“Lisistrata- Colei che scioglie gli eserciti” di Aristofane - Drammaturgia e regia Nicola Laieta

Presentato da: Maestri di Strada Onlus e Associazione Trerrote nell’ambito della Rassegna “Suggestioni all’imbrunire”- Coreografie Ambra Marcozzi - Costumi Annamaria Ciaramella - Suoni Francesco Di Cristoforo

Parco archeologico di Pausilypon l’8 il 15 e 16 luglio

Servizio di Maddalena Porcelli

Napoli - Lisistrata è la protagonista della commedia di Aristofane, messa in scena la prima volta nel 411 a.c., nel mezzo della guerra del Peloponneso che causò infinite distruzioni e morte, non solo degli uomini, ma anche delle donne in quanto madri, mogli, figlie e sorelle dei guerrieri. A quel tempo la Grecia insanguinata era alla disperata ricerca di pace quando Lisistrata, con la sua idea strategica di sacrificare il proprio piacere e quello di tutte le donne per convincere gli uomini a interrompere il conflitto a favore di una pace duratura, fa il suo ingresso sulla scena della storia. E’ un’opera tragica, che il genio di Aristofane ha saputo tradurre in commedia, caratterizzando i suoi personaggi con quel sano umorismo che è cifra di una più completa visione umana, con le sue virtù, i suoi difetti, le sue debolezze, i suoi eccessi, ma anche con i suoi dolori  e le sue gioie; quell’umorismo, insomma, che non esclude la serietà delle intenzioni né quel senso di umanità dolente e pensosa che sta all’origine di ogni espressione artistica. In quest’ottica, la rappresentazione che ci offriranno i ragazzi e le ragazze del Laboratorio territoriale delle Arti, guidati dal maestro di strada Nicola Laieta, vicepresidente e direttore artistico dell’Associazione Trerrote e dagli altri operatori del settore, si calerà perfettamente nella realtà tangibile di quei tanti ragazzi che sperimentano quotidianamente la dura e faticosa esistenza delle periferie di Napoli est, un territorio vasto, che riunisce i quartieri di Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio, con un’altissima densità abitativa. I suddetti quartieri, che storicamente custodivano una cultura dalla spiccata identità agricola, con i suoi pregnanti valori e le sue radicate tradizioni, sono stati travolti, nel tempo, da selvagge speculazioni, prima con l’industrializzazione, poi con il saccheggio edilizio del post terremoto degli anni ’80, pianificato da un’amministrazione comunale cinica e da una cultura urbanistica e architettonica che ha usato quei luoghi come cavie di sperimentazione progettuale, deformandone il volto e l’anima.  All’oggi essi si profilano allo sguardo come un insieme di recinti, cancelli e muri tra edifici altissimi, con infrastrutture incomplete e aree di abbandono. Dal deserto geografico al vuoto di valori e al degrado il salto è breve: essi sono diventati i nuovi centri economici per le attività illegali e criminali e appaiono segnati da una profonda deculturazione, luogo prediletto dal capitale della paura e dell’odio che è tra le più alte fonti di profitto economico e politico, laddove il tema della sicurezza può definirsi con la sua volontà di controllo sociale. Questo è dunque il contesto, segnato da indici elevatissimi di dispersione scolastica riguardanti le fasce d’età più vulnerabili e entro il quale nasce e si sviluppa il progetto di scuola alternativo, costruito in parte su un’intensa attività laboratoriale, come quella svolta dai maestri di strada. Lo scopo è quello di restituire ai ragazzi, feriti e danneggiati dalla scuola ordinamentale, una seconda possibilità. E’ un’impresa titanica,ma Cesare Moreno, il presidente dell’Associazione Maestri di Strada sostiene: ” Siamo come alpinisti, l’asperità della roccia non è ostacolo ma punto d’appoggio”. In una cornice paesaggistica tra le più suggestive del Golfo, avvolti dal silenzio di un cielo limpido, segnato solo dal volo dei gabbiani, forse richiamati e incuriositi dal suono degli strumenti a fiato che riecheggiano accompagnando l’azione degli attori, assistiamo alla messa in scena di questa Lisistrata, donna dell’oggi, stanca delle guerre fratricide che si compiono nelle strade dei suoi quartieri, rivendicatrice di un tempo e di uno spazio di pace. Più di venti  ragazze e  ragazzi si muovono con disinvoltura, esprimendo tutte le loro passioni, con l’utilizzo di un proprio registro verbale che si alterna al linguaggio più formale, con guizzi d’ironia e d’ilarità diffusa esplicitati con estrema naturalezza, atti a mitigare e trascendere la drammaticità della loro stessa esistenza. Li osserviamo mentre si manifestano nella più piena libertà, consapevoli di aver realizzato un’opera che è il frutto prezioso di un percorso perseguito con impegno, responsabilità e dedizione. Sono giovanissimi e suscitano una forte commozione per la maturità che dimostrano. Cesare Moreno,chiamato dagli stessi ragazzi a introdurre lo spettacolo, dichiarerà  che la bravura delle attrici e degli attori  sarà per noi pubblico la prova provata di un qualcosa che non funziona nel sistema scuola. Già, perché la scuola può provocare danni motivazionali  e non solo ai ragazzi che soffrono di disagi sociali, ma a chiunque abbia una sensibilità tale da scontrarsi con quello spirito di disciplina e di autoritarismo che nega la sfera emotiva, che tende a uniformare e a promuovere obbedienza e conformismo, non certo un pensiero indipendente; Il più delle volte essa  esclude chi non è allineato e conforme a quei comportamenti considerati accettabili. Il senso di cura autentica che trasuda dallo sguardo posto su questa comunità così coesa è di una bellezza stupefacente e determina esiti sorprendenti, perché fondata sulla pratica dell’accoglienza, dell’ascolto, del riconoscimento delle diversità  e della fiducia. Qui si lavora per imparare a non essere progettato, invaso, abusato, e noi non possiamo che ammirarne con stupore incredulo i risultati. Lo spettacolo sarà replicato il 15 e 16 luglio. Da non perdere.    

 
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