“Diana & Lady D.” – Scritto e diretto da Vincenzo Incenzo – Con Serena Autieri

Al teatro Augusteo di Napoli dal 3 al 12 marzo

 

Servizio di Francesca Myriam Chiatto

 

Napoli – Uno dei temi da sempre noti ed esistenti e che ha sempre accompagnato l’essere umano nella sua vita è quello del doppio e dell’ “altro da sé”. A partire dagli scrittori o dai filosofi più noti che hanno trattato il campo della bipolarità, fino alle favole o ai film sulla doppia personalità, anche gli uomini più comuni hanno sempre due o più lati diversi che mostrano in pubblico e in privato o in situazioni differenti e, come sosteneva Pirandello, tutti abbiamo le nostre “maschere”. La storia che stavolta è portata in scena è una novità assoluta: il primo musical sulla principessa Diana, scritto e diretto dal regista Vincenzo Incenzo (che insieme a Maurizio Metalli ne ha curato anche le musiche e gli arrangiamenti), produzione Engage, con le coreografie di Bill Goodson, ballerino di fama internazionale e i costumi di Silvia Frattolillo. Il racconto lo conosciamo tutti, la principessa che ha fatto la storia della moda, icona dello stile, ospite televisiva, modello e immagine per tante donne di tutto il mondo. Vita breve, ma sogno dorato. Sogno di ogni bambina, che vorrebbe indossare vestiti e corone da regina ed avere tutto ai suoi piedi, vivendo la favola in un palazzo reale. Ma quello che “Diana & Lady D.” (al teatro Augusteo dal 3 al 12 marzo) vuole raccontare è, proprio come si evince dal titolo, la donna e la principessa, ossia l’anima e l’apparenza, il lato privato e quello sulle copertine dei giornali che si susseguono l’una all’altra, con foto della principessa in ogni parte del mondo in occasione di eventi, campagne umanitarie, cerimonie, perennemente chiusa in abiti troppo stretti per la sua personalità e fissata in un “sorriso di circostanza” che le è stato solo ordinato. Il sorriso finto e freddo di chi non ha mai avuto amore, affetto sincero, di chi è stata tradita e ha deluso, perché delusa. Ma chi ha tradito chi? E chi ha deluso chi? Tutto e tutti hanno deluso Diana, nata con la colpa di non essere maschio, di non essere l’erede sperato e “venduta” alla famiglia reale. Perfino la principessa che è diventata, l’immagine di se stessa che ella vede riflessa allo specchio, l’hanno delusa. Come lei, Diana, ha deluso la “Lady” che è dall’altra parte. Le due donne, le due anime della stessa donna sono sempre più divise, più distanti e più diverse e si allontanano in un monologo, che è in realtà un dialogo con sé, immaginato nell’ultima notte prima dell’incidente, in cui si ripercorre tutta la vita di quella che fu solo una “principessa triste”, privata di ciò che poteva desiderare, delle cose semplici che non le appartenevano più e che, forse, non le erano mai appartenute. Dalla sua morte, dopo che sei eterei angeli riportano indietro il tempo, Diana si “riveste”, fisicamente, ma anche in senso lato, del suo passato e della sua storia. La particolarità dello spettacolo, la cui sola protagonista è lei, Diana e Lady D (impersonata da una straordinaria Serena Autieri), è che si svolge interamente all’interno di un solo personaggio, che pare, però, essere sempre diverso, mostrandosi su due piani verticali, a dividere, idealmente, ma anche attraverso uno sforzo fisico che rispecchia quello di  un’anima tormentata, in due donne quella che è una sola. Grazie all’esperienza del lighting designer A. J. Weissbard, il palco si illumina di splendore, fino alla brusca frenata che interrompe di botto il confronto a due, ormai finito in un accordo, accomunato dalla convinzione che neanche il dolore le avrebbe mai rese libere. La “gabbia dorata”, in cui era, erano, state rinchiuse, non ha lasciato traccia, se non in una scia di ricordi che ha indubbiamente segnato un’epoca.

 

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