MAL’ESSERE dall’Amleto di William Shakespeare ideazione, drammaturgia e regia Davide Iodice

Riscrittura in napoletano di Gianni ‘O Yank De Lisa (Fuossera), Pasquale Sir Fernandez (Fuossera), Alessandro Joel Caricchia, Paolo Sha One Romano, Ciro Op Rot Perrotta, Damiano Capatosta Rossi

Al Teatro Trianon Viviani di Napoli dal  18  al 22  gennaio  2018
 
Servizio di Rita Felerico                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
 
Napoli - Un’ esperienza di ‘spaesamento’ quel viaggio a Napoli nell’estate del 1936 in compagnia di Simone de Beauvoir, che si impresse in modo indelebile nel cuore di Sartre, tanto da confidarlo con enfasi in una lettera indirizzata alla sua discepola, Olga Kosakiewicz. Ritornato da solo nel 1951 nella città partenopea, Sartre ritrova la stessa atmosfera: “Una città in rovina: la amo ma mi fa anche orrore…ecco il mare, ecco altri casermoni gialli o rosa, panni ai balconi, marmaglia, carogne”.  Parole, impressioni che non si discostano di molto da quelle che i viaggiatori, i turisti hanno pronunciato o provato negli anni prima e a seguire, fino ad oggi. Una città bella, coloratissima, a suo modo affascinante, ricca di bellezza e bellezze rare, con punte di grande eccellenza, ma il verdetto finale sembra essere sempre quello: una città sporca, disorganizzata, maleducata, incivile perché non a passo con i tempi. Difficile da vivere, dove la sopravvivenza viene elaborata di giorno in giorno. Sembra che non ci si allontani da una scena tardo settecentesca, in attesa di un moto rivoluzionario, come quello del 1799, ma stavolta si spera vincente. Come raccontare questa atavica ferita con occhio realistico e contemporaneo? Ci prova Davide Iodice con Mal’essere, smontando e rielaborando i vecchi modelli di conoscenza promuovendo un nuovo stile per parlare e vivere Napoli: il rap. E’ la musica forse il linguaggio possibile e innovativo. Il rap è ‘voce collettiva’, in grado di raccontare la città dell’oggi, espressione di un malessere – e qui Davide Iodice gioca sulla parola e sul suo significato- sia esistenziale che generazionale, quasi caratteriale, riferito cioè alle ‘male persone’ che abitano questo ‘paradiso in terra’, come Goethe definì Napoli.  E soprattutto Iodice rivolge l’attenzione a quelle ‘male creature’  delle paranze, ai  ragazzi in bilico, in cerca di una identità di vita in periferie che rispecchiano il vuoto delle periferie del mondo. E ci prova da quattro anni a lanciare un ‘modello Abreu’ in questa nostra disgregata realtà, con la Scuola Elementare del Teatro, un progetto che ha reso vivo un conservatorio popolare per le arti di scena a partecipazione gratuita, un luogo di ricerca e formazione, un laboratorio rivolto a ragazzi in condizione di disagio economico e sociale o con disabilità fisica e intellettuale, che prende effettivamente in carico – non ghettizzando – i soggetti più fragili. E’ il nostro regista e drammaturgo a seguire il percorso educativo, artistico e personale (chi desidera saperne di più e sostenere il progetto, può consultare il sito www.produzionidalbasso.com).  Il testo shakespeariano, teatrale per eccellenza, a cui Iodice ha sempre guardato solo ora si è sentito in grado di realizzare; è affidato nella riscrittura dialettale a sei rapper, è ispirato alle figurazioni del linguaggio rapper, paranza è una di queste figurazioni. E’ un linguaggio, una ricerca linguistica che guarda oltre la cultura generalista di cui è impregnata la città, un linguaggio anarchico inteso più che in senso politico come unica possibilità di vita futura, come riscatto culturale. E Shakespeare, Amleto dove sono? In continuum con la ricerca teatrale di forte impatto sociale che è un po’ la cifra di Iodice e gli attori tutti, i musicisti in scena e l’intera troupe hanno ben interpretato e centrato in una messa in scena corale di sicuro effetto e coivolgimento. . Con questo Mal’essere – ha dichiarato Davide Iodice – si può provare a dire qualcosa su Napoli da Napoli scartando l’imperante e cinica oleografia criminale, questo tempo di paranze dei bambini, un’estetica del male che stiamo assecondando, dove le crew dei rapper sono paranze vitali, di chi ha scelto l’arte al posto delle pistole”. Il rap come comunicazione estemporanea ricorda i poeti erranti di epoca shakespeariana, gli unici in grado di descrivere il malessere che viviamo sulla pelle, in un qui ed un’ora con crudele realismo. E i simboli, le apparizioni, le incarnazioni del passato allacciano la fantasia del Bardo a quella del nostro regista, come in un tempo ‘unico’, in un archetipo proprietà di tutti. E’ così anche lì dove rilegge parte dei simboli e delle apparizioni del nostro teatro napoletano, penso ad un De Simone o a un Moscato, non come imitazione ma più come citazione. Citazioni destrutturate e trasportate nell’oggi, come quando il campo di teschi dei becchini si trasforma nell’immaginario dello spettatore nella visione delle famose “Capuzzelle” di Rebecca Horn dispiegate in piazza Plebiscito, simbolo di quel ‘diffuso malessere esistenziale’ del quale Napoli è contraddittoria, esoterica, ambigua presenza.
 
Con: Salvatore Caruso, Luigi Credendino, Veronica D’Elia, Angela Garofalo, Francesco Damiano Laezza, Marco Palumbo, Antonio Spiezia e i rapper attori Gianni ‘O Yank De Lisa, Vincenzo Oyoshe Musto, Paolo Sha One Romano, Damiano Capatosta Rossi, Peppe Oh Sica

spazio scenico, maschere, pupazzi Tiziano Fario
costumi Daniela Salernitano
disegno luci Angelo Grieco, Davide Iodice
musiche composte ed eseguite dal vivo da Massimo Gargiulo

aiuto regia Michele Vitolini
assistente alle scene volontario Tommaso Caruso
assistente ai costumi e sarta Ilaria Barbato
direttore di scena e foto Pino Miraglia
macchinista Luigi Sabatino
fonici Salvatore Addeo, Daniele Piscicelli
capo elettricista Angelo Grieco
elettricista Pasquale Piccolo
parrucca Antonio Fidato
trucco Sveva Viesti

produzione Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale

 
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