“IL CIELO IN UNA STANZA” - drammaturgia di Armando Pirozzi e Emanuele Valenti - regia di Emanuele Valenti


Al Teatro Bellini di Napoli per il Napoli Teatro Festival Italia il  7 e 8 luglio

 

Servizio di Pino Cotarelli

 

Napoli – Il cielo in una stanza, prodotto da Fondazione Teatro di Napoli, Teatro Bellini in collaborazione con 369gradi, proposto dalla pluripremiata compagnia Punta Corsara, e presentato al teatro Bellini per il Napoli Teatro Festival, prova ad entrare in quella stessa stanza da dove, l’omonima canzone di Gino Paoli scritta negli anni ’60 per Mina, faceva partire i sogni e le speranze di un amore che superava i confini per espandersi ed abbracciare in uno spazio illimitato, il mondo intero. Sogni e speranze che, nella versione teatrale dei Punta Corsara, appartengono ad un popolo, quello napoletano, che ha sempre combattuto miseria e costrizione, per cercare quattro mura in cui racchiudere le proprie aspettative. Uno spaccato della Napoli degli anni ’50, ’60 e ’90, dopo il terremoto, indagata con delicatezza e profondità tutta partenopea, che ci riporta fatti e tragedie in cui si avverte, a tratti, il sapore classico della commedia Eduardiana, con una drammaturgia dai tratti metafisici e allucinati, che vuole consegnare ad un popolo rassegnato e troppo anarchico anche nelle sue miserie, una morale per riscattarsi. Il terremoto degli anni ’80 per molti napoletani ha sostituito il tetto di una stanza con il cielo, come dice la splendida canzone di Paoli, ma realizzando un “sogno” non certamente voluto dal popolo, mentre ha avverato quello di speculatori senza scrupoli che hanno sfruttato il disastro per avere l'opportunità di arricchirsi. Ma questo popolo se la prende soprattutto col destino che sa ammansire e regalare la necessaria arcaica rassegnazione e si adegua a vivere fra le macerie della propria casa, in vecchi mobili adattati a riparo o in spettrali terranei dal buio fitto. Una scenografia ben riprodotta che rimanda a quelle zone della città in cui questi tetri locali risultano ancora contestuali nella loro brutalità e nelle cui penombre vive gente dimenticata.  La storia parte da una riunione di condominio fra le rovine di un palazzo disastrato, con abitanti vittime dalle loro manie, che sostituiscono alla sottoscrizione di un atto di citazione per il disastro del crollo del palazzo, un improbabile processo all’avvocato risultato essere figlio del costruttore. Ammazzare l’avvocato come atto traumatico da cui far nascere il senso del riscatto e della ribellione o ennesima rassegnazione al proprio misero destino di approfittati e abbandonati alla miseria? Una decisione che non può essere presa dagli stessi condomini, dopo una votazione risultata in pareggio. Occorre allora una seduta spiritica nella quale si presenzia la voce di un condomino morto, che aveva sacrificato la propria mano per acquistare la casa che è ormai crollata. Una risposta alla fine, arriverà dalla particolare psicologia del popolo napoletano, ma lasciamo che a scoprirla siano i futuri spettatori di questo lavoro che, alla “prima” del 7 luglio, ha entusiasmato il pubblico che ha applaudito lungamente l’ottima compagnia della Punta Corsara formata da: Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valera Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vasterella.

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