MEDEA DI PORTAMEDINA da Francesco Mastriani - drammaturgia e regia Laura Angiulli

TEATRO SAN FERDINANDO 26 aprile 2019  5 maggio 2019


Servizio di Giuseppe Cotarelli

Napoli – Medea di Portamedina di Francesco Mastriani, andata in scena al teatro San Ferdinando il 26 u.s., nella versione di Laura Angiulli, che ne ha curato la regia e la drammaturgia, è Coletta Esposito, donna dalla complessa personalità, fortemente condizionata da una difficile infanzia e adolescenza trascorsa fra le mura dell’Annunziata. La sua sconfinata sete d’amore si rivela nella sua drammaticità in una struggente, vorace e tirannica passione per l’amante Cipriano Barca (dal quale avrà anche una figlia), che finirà per spingere nelle braccia di un’altra donna, Teresina, per la sua asfissiante, invadente e immotivata gelosia. Un amore che vuole trattenere a tutti i costi  ma che gli sfuggirà di mano, innescando nella sua mente ormai offuscata dalla gelosia, l’idea di una vendetta spietata e quanto più duratura possibile, per quell’uomo che aveva amato alla  follia e che aveva osato tradirla, dopo aver giurato una improbabile perenne fedeltà, pronto a sposare Teresina. Con fanatica lucidità e determinazione, abituata alla freddezza delle privazioni, Coletta procede con l’efferato omicidio per strangolamento della figlia e l’accoltellamento della rivale e nel bel mezzo del matrimonio depone il corpicino della bimba sull’altare sotto gli occhi del padre, meritandosi così l’appellativo di Medea di Portamedina, con riferimento al noto personaggio della tragedia greca euripidea. Nulla potrà placare la collera della provetta “Medea” e la sua sete di vendetta, neanche il celato affetto della sua benefattrice Cesarina Molisi, che provvede alla sua assistenza forse per debito di coscienza, essendo probabilmente lei che ha spinto la bimba Coletta nella ruota dell’Annunziata. Di sicuro effetto risulta la magica atmosfera della Napoli metà ottocento, tanto cara a Mastriani, riprodotta dalla particolare scenografia con mobili sospesi in aria e calati all’occorrenza, dalle luci rossastre soffuse e dai costumi dell’epoca. Appare evidente in questa versione della regista Laura Angiulli, la volontà di preferire per il personaggio Coletta, una insana lucidità nel perseguire la vendetta che può trovare in parte giustificazione nella sua perenne fame d’amore per la privazione di una vita segregata e solitaria, rispetto ad una logorio dato da un conflitto interiore fra razionale e irrazionale o ad una pazzia involontaria dall’agire imprevedibile ed illogico, mentre il riferimento euripideo appare del tutto incidentale.

MEDEA DI PORTAMEDINA Coletta Esposito in arte Medea da Francesco Mastriani
drammaturgia e regia Laura Angiulli
con
Alessandra D’Elia, Pietro Pignatelli 
e con
Federica Aiello, Paolo Aguzzi, Agostino Chiummariello, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Caterina Pontrandolfo, Caterina Spadaro, Antonio Speranza, Fabiana Spinosa
scene Rosario Squillace
assistenti
Mario Di Nardo, Vincenzo Fiorillo, Dario Pererano
disegno luci
Cesare Accetta
musiche originali
Daniele Sepe
direzione di scena
Flavia Francioso
illuminotecnica Lucio Sabatino
assistente volontaria
Elena Paoletti
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Galleria Toledo Produzioni

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