“La Paranza dei Bambini “ di Roberto Saviano e Mario Gilardi – Regia di Mario Gilardi

Al  Nuovo Teatro Sanità   di Napoli dal 19 al 30 aprile  



Servizio di  Rita  Felerico
 
Napoli - A volte la pronuncia è così stretta che a tratti il dialogo – improntato nella maggioranza del tempo sui toni di  un ‘italiano sporco’ - sembra quasi trasformarsi in lingua sconosciuta,  come a voler sottolineare l’estraneità ai fatti di chi ascolta e a cancellare ogni eventuale possibilità di comprendere ciò che sta accadendo e di cosa stia discutendo quella ‘tribù’ di giovani  sul palcoscenico. La paranza dei bambini , drammaturgia di Roberto Saviano e Mario Gilardi , è  in scena al Nuovo Teatro Sanità dal 19  al 30 aprile, in sold-out quasi tutte le sere. Il regista, Mario Gilardi, racconta di come il progetto sia nato da un’idea dello scrittore Saviano, il quale voleva coinvolti come attori i ragazzi del quartiere, giovani già parte della compagnia del NTS diretto da  Gilardi  ormai da quattro anni. Saviano ha creduto così tanto nel progetto da  contribuire fattivamente all’impresa  (sempre difficile per il teatro) di  reperire i fondi per la sua realizzazione, il progetto è divenuto infatti una delle ultime produzioni di Mismaonda in collaborazione con Marche Teatro.  Il Nuovo Teatro Sanità e Mario Gilardi – scrive Saviano -  non sono solo teatro, ma il nucleo intorno al quale alla Sanità si costruisce il presente reale….solo loro possono trasformare in corpi, volti e voci le mie parole”.  L’ascesa nel mondo della camorra di un gruppo di adolescenti decisi a conquistare a tutti i costi, fuori della legalità, denaro e potere, viene descritta con toni crudi,  che non lasciano scampo alla fantasia o ad immagini proiettate in un diverso futuro. La trama si  accompagna ad una scenografia fredda, essenziale,metallica, dark vicina ai gusti di un certo ‘tipo’di adolescenti, quelli che amano gli emo o i fumetti  tipo Dylan Dog.  “ La corsa verso la luce non è per tutti, qualcuno resta indietro”, dice Nicolas il capo carismatico della paranza deciso a voler tener fuori dal giro il fratello più piccolo; Nicolas è l’unico a trattare con ‘i grandi’ dello spaccio e della camorra, i quali trascinano lui e tutta la paranza verso le più orride scelte, quella di uccidere senza scrupoli ignorando ogni remora etica e ogni sentimento di amicizia e di relazione. La violenza aleggia, abita la  scarna scenografia  che si movimenta e cambia con i gesti omologati e ritmati  della paranza o con il volo di un drone telecomandato o con il buio che nasconde lo sguardo degli spettatori.  I ragazzi  salgono e scendono le  scale e sulle lamine di metallo, precarie assi, rumoreggiano, cedendo  al degrado con il ‘gioco’ dello  sniffare o delle armi. Sono ‘paranza’ , i pesci piccoli che la camorra ‘usa’ per i suoi affari. La tavola imbandita per una magra cena in un angolo male illuminato (la casa di Nicolas) della scena e ‘lo studio di don Vittorio’ , baroccheggiante e dorato posto all’angolo opposto del palcoscenico sono gli unici punti fuori del mondo chiuso della paranza. Viene da chiedersi allora se la incomprensione a tratti dello stretto dialetto sia da riportare piuttosto ad una nostra sordità : il mondo fuori della paranza non offre molte vie d’uscita, possibilità di riscatto e le condizioni sociali negative aumentano la vulnerabilità delle persone, favorendo le scelte antisociali e criminali, soprattutto degli adolescenti. Bravi i giovani attori  - Vincenzo Antonucci, Luigi Bignone, Carlo Caracciolo, Antimo Casertano,Riccardo Ciccarelli,Mariano Coletti, Gianpiero de Concilio, Simone Fiorillo, Carlo Geltrude,Enrico Maria Pacini -  a caratterizzare i personaggi : Dentino, Drone, Lollipop, Moscio e l’alato tatuato  Nicolas , detto  Maraja.
 

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