Menecmi


Servizio di Francesca Myriam Chiatto


Uno dei temi da sempre più discussi e sviluppati in ogni ambito dall’umanità è certamente il tema del doppio. Doppio inteso come doppia personalità all’interno dello stesso individuo o come due figure diverse che costituiscono due “facce” della stessa persona. A partire da Dr Jeckill e Mr Hyde, di Robert Louis Stevenson, per arrivare a Freud con l’analisi della personalità frammentata nello stesso soggetto, passando per Nietzsche con la bipolarità tra apollineo e dionisiaco, fino alla grande Storia, quando il mondo, con la guerra fredda, si è diviso fra due poli contrapposti, di USA e URSS, tutta la nostra esistenza è caratterizzata continuamente dal manifestarsi di queste forme di doppi e di personalità divise. In ogni ambito, ogni volto dell’arte e non solo, ritroviamo almeno un autore, scrittore, pittore, che ha parlato della bipolarità: letteratura, teatro, arte, danza, storia e perfino le favole, dove è spesso presente lo specchio, elemento del doppio per eccellenza. Ma c’è un campo dove questo tema è perfettamente espresso e raggiunge in pieno la forma anche estetica del suo manifestarsi: si tratta della natura umana e la sua rappresentazione sono i gemelli. I gemelli più famosi che balzano subito alla memoria sono sicuramente i celeberrimi Menecmi di Plauto. Autore del terzo - secondo secolo a. C. , Plauto è particolarmente famoso per le sue commedie, divertenti, ma anche dal tono moralistico, che congedano il pubblico con un insegnamento tra l’ironico e il serio. I personaggi rappresentati sono sempre noti al pubblico, figure classiche del teatro antico, caratterizzato dai tipi fissi e dalle maschere che già alla sola vista denotano le peculiarità del tipo di ruolo interpretato, reso così facilmente riconoscibile, fin dalla sua prima apparizione sulla scena. Ritroviamo varie tipologie di personaggi: dai vecchi avari, ai servi aiutanti contro quelli impiccioni e avidi, fino ai giovani innamorati che devono superare ostacoli e difficoltà per arrivare a raggiungere il loro scopo e coronare i loro sogni, trasformando il loro destino in destinazione. Dunque tra i personaggi più famosi del commediografo Plauto, vi sono certamente i due gemelli di Epidamno. La commedia, che rispetta tutte le caratteristiche dell’epoca fu scritta nel terzo secolo, si presenta molto movimentata, ma in realtà la trama, anche se complessa, è abbastanza lineare. Tutto si basa su continui equivoci e scambi di persona in un ritmo che coinvolge il pubblico e lo accompagna nella vicenda con un linguaggio semplice e comprensibile, il cosiddetto sermo familiaris, la lingua del popolo o del volgo, nota e parlata da tutti. I Menecmi sono stati una delle commedie più alla moda in età umanistica e, quindi, tra le più rappresentate nel ‘400. Ad esempio la troviamo messa in atto alla corte di Ercole I, nel 1486 in onore di Francesco II Gonzaga, futuro sposo di Isabella d’Este, poi nel 1488 vi sono due allestimenti, per Lorenzo il Magnifico e ancora per Francesco II Gonzaga, insieme a Ludovico il Moro. Tra il 1589 e il 94 Shakespeare ne fece uno dei suoi primi lavori, traendo ispirazione proprio dalla base plautina, con la “Commedia degli errori”, un adattamento in stile slapstick comedy (commedia caratterizzata da una continua gag comica e violenta). Ma oltre ai numerosi spunti e rifacimenti del passato, merita di essere ricordata anche la messa in scena operata da Tato Russo, in tempi recenti (aprile 2014 e marzo 2015), al teatro Augusteo e poi al teatro Delle Palme di Napoli. Mantenendo intatto l’intreccio della trama originaria, Russo fonde la commedia plautina, con quella shakespeariana, sullo sfondo del teatro napoletano, tra le contraddizioni di una città “bella e dannata” come la Napoli della scena. La componente metateatrale è presente in ogni adattamento e la città è mostrata nel suo volto antico, dell’epoca. I personaggi sono analizzati nella loro componente psicologica e caratteriale, con forza e particolari e la comicità è garantita. I costumi di Giusi Giustino e le scenografie di Tony di Ronza danno maggiore veridicità e adornano lo spettacolo. Le parti musicali colorano la vicenda, a sottolineare l’importanza che canto e danza avevano nel teatro antico. Il ritmo serrato garantisce allo spettatore un coinvolgimento pieno e una riflessione sul teatro stesso e sulle sue modalità di rappresentazione dal punto di vista della commedia e, in particolare, della commedia degli equivoci, per la regia di Livio Galassi.

 

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