtre de Poche come ad un Libero Spazio di Creatività, dinamico, flessibile e al contempo disciplinato ed esigente, capace di far venire alla luce le capacità degli allievi. Cosa accade in periodo di pandemia?

Leda come stanno vivendo gli allievi del Théâtre de Poche l’esperienza del corona virus?
Dopo un primo momento di stallo, sono stati gli stessi allievi che frequentano i  laboratori pomeridiani e serali (adolescenti, giovani universitari, lavoratori) a chiederci di continuare a distanza il lavoro interrotto e chiaramente abbiamo accolto la proposta, perché è nei nostri obiettivi realizzare un rapporto di formazione completo, che abbracci il cuore e la mente, i desideri di coloro che frequentano e condividono gli stessi obiettivi. Abbiamo insieme a loro progettato le modalità di realizzazione di una formazione a distanza e ognuno di noi insegnanti continua la sua didattica; io lavoro sui testi in inglese, Peppe sulla recitazione, Lorena sulle emozioni, Sergio prosegue lo studio sui testi poetici di Fosco Maraini, un lavoro concepito  per favorire l’esperienza metalinguistica, molto utile per un attore. Continuiamo così – anche da lontano - a stimolare la creatività, una creatività che non ha mai smesso di scorrere fra noi e fra di loro, non si è mai fermata. Vi invito a visionare in proposito e  come esempio il  video realizzato da una nostra bravissima  allieva in questo tempo di corona. Ha fatto tutto da sola a casa: video, montaggi e assemblaggio di varie app sia del cellulare che del computer https://youtu.be/rTxCXmcZGgU ”.

Una delle finalità del tuo lavoro sui testi in lingua.
“Scegliamo un testo, vi lavoriamo su, analizzandolo, comprendendolo, interpretandolo,  registrando e creando un video che testimoni  il lavoro in progress  e il prodotto finale, lo spettacolo. Visioniamo, riflettiamo e commentiamo insieme anche gli spettacoli del Globe Theatre di Londra, del National Theatre, per confrontarci con altre realtà.  Il lavoro sui testi in lingua e gli spettacoli è stato molto apprezzato dalle scuole, nei licei soprattutto, dove intervengo su richiesta degli insegnanti. Anche questo impegno ci è stato sottratto dalla pandemia. Una delle finalità più importanti è quindi quella di donare  una formazione più completa e più preparata a rispondere alle richieste di  uno scenario  più ampio di quello offerto dai nostri confini.

Come vedi il futuro del teatro, del Théâtre de Poche. 
“Io credo in una ripresa, lenta, ma ci credo. Immagino lo spazio del Théâtre de Poche ancor più attrezzato per le sanificazioni – facendo scuola, lavorando spesso sul ‘terreno del palcoscenico’ in questo abbiamo precorso i tempi – e possedendo due sale si può pensare ad un loro uso differenziato e scadenzato e perché no penso anche ad un uso meditato delle mascherine; penso di lavorare su monologhi, dialoghi. In generale, per il teatro, credo si debba guardare avanti, oltre questa surreale situazione che si è definita guerra, perché non è finita purtroppo. Si deve guardare avanti.  E’  un altro teatro quello che si  prospetta nel dopo? Spesso mi sono fatta questa domanda. Mi rispondo: ci si   adatta  ai ‘limiti’; se ci si modella e ci si disegna su misura sui limiti, il limite stesso può divenire una   virtù .   Allo   stesso spazio di azione, il palcoscenico, considerato impossibile per fare teatro in pandemia, occorre approcciarsi diversamente, trasformarlo in  realtà teatrale. Il teatro può mutare in tal senso, per un set cinematografico per esempio, credo  sia più complicato.

Allora pensi sia possibile  immaginare un  altro teatro?
“Un altro teatro nel senso e nella misura in cui ci si impegni a creare un testo ex novo, ad hoc,  magari scritto dai ragazzi, i quali ragionano meglio di noi – più avanti con l’età -  ‘con la mascherina’, questo sta  a  significare  qualcosa (come è stato per esempio per Carmelo Bene e l’uso del microfono); oppure si può  andare a  recuperare un testo e usare in vario modo la digitalizzazione. Vorrei poi dire, sarà  casuale, che stavamo  provando  ‘Pene d’amor perdute ‘, una commedia di William Shakespeare  dove si lavorava per sequenze, con un inizio e una fine netti, come se in scena andassero a realizzarsi tante situazioni di ‘clausura’. Questo attiene al linguaggio pandemico?!

Veniamo alla nota dolente, quella economica.
“Come tante altre piccole realtà teatrali, non abbiamo aiuti o sovvenzioni. Ci gestiamo da soli, con i nostri laboratori nei quali investono anche i ragazzi. I laboratori sono sempre stati frequentati e c’è grande riscontro, per i nostri   ancor di più da cinque anni a questa parte,  quando abbiamo inaugurato i corsi in lingua con i quali ci apriamo, come detto,  ad una prospettiva europea e internazionale.  Abbiamo tante soddisfazioni, nostri allievi frequentano l’Accademia a Roma, ed anche quella francese.   Si sa della nostra esistenza, ma spero che il dopo pandemia – e le riflessioni che ne conseguiranno -  ci renda più visibili rispetto alle istituzioni, anche sotto l’aspetto economico. 

Un risultato positivo a cui la pandemia potrebbe portare?
“Non ritornare al ‘come prima’, e che soprattutto  in Italia  tutto il mondo del teatro, della cultura, possa finalmente conquistare il posto che meritano, con piani e programmazioni pensate a lungo e largo raggio;  che si realizzi una regolamentazione rispetto ai tariffari, ai diritti sindacali; penso ai tanti stagisti non pagati e sfruttati, a tanto lavoro in nero, che purtroppo tocca anche la nostra categoria e tutte le professionalità e maestranze che le ruotano intorno. Dobbiamo mobilitarci per questo, tutti, soprattutto come cittadini”.

DIREZIONE ARTISTICA 
Massimo De Matteo, Sergio Di Paola, Peppe Miale

PRESIDENTE
Massimo De Matteo

COLLABORATORI
Leda Conti
Luigi Ferrigno
Lorena Leone
Fabio Palliola

SOCI FONDATORI
Lucio Allocca
Massimo De Matteo
Sergio Di Paola
Alessandra Gaudioso
Peppe Miale
Laura Zaccaria

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