“O’ Vico”, di Raffaele Viviani- regia di Nello Mascia

Presentato dalla Compagnia  “Attori Indipendenti”  - Al Maschio Angioino di Napoli dal 9 all’11 settembre

Servizio di Francesco Gaudiosi
Ha il sapore di un’autentica provocazione quella di Nello Mascia e dei suoi attori che decidono di allestire uno spettacolo senza una produzione ma per la semplice volontà di ciascun interprete di partecipare ad un progetto coraggioso, controcorrente se non addirittura folle. Ma si sa, un pizzico di follia è uno dei requisiti richiesti a chi si appresta a calcare le scene, nutrito dall’amore per quell’arte che ricompensa soprattutto in termini diversi da quelli meramente economici.
E’ da questo amore, e da questo pizzico di follia che nasce la compagnia di Attori Indipendenti, che debutta in scena al Maschio Angioino il 9 settembre con lo spettacolo di Raffaele Viviani “O’ vico”.  Così come la produzione, anche il meteo non gli è a favore: il maltempo ha fatto saltare la replica dell’8 ma è con ancora più energia che questi attori vanno in scena il giorno seguente desiderosi di lanciare il loro messaggio, di recitare e al contempo di provocare il sistema teatrale.
Emblematica la frase di Nello Mascia che, entrando in scena, parla di corruzione del sistema teatrale, di “mani che si stringono” intorno a pochi potenti del teatro e che impediscono la diffusione e la fruibilità dell’arte scenica ai molti artisti e al pubblico che ha bisogno di teatro. Sembrano parole di Mascia, se non fosse che alla fine è lui stesso a dire che questo pensiero altro non è che una dichiarazione di Raffaele Viviani risalente al 1914, oltre cento anni fa.
O’ Vico è il primo atto unico di Viviani scritto nel 1917 e messo in scena nello stesso anno al Teatro Umberto di Napoli, nel quale Viviani stesso fu interprete di svariati ruoli, trattando lo scottante tema della disoccupazione ed ambientando l’azione in un vicolo napoletano, laddove si intrecciano i vissuti di diversi personaggi di tutte le classi sociali. Da questa unione di “caratteri”, Viviani riesce a svincolarsi dal mero teatro di varietà per approdare ad una forma teatrale all’insegna della coralità, una sorta di commedia dell’arte moderna nella quale Viviani parla di miseria, di povertà, di diseredati, ma sempre con quella chiave ironica e drammatica a un tempo che è una delle cifre stilistiche più riconoscibili di questo grande autore del teatro del ‘900.
 
Ma la pregevolezza della messa in scena sta anche nei prestigiosi nomi che affiancano Nello Mascia nello spettacolo, e cioè, Cloris Brosca, Giancarlo Cosentino, Rosaria de Cicco, Franco Iavarone, Massimo Masiello, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Francesco Paolantoni. Un ensemble di professionisti che dimostra la propria compattezza sia nella convinzione del progetto appena lanciato che nell’intesa scenica attraverso una rappresentazione che scorre con un ottimo ritmo ed un’esecuzione encomiabile di ogni singolo interprete, sia sotto il profilo interpretativo attinente al recitato, che sotto quello riferito alla sfera musicale e canora di cui ovviamente i testi di Viviani sono imprescindibilmente caratterizzati.
Le musiche, come di dovere per qualsiasi messa in scena di Viviani, sono dal vivo grazie al pianoforte di Mariano Bellopede e alle percussioni di Ciccio Merolla.
In una storia che parla di Napoli, ecco le vicende di uomini non troppo diverse da quelle di adesso, le miserie di persone costrette a vivere nella povertà oggi come ieri, ma ad accontentarsi di quel poco che hanno per dare senso alle proprie giornate ed illuminare con il sorriso l’oscurità delle loro vite.
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